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La geotermia seduce sempre di più. E sull’Amiata corsa all’energia low cost

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Anche S.Casciano scopre un pozzo
Spese dimezzate: i salumi “Casa Modena” potenziano lo stabilimento a Santa Fiora. Nel Chianti sorpresa per l’inatteso giacimento: resta da capire come sfruttarlo.

Fonte: La Repubblica – Firenze

Autore: Maurizio Bologni

Il gruppo Grandi Salumifici Italiani (Gsi), quello di Casa Modena e altri brand noti, 640 milioni di fatturato, esportazioni in 34 paesi e 1.800 dipendenti, ha 14 stabilimenti. Uno è a Santa Fiora, sul Monte Amiata, dove dà lavoro a quasi un centinaio di persone. Qui l’energia costa poco, meno che altrove, e la “fabbrica dei salamini” si allargherà. «Lo stabilimento di Gsi sull’Amiata – spiegano – sfrutta il teleriscaldamento geotermico e ha costi energetici dimezzati rispetto agli altri stabilimenti sparsi in tutto il Paese. Per questo la proprietà del gruppo ha deciso di potenziare attività e lavoro sull’Amiata rispetto ad altre sedi». Così la raccontano gli uomini dell’Enel, per cercare di dimostrare che la geotermia – l’energia che si ricava dal calore della terra e da cui la Toscana ricava la quota record del 27% del suo fabbisogno energetico totale non è solo pulita e rinnovabile. È anche “risparmiosa”. Fonte di sviluppo economico.
Ma il dibattito è aperto. E lo scontro, a tratti, furioso. Perché c’è un movimento crescente secondo cui i grandi impianti geotermici sono nefasti, inquinanti e geologicamente pericoloso. Chiede, il movimento, solo lo sfruttamento a bassa intensità e piccoli impianti capaci di garantire il teleriscaldamento della “buona geotermia” a singoli condomini e quartieri. «La buona geotermia – ribattono dall’Enel – è fatta dalla qualità degli impianti e non dalla loro grandezza, mentre in Toscana ci sono pozzi tali da permettere esclusivamente le grandi centrali». Poi, però, scoperte di giacimenti come quello di San Casciano val di Pesa – rivelata proprio in queste ore – lanciano in quota il mito della geotermia di quartiere e del teleriscaldamento di condominio.
A San Casciano, nella frazioni di Mercatale e Cerbaia, uno studio geologico ha infatti svelato la presenza di un “serbatoio geotermico calcareo” a poca profondità, meno di 2.000 metri, con acqua calda fino 80 gradi utilizzabile per il teleriscaldamento. «Le potenzialità geotermiche scoperte sono di rilievo ha raccontato il vicesindaco Donatella Viviani – la risorsa potrebbe essere utilizzata dalle famiglie per la climatizzazione invernale ed estiva delle case e persino per eventuali progetti di teleriscaldamento cittadino, consentendo di risparmiare gas metano».
Il tema è caldissimo. Il movimento della “Carta della buona geotermia” il 29 e 30 gennaio fa tappa ad Abbadia San Salvatore, il luogo dove la “Carta” è stata sottoscritta, per invocare solo nuovi micro impianti, compresi tra i 100kw e i 5mv. Ieri, invece, Enel ha proposto Piancastagnaio come “capitale regionale” della sostenibilità in un seminario che ha esaltato le virtù del teleriscaldamento prodotto da 34 grandi centrali. In Toscana il teleriscaldamento Enel dà calore a costi ridotti a 6 comuni e 10.000 persone, circa 30 ettari di serre, tante aziende tra cui, oltre a Gsi, Garland a Piancastagnaio (pelletteria per Louis Vitton) con 90 dipendenti, Floramiata con oltre 200 dipendenti, GEoSerra che sta partendo con nuove serre a Travale- Montieri, la Comunità del Cibo a energie rinnovabili. E c’è chi, pensando a futuri impieghi, fa ricorso a creatività e fantasia: ieri il indaco di Arcidosso, Jacopo Marini, dalle colonne de Il Tirreno ha lanciato la proposta di utilizzare calore geotermico per produrre cannabis terapeutica. Un’idea inedita. E chissà che non si realizzi.