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La geotermia vista dall’Emilia-Romagna

Secondo l’Agenzia per la Protezione dell'Ambiente le potenzialità di crescita sono significative per la copertura dei consumi termici

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Secondo l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente le potenzialità di crescita sono significative per la copertura dei consumi termici


Le fonti rinnovabili si possono mettere a frutto dove le fonti ci sono: una verità lapalissiana ma molto spesso trascurata, in particolar modo quando si parla di geotermia, che per poter essere utilizzata con profitto per la produzione di energia elettrica abbisogna di particolari condizioni geologiche che non si trovano ovunque.

Ad esempio, in Toscana sono presenti risorse ad alta entalpia di elevata qualità.

Basta spostarsi di pochi chilometri perché le condizioni del sottosuolo cambino, ma ampliando l’osservazione alle potenzialità termiche della geotermia crescono anche le potenzialità di impiego, come dimostra il caso dell’Emilia-Romagna.

L’Osservatorio regionale energia di ARPAE – l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente dell’Emilia-Romagna – ne dà ampio conto nel primo Rapporto energia Emilia-Romagna.

Come spiegano da ARPAE, i sistemi geotermici sfruttabili dall’uomo possono dividersi in riferimento all’entalpia dei fluidi erogati: alta-entalpia (con temperature superiori ai 150°C), media-entalpia (tra i 90°C e i 150°C) e bassa-entalpia (inferiori ai 90°C). L’Emilia-Romagna è interessata soprattutto dai sistemi a bassa entalpia, meno potenti degli altri, realizzati anche a livello domestico per sfruttare il contenuto termico del primo sottosuolo.

L’unica centrale geotermica che sfrutta un sistema a media entalpia in Emilia-Romagna è quella di Ferrara (Casaglia), che estrae acqua calda (100 °C) per alimentare una rete locale di teleriscaldamento.

In Regione sono note altre anomalie positive di calore nella catena montuosa tra Porretta Terme e Castiglione dei Pepoli, oltre alla porzione di pianura appenninica tra Castel San Pietro Terme e Imola. Queste zone sono già sfruttate con concessioni idrotermali e sono quindi protette dalla legislazione mineraria.

Il resto della regione è interessato da sistemi a bassa entalpia, con temperature tra i 4°C e i 30°C presenti a pochi metri di profondità. Le pompe di calore usate negli impianti geotermici a bassa entalpia sono usate sia in edifici tradizionali sia in nuovi edifici innovativi ad “energia quasi zero”. Uno dei primi impianti costruiti in Italia con integrazione di una pompa di calore geotermica con dei pannelli solari fotovoltaici e termici è stato realizzato nel 2008 a Porretta Terme, per climatizzare un centro civico di proprietà comunale.

Attualmente in Emilia-Romagna sono censiti un centinaio di pozzi geotermici prevalentemente a bassa entalpia, oltre ai 3 pozzi a media entalpia presso Ferrara. A scala regionale però il contributo del geotermico nella copertura dei consumi termici è attualmente ancora molto basso, sebbene – come sottolinea ARPAE – le potenzialità siano significative.