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La crisi taglia anche le emissioni

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Industria. Nel 2013, per la riduzione dell’attività il CO2 è calato dell’8,2% rispetto al 2012 e del 27,3% rispetto al 2005

Le maggiori diminuzioni da utility (-11,65%) e calce e cemento (-10,94%)

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Cristina Casadei

Continua il calo delle emissioni di CO2 delle aziende italiane che partecipano al mercato europeo di scambio, l’Emission trading scheme. Andrea Ronchi, responsabile dello studio di EcoWay – primo operatore italiano nella gestione e nel trading di CO2 – spiega che «la diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra è stata dell’8,2% nel 2013 rispetto al 2012, e del 27,3% rispetto al 2005, l’anno di entrata in vigore dei limiti imposti dalla Ue». Per spiegare il fenomeno bisogna tener conto di diversi fattori. Il primo «è senz’altro la crisi. Si sono contratti i livelli di produzione e di conseguenza le emissioni registrano un segno positivo», spiega Ronchi. Ma non è il solo. «Il sistema Ets, unitamente ad altre politiche di incentivazione alle rinnovabili e di promozione dell’efficienza energetica, ha permesso all’Europa di ridurre le emissioni nell’ultimo decennio sia in relazione al Pil che al numero di abitanti – interpreta Guido Busato, presidente di EcoWay –. Il sistema si conferma quindi lo strumento che ha consentito di ridurre le emissioni al minor costo per imprese e collettività, nonostante siano ancora necessarie misure che ne migliorino l’efficacia dando più stabilità al mercato».
Dallo studio di Ecoway emerge che il livello di emissioni degli impianti industriali che registrano le maggiori emissioni di CO2 – circa 1.124 in Italia, che producono più del 40% delle emissioni di gas effetto serra totali nazionali – si riduce di 15 milioni di CO2 ton, passando da 179 milioni di CO2e ton nel 2012 a 164 milioni di CO2e ton nel 2013. I permessi ad emettere assegnati nel 2013 alle aziende sono ancora in eccesso (+6,3%) rispetto alle emissioni. Il delta però si è dimezzato rispetto al 2012.
Tra i settori, nel 2013 gli impianti di produzione di energia appartenenti alla categoria "utility" e che fanno capo a circa 80 gruppi societari, sono stati responsabili per oltre il 55% delle emissioni coperte da Ets. I 18 impianti di raffinazione contribuiscono invece per il 12% delle emissioni complessive. Risulta così che il 67% delle emissioni sotto Ets, in Italia, viene gestito da meno di 100 gruppi societari. Il settore della calce e del cemento si colloca al terzo posto con il 10%. A seguire il settore della siderurgia e metallurgia (8%), il settore della carta con il 3%, ed i settori del vetro, dei laterizi e della ceramica (2%).
Il settore industriale che ha registrato le maggiori diminuzioni delle emissioni rispetto all’anno scorso è quello delle utility (-11,65%), seguito dal settore della calce e cemento (-10,94%) e siderurgico (10,88%). Nel settore delle "utility" la riduzione delle emissioni è dovuta al calo della domanda ed al contributo delle rinnovabili che hanno generato negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento dell’attività di quasi tutti gli impianti e in alcuni casi hanno portato al fermo totale. Il settore della raffinazione segue con una riduzione di emissioni tra 2012 e 2013 pari al 7% ed il settore del vetro riduce anch’esso le emissioni del 4,02%. Gli unici settori che registrano un aumento delle emissioni sono quello della ceramica e laterizi ed il gruppo generico degli impianti di combustione "altro". Aumento che in entrambi i casi è dovuto all’ingresso di nuovi impianti nel raggio d’azione dell’Ets.
Analizzando, invece, la geografia, nel 2013 è la Puglia la regione d’Italia che continua a registrare il numero più elevato di emissioni di CO2 (19,5%), anche se tra il 2012 ed il 2013 le emissioni sono calate del 16,3%, pur vedendo la cessazione d’attività di un solo impianto. Lombardia e Sicilia si confermano rispettivamente al secondo (13,3%) e terzo posto (11,8%). Tutte le prime 10 regioni hanno registrato una riduzione delle emissioni tra il 2012 ed il 2013 ad eccezione dell’Emilia Romagna.