Questo è quanto sta accadendo per il settore della geotermia che attende con preoccupazione l’attuazione del nuovo decreto sulle energie rinnovabili, in corso di definizione, nel quale sarebbe prevista una riduzione degli incentivi.
Una previsione che rischia di mettere inginocchio un’intera filiera che gode di ottima salute da quando è stato liberalizzato poco meno di due anni fa con il decreto legislativo 22 del 2010. Per questo il Cosvig – Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche – si è mosso per conto degli operatori per chiedere un incontro con la giunta retoscana e con il ministero per lo Sviluppo economico e dell’Ambiente per concordare gli interventi necessari per la crescita di un settore strategico per raggiungere gli obiettivi posti dall’Ue in tema di energia. Sul piatto ci sarebbe l’impatto che potrebbe avere l’attuazione del decreto legislativo 28 del 2011 che riducendo gli incentivi per le rinnovabili smorzerebbe tutti i risultati positivi già ottenuti negli ultimi mesi.
In più è stato contestualmente definitivo un percorso per arrivare nelle prossime settimane a un incontro nazionale di tutti i soggetti interessati nelle varie fasi della filiera geotermica. Il decreto che regola l’utilizzo di questa risorsa, per il quale esisteva un regime di esclusività delle attività di coltivazione, riservato a Enel GreenPower, nell’area geotermica tradizionale della Toscana, compresa tra le Province di Siena, Pisa, Grosseto e Livorno, ha aperto la strada a nuove richieste di perforazioni che, oltre alle quattro province della Toscana dove l’utilizzo dei fluidi endogeni avviene da oltre un secolo, interesserà anche altre regioni con circa 110 richieste per nuovi permessi di ricerca avanzate da numerosi operatori, anche stranieri. «Qual’ora la notizie che stanno circolando sul nuovo regime agevolativo fosse confermate – spiega il presidente di Cosvig, Piero Ceccarelli – le prospettive di redditività del settore verrebbero sostanzialmente azzerate vanificando i risultati già raggiunti e determinando, di fatto, il fallimento dell’azione di liberalizzazione del mercato di sviluppo dell’intero settore geotermico che è stata avviata di recente anche con ingenti investimenti già effettuati dalle imprese titolari di permessi di esplorazione».
Secondo i dati forniti dal consorzio infatti, sulla base della superficie totale dei permessi richiesti che potranno essere autorizzati, si può ipotizzare che i fluidi geotermici reperibili possano essere sufficienti per l’installazione di alcune centinaia di megawatt electric di nuova capacità di generazione entro il 2020. E secondo una stima prudenziale per il prossimo decennio si stimano investimenti per oltre un miliardo di euro.
«Tutto – conclude Ceccarelli – con ricadute che, a differenza di altre fonti rinnovabili per le quali siamo dipendenti dall’estero, andrebbero prevalentemente a beneficio dell’economia nazionale. Ma i nuovi progetti geotermici, in base a quanto previsto dalla nuova normativa di settore, avrebbero grande valenza ambientale
essendo realizzati con impianti a ciclo chiuso ed emissioni zero che richiederanno l’applicazione di tecnologie innovative che incideranno notevolmente sui costi di investimento. Per questo è fondamentale che ci sia un adeguato livello di incentivazione per consentire la sostenibilità economica dei progetti».