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La potenza installata legata alla risorsa geotermica di media entalpia in cicli binari in Italia potrebbe giungere ai 600Mwe in un arco temporale assai breve

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Queste le stime di Alessandro Sbrana (Università di Pisa) sulla base degli attuali permessi di ricerca su tutto il territorio

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

Alessandro Sbrana dell’Università di Pisa, intervenuto al convegno “Geotermia: bassa e media entalpia”organizzato da CoSviG nell’ambito di Energethica, ha illustrato le prospettive di sviluppo della geotermia a media entalpia facendone anche un possibile quadro economico ed operativo. Non solo in Toscana.

In seguito al riordino normativo introdotto dal Dlgs 22/2010 che ha avviato la liberalizzazione del settore sino ad ora monopolio di Enel, i nuovi permessi di ricerca di risorsa geotermica interessano attualmente circa 7.800 chilometri quadrati(Kmq), distribuiti tra Toscana (3.202Kmq), Lazio (2.473 Kmq), Sardegna (1.322 Kmq), Sicilia (714 Kmq), Lombardia (77 Kmq) e Veneto (3 Kmq).

Vi sono poi 50MWe di potenza installata per progetti pilota lanciati dal Ministero dello Sviluppo Economico per promuovere l’ingresso nella geotermia italiana di centrali a ciclo binario.

«Sulla base dei permessi di ricerca richiesti dalle principali compagnie energetiche con capacità tecnico-economiche robuste e quindi in grado di esprimere competenze idonee per affrontare gli aspetti tecnologici delle ricerche geotermiche- ha spiegato Alessandro Sbrana- è possibile stimare che in un arco temporale breve la potenza installata potrebbe raggiungere i 600Mwe».

Il docente dell’Università di Pisa ha tenuto a specificare che si tratta di «una stima prudenziale legata alle caratteristiche minerarie dei sistemi idrotermali e alla sfida tecnologica dell’impiego per la produzione elettrica delle centrali a ciclo binario» e che «considerando i permessi di ricerca richiesti dalle società minerarie potrebbero aggiungersi altri 100-200 Mwe, per un totale di 700-800 Mwe».

Basandosi sulla stima di una potenza installata di 600Mwe, gli investimenti attesi, per Alessandro Sbrana, sono complessivamente nell’ordine di 3 miliardi di euro entro il 2020.

Nel calcolo complessivo sono compresi gli investimenti necessari per porre in opera le centrali a ciclo binario di taglia medio-piccola (1-5Mwe)calcolati pari a 4-6 milioni di Euro per Mw installato.

Le variazioni sono in funzione della profondità e delle temperatura e comprendono i costi per le attività di esplorazione indirette e dirette, per gli studi ambientali e, naturalmente, per la realizzazione dell’impianto.

Sbrana si è poi soffermato sugli elementi che caratterizzano lo sfruttamento della risorsa geotermica a media entalpia, che si basano su campi geotermici ad acqua dominante (anziché a vapore dominante come quelli ad alta entalpia) a temperature relativamente basse (inferiori ai 150 gradi Centigradi) e accessibili a quote inferiori ai 1000 metri di profondità richiedendo, quindi, attività di perforazione di minore entità.

Elementi questi che permettono l’utilizzazione delle risorse geotermiche in maniera diffusa sul territorio, a differenza della geotermia ad alta entalpia che è presente solo in alcune aree laddove esistono le cosiddette anomalie geotermiche e i flussi di calore del sottosuolo raggiungono temperature molto elevate.

L’utilizzo della geotermia a media entalpia in impianti a ciclo binario, ha ricordato Sbrana, permette una riduzione drastica delle emissioni dei gas serra e una riduzione dei costi energetici legati all’importazione di fonti fossili per rispondere al fabbisogno energetico del paese.

C’è poi un altro elemento positivo da considerare e riguarda la possibilità di attivare una filiera legata alla geotermia che coinvolge molti settori a partire dall’esplorazione, per arrivare all’industria passando dal terziario avanzato e dagli enti di ricerca.

A fianco dei numerosi benefici legati allo sfruttamento geotermico di media e bassa entalpia, Sbrana ha anche segnalato quali potrebbero essere le criticità ancora in campo.

Intanto i tempi delle fasi di autorizzazione che sono ancora molto lunghi e i livelli decisionali dispersi su molti enti e figure diverse.

Va poi tenuto in considerazione il quadro negativo che in alcuni territori si ha nei confronti della geotermia come retaggio dell’attività geotermica passata, anche se, ha sottolineato Sbrana, il ricorso alle attuali tecnologie molto più rispettose dell’ambiente e che permettono un uso sostenibile della risorsa, potrebbero migliorare l’accettabilità sociale del suo utilizzo.

C’è infine un altro problema legato allo sviluppo della geotermia a media entalpia che riguarda la difficoltà di reperimento dei dati pregressi riguardo ai permessi di ricerca e/o concessioni geotermiche scadute che rappresentano, invece, ha detto Sbrana «un patrimonio fondamentale della comunità, utilissimo per molteplici aspetti che vanno dall’energia all’ambiente, alla risorsa idrica. Ma questi dati sono dispersi e indisponibili».