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La geotermia spiegata dal Snpa: è «una risorsa importante per la Toscana»

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Dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente un approfondimento su questa fonte rinnovabile che caratterizza il nostro territorio, e sui costanti controlli dell’Arpat

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

 

La geotermia è «senza dubbio una specificità della Toscana», e una «risorsa importante» per il suo territorio. A ribadirlo è il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), che nel suo notiziario affronta il tema di un’energia rinnovabile in grado oggi di soddisfare il 30,78% della domanda di energia elettrica toscana, oltre a fornire calore utile a riscaldare più di 10 mila utenti residenziali e aziende della filiera agroalimentare, floricola e dell’agriturismo, attirando al contempo sui territori geotermici un crescente flusso di turisti (oltre 60mila quelli ufficializzati nell’intero 2017).

La geotermia rappresenta una fonte energetica inesauribile alla scala degli utilizzi umani, e dunque pienamente rinnovabile, oltre che largamente diffusa nel mondo (la Terra stessa può essere vista come un enorme motore termico): scendendo nel sottosuolo, la temperatura aumenta in media di 2,5-3 °C ogni 100 metri. Solo in alcune, preziose aree però le caratteristiche geologiche del sottosuolo rendono accessibile e utilmente impiegabile il calore naturalmente presente nei fluidi geotermici per la produzione di energia elettrica.

«La Toscana, nelle zone delle Colline Metallifere e del Monte Amiata, presenta particolari campi geotermici – spiega il Snpa – con temperature del sottosuolo più elevate rispetto a quelle ordinarie, tali da renderne conveniente lo sfruttamento anche per la produzione di energia elettrica. Ad oggi sono attive 36 centrali geotermoelettriche, gestite dalla società Enel Green Power, dislocate in quattro “Aree territoriali” (Age): Larderello, Lago (Val di Cornia), Radicondoli e l’Area del Monte Amiata (spesso suddivisa nelle due zone di Piancastagnaio e di Bagnore)». Non basta però accedere all’energia rinnovabile racchiusa nei suddetti campi geotermici, naturalmente presenti in Toscana. Occorre anche impiegarli in modo sostenibile, tanto che in Toscana non si parla di “sfruttamento” della risorsa geotermica, ma di “coltivazione”. Un’attività che è soggetta a costanti controlli da parte della mano pubblica e dall’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana) in particolare.

Come ricorda al proposito il Snpa, «Arpat si è da tempo dotata di uno specifico settore tecnico dedicato proprio alla geotermia e quindi al monitoraggio e al controllo degli impianti geotermici e al controllo, anche analitico, delle emissioni di tali impianti (per un quadro completo delle attività svolte vedi la specifica sezione del sito web)». Come abbiamo costantemente dato conto anche sulle nostre pagine, negli «ultimi cinque anni l’Agenzia ha svolto un numero di controlli alle emissioni delle centrali mediamente pari a 17 – 20 gruppi produttivi (centrali geotermoelettriche) controllati per anno. Gli esiti di tali controlli sono riportati ogni anno nell’Annuario dei dati ambientali (vedi edizione 2017) e negli oggetti Dati e mappe che ricostruiscono le serie temporali complete dal 2009 al 2016 per quanto riguarda le emissioni di mercurio e le emissioni di acido solfidrico. Per fornire un quadro sintetico e facilmente comprensibile del tema geotermia e dell’attività che l’Agenzia svolge in questo campo, Arpat ha predisposto anche un’apposita scheda informativa sul tema, che fornisce informazioni – chiare e comprensibili – su cosa sono le risorse geotermiche e come avviene il loro sfruttamento».

Si tratta di importante attestato di stima verso il lavoro svolto da Arpat in merito ai numerosi controlli che riguardano l’impiego della geotermia in Toscana, che assume valenza fondamentale in quanto arriva dal Snpa. Al proposito è utile ricordare che con l’entrata in vigore della legge 28 giugno 2016 n. 132, approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento, da gennaio 2017 è pienamente operativo in Italia il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), che nasce per assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica. Oggi il Snpa non è più la semplice somma di 22 enti autonomi e indipendenti – l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e le agenzie ambientali regionali e delle province autonome (Arpa) –, ma costituisce un vero e proprio sistema a rete, un nuovo soggetto cui la legge attribuisce compiti fondamentali quali il monitoraggio dello stato dell’ambiente, il controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento, l’attività di ricerca finalizzata a sostegno delle proprie attività, il supporto tecnico-scientifico alle attività degli enti statali, regionali e locali che hanno compiti di amministrazione attiva in campo ambientale, la raccolta, organizzazione e diffusione dei dati ambientali che costituiranno la fonte ufficiale in tale ambito.