Sono in fase di avanzamento i lavori per la realizzazione di due impianti geotermici a bassa entalpia per la climatizzazione di parte dei locali del Palazzo Reale e dei locali della ex chiesa dei Santi Elena e Costantino in Palermo.
Dai cartelli di cantiere possiamo apprendere che l’Assemblea regionale siciliana, nell’ambito del Programma operativo interregionale “Energie rinnovabili e risparmio energetico” Fesr 2007-2013, sta realizzando due progetti che utilizzano la geotermia a bassa entalpia come fonte energetica di riferimento.
Si tratta di uno dei primi Enti pubblici della Sicilia ad avere avviato progetti di geotermia per il risparmio e l’efficienza energetica. Certamente il primo ad avere avuto il coraggio di intraprendere iniziative così ardite e lungimiranti in strutture pubbliche di altissimo valore architettonico ed archeologico.
Cos’è un “impianto geotermico a bassa entalpia”? Per impianto geotermico si intende un sistema in grado di sfruttare l’energia termica immagazzinata nel sottosuolo. Più arduo risulta il concetto di “bassa entalpia”: è uno di quei concetti che avvicinano pericolosamente la fisica alle filosofie. L’entalpia viene definita come la capacità di trasmettere energia (termica): quand’è bassa quindi è segno che è modesta la capacità di trasferire energia. Perché allora accedere a un sistema a bassa entalpia e non rivolgersi a sistemi ad alta o altissima entalpia, certamente più congeniali allo scopo?
Perché l’energia a bassa entalpia è accessibile, nel terreno e a certe condizioni, sempre (giorno e notte, estate e inverno) e praticamente dovunque; può essere utilizzata anche in ambito domestico per la produzione diretta di calore, raffrescamento ed acqua sanitaria; raccomandabilissima dal punto di vista ambientale poiché non si hanno emissioni di CO2, non si hanno installazioni visibili dall’esterno, mentre l’unica interferenza ambientale è data da un’ultramodesta alterazione termica degli strati superficiali del terreno, agevolmente compensabile. Non vi sono emissioni gassose poiché è indipendente da qualunque tipo di combustibile. Il rendimento è molto elevato, ed in alcuni casi (free-cooling) e sotto particolari condizioni, può fornire energia di raffrescamento a costo praticamente nullo.
Certo, bisogna accettare il concetto che non siamo più “ricchi utilizzatori d’energia” a scapito dei grandi Paesi oggi emergenti: siamo dei poveracci (in termini energetici) costretti ad utilizzare anche gli scampoli d’energia, dovunque li si possa rinvenire. E questo senza sprechi nell’utilizzazione, come eravamo abituati a fare un tempo, copiando il pessimo modello americano. Evitando di ricorrere, pur di intervenire, a soluzioni suicide, quali impianti a biomasse in strutture ospedaliere, che già a suo tempo abbiamo censurato su questo giornale.
Si tratta di far circolare dell’acqua a temperatura contenuta nel sottosuolo, cedendo o ricavando energia termica in funzione delle stagioni; integrando tale sottofondo d’energia con un apporto di energia più costosa, ma in quantità molto contenuta. Il che significa trivellare dei pozzi dell’ordine del centinaio di metri; attrezzare le perforazioni con sistemi di circolazione d’acqua che ne garantiscano lo scambio termico con il terreno (sonde geotermiche); stendere reti di tubazioni che colleghino le sonde ed il sistema con le pompe di calore che alla fine daranno l’acqua alle temperature più opportune.
Non è semplicissimo, ma si deve fare. Si sta realizzando quindi un’importante iniziativa, partita da chi ha ideato e progettato il sistema e che ha evitato il facile atteggiamento rinunciatario e deresponsabilizzante che sta portando al collasso la nostra Sicilia, e non solo. L’Ente finanziatore ha avuto fiducia negli ideatori-progettisti e in chi sta dirigendo i lavori, che ora con capacità e competenza li sta portando a compimento con successo. L’azienda esecutrice, infine, è siciliana anch’essa e mette a frutto antiche esperienze e solide competenze per realizzare un’iniziativa che l’Unione geotermica italiana (Ugi) ha già inserito fra le eccellenze europee in ambito geotermico.
Una volta tanto, non è la Sicilia della rinuncia e degli insuccessi!