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La geotermia tra rischi percepiti, rischi reali e soluzioni

Manzella (CNR): «Le preoccupazioni ambientali sono sempre lecite e giuste, manifestano una necessità cui si risponde con delle normative di legge e delle tecnologie adeguate. Gli impianti geotermici sono molto sicuri»

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Manzella (CNR): «Le preoccupazioni ambientali sono sempre lecite e giuste, manifestano una necessità cui si risponde con delle normative di legge e delle tecnologie adeguate. Gli impianti geotermici sono molto sicuri»


Con la puntata L’energia che viene dal profondo, Radio3 Scienza si è appellata alla geofisica Adele Manzella – primo ricercatore al CNR di Pisa e già presidente dell’Unione Geotermica Italiana (UGI) – per capire come l’uso sostenibile della geotermia possa essere un’importante risposta alla crisi energetica e climatica in atto, facendo leva sull’esperienza accumulata in Toscana, dove le centrali geotermoelettriche soddisfano oltre il 35% della domanda regionale di elettricità attingendo ad una fonte rinnovabile.

Con la geotermia «utilizziamo l’energia termica del sottosuolo, facendo affidamento sul fatto che il nostro è un pianeta caldo – spiega Manzella – Se andiamo in profondità, troviamo temperature crescenti. Le terme, i vulcani sono tutte espressioni di una temperatura elevata in profondità, nel sottosuolo. La geotermia è una fonte di energia rinnovabile in quanto la sua sorgente è un flusso di calore continuo e illimitato, almeno alla scala dei tempi umani».

Questo calore deriva infatti in parte da quello risalente all’epoca della formazione del nostro pianeta, e in parte dal decadimento radioattivo di elementi come uranio e torio distribuiti nel mantello terrestre.

Processi che sono in corso da sempre sulla Terra e che, con tutta probabilità, sopravvivranno anche alla specie umana.

Il calore della Terra non è però distribuito in modo uniforme sulla superficie del pianeta; in genere il cosiddetto gradiente geotermico mostra una temperatura che cresce di 3°C ogni 100 metri di profondità, ma in alcune aree si arriva anche a +30°C ogni 100 metri.

«La grande frontiera nella ricerca scientifica in geotermia è quella di produrre energia dappertutto: le temperature elevate sono ovunque – conferma Manzella – Finora abbiamo utilizzato le risorse più pregiate, quelle più “facili” da gestire. In Italia le zone più calde sono le aree tirreniche, dunque Toscana, Lazio, Campania per poi scendere anche in Sicilia. Nel nostro Paese abbiamo una geologia molto complessa: queste sono le zone in assoluto più calde, dove servono pozzi meno profondi per arrivare a trovare temperature molto alte».

Ma non occorre aspettare un futuro lontano per produrre energia ovunque dalla geotermia, perché come ricorda Manzella alcune tecnologie – si pensi alle pompe di calore – permettono già oggi di climatizzare edifici pressoché in qualsiasi condizione locale.

Le difficoltà crescono quando si cerca in profondità risorse geotermiche più pregiate, utili per produrre elettricità oltre che per gli usi diretti del calore superficiale.

L’Italia è ricca di queste risorse geotermiche pregiate – potremmo generare il quintuplo di tutta l’energia di cui abbiamo bisogno solo col calore della Terra –, eppure pochissime sono messe a frutto: ad oggi solo in Toscana, dove le tecnologie geotermiche sono nate per la prima volta al mondo ormai due secoli fa, ci sono centrali geotermoelettriche attive.

Come mai? Perché «non si gestisce la risorsa, diversamente da altre energie rinnovabili – argomenta Manzella – Non ci sono incentivi particolari, non c’è sostegno governativo, le autorizzazioni sono troppo lente, e tutto questo non favorisce lo sviluppo di impianti che richiedono investimenti iniziali più elevati rispetto ad altre tecnologie rinnovabili, anche se questi investimenti vengono poi rapidamente assorbiti da una gestione semplice degli impianti, da una produzione continua».

Resta poi da migliorare molto sulla sostenibilità percepita della geotermia, una fonte rinnovabile presente naturalmente da sempre nel nostro Paese, ma poco conosciuta e spesso mistificata; quel che non si conosce, del resto, non di rado fa anche paura, alimentando in questo caso sindromi Nimby & Nimto che frenano lo sviluppo del comparto.

«Le preoccupazioni ambientali sono sempre lecite e giuste, manifestano una necessità cui si risponde con delle normative di legge e delle tecnologie adeguate – sottolinea Manzella – Sotto questo profilo la geotermia risponde molto bene: è dimostratamente tranquilla, i rischi ci sono, ma ci sono anche tante tecnologie per rispondere a questi rischi. Gli impianti geotermici sono molto sicuri».

Come evidenziato nel corso dell’intervista, i rischi maggiormente percepiti dalla popolazione riguardo all’impiego della geotermia profonda riguardano la qualità dell’aria (dunque le emissioni delle centrali), la sismicità indotta, l’impatto paesaggistico.

Tutti elementi ben presenti da decenni nell’analisi scientifica quanto nella pratica industriale.

Per quanto riguarda le emissioni delle centrali «esistono le tecnologie per rispondere a queste problematiche si pensi agli abbattitori (come i filtri AMIS presenti in tutte le centrali toscane, ndr), alla gestione controllata dei fluidi, al monitoraggio ambientale, e più in generale una progettualità che permette le gestione del rischio e dunque di intervenire in caso di problemi».

A riguardo dei rischi di sismicità indotta è pacifico osservare che «gli impianti geotermici esistono da decine di anni e sono in funzione sia in Italia sia all’estero; c’è una gestione del rischio molto tranquilla e attenta».

Anche in merito all’uso del suolo – legato all’impatto paesaggistico –, è documentato che la geotermia rappresenta la fonte rinnovabile a minor consumo di suolo: a parità di energia prodotta, consuma cinque volte meno suolo rispetto ad esempio al fotovoltaico.

«L’uso del suolo di un impianto geotermico è molto minore rispetto ad altri impianti, e i nuovi progetti prevedono sempre un controllo e una gestione del paesaggio: vengono dunque avanzate soluzioni per l’inserimento paesaggistico ottimale degli impianti», conclude Manzella.

Più in generale, per rispondere in modo scientificamente fondato alle legittime preoccupazioni ambientali verso la geotermia, si è recentemente concluso il progetto europeo GEOENVI – cui Manzella ha partecipato per il CNR –, confermando che le attuali misure di mitigazione dei rischi geotermici sono efficaci pur individuando aspetti su cui poter migliorare ancora: l’importante è promuovere una buona informazione e comunicazione ambientale per saper distinguere tra i rischi fondati e le possibili soluzioni a contrasto – sulla base delle posizioni maturate in seno alla comunità scientifica di riferimento – e il disfattismo scettico propugnato da sparuti esperti di settore quando non da veri e propri “mercanti di dubbi”.