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La geotermia toscana a zero emissioni di gas serra, spiegata dall’Università di Pisa

Sbrana: «Lo sviluppo della geotermia può contribuire al contenimento delle emissioni climalteranti e alla transizione ecologica»

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Sbrana: «Lo sviluppo della geotermia può contribuire al contenimento delle emissioni climalteranti e alla transizione ecologica»


Le più recenti evidenze scientifiche riconosciute a livello internazionale mostrano che «la geotermia toscana è una risorsa rinnovabile e a zero emissioni di gas serra», come spiega l’Università di Pisa.

«Abbiamo ricostruito le emissioni di CO2 precedente alla produzione geotermoelettrica – spiega Alessandro Sbrana dal dipartimento di Scienze della Terra, che insieme a Paola Marianelli ha coordinato i due studi pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali Energies e Journal of volcanology and geothermal research – Dai dati appare evidente che le emissioni delle centrali geotermoelettriche abbiano sostituito quelle naturali. La riduzione delle emissioni naturali, che segue l’entrata in esercizio di una centrale geotermoelettrica, è infatti del tutto equivalente alle emissioni della centrale stessa, quindi l’impatto netto è nullo».

In altre parole la geotermia toscana è una risorsa rinnovabile e a zero emissioni di gas serra, perché quelle rilasciate della centrali sono pienamente sostitutive di quelle che avverrebbero comunque naturalmente, tramite degassamento dai suoli.

Una svolta dal punto di vista scientifico, illustrata con dovizia di particolari nel corso del workshop organizzato da Enel Green Power a Larderello il 13 e 14 dicembre scorsi, cui hanno partecipato ricercatori da CNR, Università di Pisa, Politecnico di Milano, Università “La Sapienza” di Roma e RINA Consulting.

Non si tratta di affermare che questi impianti industriali hanno “impatto ambientale zero”, in quanto nessuna attività umana può averlo, ma questi nuovi risultati scientifici dimostrano un punto molto importante; dal punto di vista climatico, le emissioni di gas serra (metano e CO2) in uscita dalle centrali geotermoelettriche toscane non hanno impatti aggiuntivi rispetto a quelli naturali.

Ciò non toglie che si possa ulteriormente migliorare sia il contesto climatico (ad esempio catturando e re-impiegando parte di questa CO2 naturale, come ha già in progetto di fare Enel) sia quello degli inquinanti atmosferici (che comunque la geotermia toscana contribuisce già oggi a ridurre, rispetto al mix energetico nazionale), ma il quadro di complessiva sostenibilità per la coltivazione di questa risorsa rinnovabile è ormai molto chiaro.

Resta ora da comunicare al meglio questi risultati, per contribuire a disinquinare il dibattito pubblico da anni di incertezze e fake news.

La posta in palio è molto alta: come ricordano dall’ateneo pisano, la geotermia toscana conta attualmente 34 centrali gestite da Enel e con i suoi 6 miliardi di KWh prodotti ogni anno – una quota che secondo Sbrana potrebbe raddoppiare al 2050 – soddisfa il 34% circa del fabbisogno elettrico regionale e rappresenta già oggi il 70% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili della Toscana.

«Lo sviluppo della geotermia può contribuire al contenimento delle emissioni climalteranti e alla transizione ecologica – conclude Sbrana – a maggior ragione se si considera che la geotermia rappresenta una ricchezza anche dal punto di vista termico per l’utilizzo del calore che fornisce riscaldamento ed acqua calda a case, esercizi commerciali, aziende artigianali ed agricole».