Bravi (CoSviG): «Si è già perso troppo tempo, la transizione può portare nuovi posti di lavoro e ritorni economici per i cittadini»
Dietro la doppia crisi che l’Europa e l’Italia stanno vivendo – energetica e climatica, cui si sta aggiungendo quella economica – c’è la forte dipendenza del nostro sistema economico dai combustibili fossili, con il gas che da solo pesa per il 40% circa nel mix energetico nazionale. La via d’uscita passa dunque da una transizione verso le energie rinnovabili, rendendo protagonisti i territori che le custodiscono. Come si posiziona la Toscana della geotermia in questo contesto? Ne parliamo con Emiliano Bravi, presidente del Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (CoSviG).
Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), la crisi energetica in corso può essere un punto di svolta per lo sviluppo delle rinnovabili: un assunto che vale anche per la geotermia toscana?
«L’Italia è ricca di energie rinnovabili e la Toscana geotermica in particolar modo, ma si parla di transizione energetica più che concretizzarla: si è già perso troppo tempo. Anche il Governo Draghi, che ha fatto un gran lavoro nel cercare di mettere al riparo l’Italia dalla dipendenza dal gas russo, ha diversificato gli approvvigionamenti basandosi soprattutto su altro gas estero anziché sulle fonti rinnovabili autoctone. Anche la geotermia toscana in questo momento sta soffrendo uno stallo, bisogna invertire immediatamente la rotta e non solo per dare risposte sostenibili al fabbisogno di energia, ma anche per offrire nuove prospettive ai nostri territori: la transizione può portare nuove professionalità e posti di lavoro. Lo dico anche come vicepresidente dell’ITS Energia e Ambiente, dove stiamo vedendo la voglia dei giovani di approfondire e crearsi un futuro grazie alle rinnovabili».
Durante il convegno Geotermia e indotto svoltosi a Pomarance, l’assessora regionale al Lavoro, Alessandra Nardini, ha raccolto la proposta CONFAPI di istituire una nuova figura professionale specializzata nella gestione della risorsa geotermica, ipotizzando una collaborazione proprio con l’ITS Energia e Ambiente: cosa ne pensa?
«Sono favorevolissimo, ho già dato personalmente l’adesione dell’ITS alla visione proposta dell’assessora. Bisogna però essere in due per far sì che questo tipo di attività sia un successo: anche le imprese sono chiamate a fare la loro parte, investendo sulla necessità di nuove professionalità e aiutando le istituzioni a capire qual è la strada giusta per soddisfare questo bisogno».
Un importante fattore di freno per lo sviluppo della geotermia in Toscana è la scadenza delle attuali concessioni di coltivazione al 2024: l’assessora all’Ambiente, Monia Monni, afferma che per la Regione «la via maestra» passa da una proroga all’attuale gestore.
«Bene che l’assessora abbia spazzato via ogni tipo di dietrologia, spero che adesso anche da Roma si possa uscire dall’immobilismo. Adesso bisogna fare squadra. Anche il premier Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni programmatiche al Parlamento, ha spiegato di voler puntare sulla geotermia. In campagna elettorale tutte le parti politiche in campo hanno fatto promesse alle aree geotermiche, è arrivato il momento per i parlamentari eletti di passare dalle parole ai fatti».
Dopo i vantaggi in bolletta già presenti grazie ai teleriscaldamenti, in Parlamento è stato appena proposto un emendamento al decreto Aiuti ter per introdurre uno «sconto del 50% per le bollette di famiglie ed imprese dei Comuni geotermici». Pensa sia una strada percorribile?
«Parliamo di piccoli territori che da soli producono tanta energia rinnovabile da poter coprire oltre il 30% della domanda elettrica regionale: penso sia giusto garantire dei ritorni economici che vadano direttamente nelle tasche dei cittadini che vivono nelle aree geotermiche, oltre alle royalties che i Comuni già impiegano per realizzare opere di pubblica utilità. A proposito di azioni concrete da far seguire alle promesse elettorali, quest’emendamento è una prima iniziativa e adesso vedremo quale sarà la reazione della maggioranza di Governo. Tutto è perfettibile, ma almeno offre una base da cui partire per misurare le volontà in campo: chi lo dovesse bocciare dovrà spiegare perché, e come si può fare di meglio».
Lo studio epidemiologico InVetta è stato presentato anche sull’Amiata, dove è stato accolto dalla contrarietà dei comitati: gli studi in merito agli effetti della geotermia sulla salute continueranno, ma quasi quindici anni di indagini sul campo hanno stabilito che «non vi sono impatti significativi». Possiamo finalmente tornare a parlare di sviluppare la coltivazione della risorsa?
«Si tratta di risultati scientifici derivanti da studi ultradecennali, condotti da autorità regionali super partes come ARS e ARPAT in collaborazione con l’AUSL locale, i sindaci del territorio, il CNR di Pisa. Per arrivare a un simile risultato la Regione ha fatto un gran lavoro, in particolare gli assessorati alla Salute e all’Ambiente. Non bisogna mai abbassare la guardia perché la salute dei cittadini è prioritaria rispetto a tutto il resto, gli studi su geotermia e salute dunque continueranno per monitorare ulteriormente. Ma quelli condotti finora direttamente sul territorio parlano chiaro, si tratta di una risorsa rinnovabile sostenibile e sicura da coltivare: ne va preso atto tornando ad ascoltare la scienza anziché continuare a rincorrere chi urla di più, chi crea un problema per interesse personale o solo per avere l’opportunità di esistere in contrapposizione. C’è una comunità ben più grande, quella geotermica, che può rappresentare un grande valore aggiunto non solo in Toscana ma per lo sviluppo sostenibile di tutta l’Italia».