Altrove, nei Paesi del Nord Europa, per esempio, è già una realtà consolidata. Da noi se ne comincia a discutere, timidamente, e parlare di futuro sa già di ottimistico. Un convegno, tenutosi tre giorni fa a Roma e patrocinato dalla Provincia di Rieti – insieme all’università La Sapienza, alla Regione Lazio e ad altre Province -, ha acceso i riflettori sull’energia geotermica (l’energia generata per mezzo di fonti geologiche di calore, che può essere considerata una forma di energia rinnovabile, si basa sulla produzione di calore naturale della Terra) per lo sfruttamento del sottosuolo ai fini del riscaldamento degli edifici e del loro rinfrescamento in estate. Il che si tradurrebbe in un enorme risparmio sui costi delle bollette dell’energia elettrica, con un abbattimento stimato dell’ordine del 60 per cento rispetto ad un impianto tradizionale alimentato a idrocarburi. “L’amministrazione provinciale – ha annunciato il vice presidente e assessore a difesa del suolo e risorse idriche, Oreste Pastorelli -, d’intesa con i geofisici dell’università La Sapienza-facoltà di ingegneria, intende cogliere questa opportunità e farsene promotrice per il nostro territorio”. Ecco dunque le prime indagini – attraverso rilevazioni geoelettriche non invasive – nella piana di San Vittorino, dove il calore della terra è fortemente condizionato dalla presenza di acque termali. “Ma le ricerche che intendiamo fare – dice Aldo Gregori della segreteria di Pastorelli – è sulle temperature ordinarie del suolo, che a una profondità di 4-5 metri si attestano, mediamente, intorno ai 15 gradi centigradi. Un impianto termico normale, quello utilizzato abitualmente nelle case, è tarato ad una temperatura standard di meno 5 gradi, da cui partire per portare la temperatura sui 20 gradi (quella consigliata per le abitazioni). Con un impianto geotermico, anziché da meno 5 gradi, si partirebbe da più 15, il che comporta un minor dispendio di energia e perciò un abbassamento dei costi”. L’impatto visivo è pari a zero sviluppandosi, l’impianto geotermico, nel sottosuolo: ad esso è legata una pompa di calore, o caldaia, che sfrutta il fenomeno fisico della temperatura del terreno, che si mantiene costante durante tutto l’arco dell’anno, caratteristica correlata alla radiazione del sole sulla crosta terrestre, che la trattiene e la immagazzina sotto forma di energia pulita. “Unici nei – aggiunge Gregori – sono dovuti ai costi per l’installazione dell’impianto, quasi doppi rispetto ad un impianto tradizionale, che però si abbattono, grazie ai minori consumi di energia, in un arco temporale di 10 anni. Inoltre c’è il problema di mantere un equilibrio, di tipo energetico e quindi termico, nel sottosuolo, equilibrio che potrebbe rompersi proprio a causa dello scambio energetico dovuto all’installazione di un impianto. Ma sono problemi che vengono arginati attraverso precisi studi. Altrove l’impianto geotermico è realtà”