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La rivoluzione energetica è in pieno svolgimento a livello planetario: se fosse una gara l’Italia, questa volta, non sarebbe messa male

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Nel rapporto, “Who’s Winning the Clean Energy Race? 2010 Edition” del Pew Clean Energy Program il nostro paese risulta, infatti, al quarto posto dietro Cina, Germania e Stati Uniti, come capacità di attirare investimenti privati nel settore delle rinnovabili.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Una posizione quella dell’Italia guadagnata scalando in un solo anno ben quattro posizioni, grazie agli ingenti investimenti che i privati hanno fatto nelle rinnovabili: 13,9 i miliardi di dollari (pari a 10,45 miliardi di euro, a un cambio euro/dollaro medio del 2010 di 1,33) di cui 6,47 miliardi di euro sul solare e 3,38 miliardi nell’eolico.

Nel 2010 gli investimenti nelle energie rinnovabili hanno raggiunto globalmente i 243 miliardi di dollari (circa 183 miliardi di euro) portando il totale mondiale di generazione di energia pulita a 388 GW.

In testa alla classifica della green energy c’è la Cina, poi la Germania che ha guadagnato il secondo posto relegando al terzo gli Usa, al quarto l’Italia, frenata recentemente in questa scalata dal decreto rinnovabili Romani, su cui si sta già lavorando per riscrivere la parte relativa agli incentivi per il fotovoltaico.

Nel 2010 avevamo superato con un balzo Paesi come Brasile, Canada, Spagna, Francia, India, Giappone, Australia e il resto dell’Ue, ma l’attuale incertezza sul futuro degli incentivi rischia ora di farci perdere terreno.

Phyllis Cuttino, direttore del Pew Clean Energy Program non ha dubbi sull’importanza di un sistema incentivante: «Quello che credo, francamente, è che tutto si riduca alla politica. La Germania e la Cina hanno elevati standard di energia rinnovabile e, sicuramente nel caso della Germania, hanno anche una tariffa feed-in che davvero li hanno aiutati davvero».

Proprio la Germania ha raggiunto nel 2010 la quota di 102 miliardi di chilowattora prodotti da fonti rinnovabili, pari al 17% dell’offerta totale di energia elettrica (che ammonta a 603 TWh) e al 11% dei consumi finali totali del paese.

Secondo questi dati forniti dal Working Group on Renewable Energy Statistics (AGEE-Stat) realizzato per il Ministero del’Ambiente tedesco, l’obiettivo della Germania per le rinnovabili al 2010 (che era del 12,5%) è stato quindi nettamente superato.

Con i 102 TWh prodotti le rinnovabili nel 2010 hanno generato più elettricità di quella prodotta dalle centrali termoelettriche a gas, quasi quanto gli impianti a carbone e una quota assai vicina alla produzione di energia elettrica nucleare pari a 133 TWh.

Gli investimenti destinati alle fonti rinnovabili in Germania hanno raggiunto nel 2010 26 miliardi di euro, quasi il 25% in più rispetto al 2009 e di questo ha risentito positivamente anche l’occupazione arrivando a 370mila addetti con una crescita pari all’8% in un anno.

Anche la Spagna potrebbe rimontare la classifica stando agli ultimi dati che registrano nel primo trimestre del 2011 un balzo delle rinnovabili che sono arrivate a soddisfare il 40,5% della domanda di elettricità del paese.

In particolare è la fonte eolica che per la prima volta, a marzo, è diventata la fonte primaria di energia elettrica, con una produzione di ben 4,738 TWh, pari al consumo di 17 milioni di famiglie.

La notizia che i parchi eolici spagnoli hanno raggiunto a marzo il record mensile di produzione l’ha data la Red Electrica de Espana (Ree) spiegando che con l’energia del vento è stato soddisfatto il 21% del fabbisogno di energia elettrica del paese.

La Spagna, che ha installato attualmente circa 21 Gw da eolico, punta ad arrivare a 40 GW nel 2020.

La situazione della Gran Bretagna sembra essere, invece, lo specchio di quello che potrebbe avvenire nel nostro paese se non verranno riviste le attuali politiche incentivanti: la diminuzione del 70% degli investimenti in energie rinnovabili – in particolare sull’eolico off-shore- operata dall’attuale governo guidato da Cameron l’hanno infatti portata fuori dalla top ten.

«Certamente – ha sottolineato il direttore del Pew Clean Energy Program – la coalizione di governo ha dato agli investitori il segnale che le cose sono incerte e questo è il modo in cui gli investitori hanno reagito».

A dimostrazione che regole certe e non in continuo divenire sono elemento essenziale per lo sviluppo del settore.