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La Corte dei Conti sulle rinnovabili: serve maggiore concertazione istituzionale

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La Corte amministrativa raccomanda più concertazione tra le Regioni e lo Stato e denuncia un ritardo nell’attuazione degli interventi

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

La Corte dei Conti ha presentato qualche giorno fa una Relazione sulle “Energie rinnovabili, risparmio ed efficienza energetica nell’ambito della politica di coesione socio-economica dell’Unione Europea”, nella quale si illustra la spesa sostenuta dagli Enti Territoriali nel settore, con la segnalazione di alcune criticità.

Il documento ha lo scopo di valutare il ruolo assegnato alle fonti energetiche rinnovabili, gli interventi previsti per promuoverne lo sviluppo e la loro corretta ed efficace attuazione.

In particolare si mette in evidenza che i fondi destinati all’Italia per questo specifico settore erano del tutto trascurabili nella programmazione 2000-2006 (665 milioni di euro), mentre appaiono significativi per il ciclo di programmazione in corso 2007-2013 (4 miliardi di euro) ma nonostante questo si registrano ritardi pressoché generalizzati nell’attuazione degli interventi, in particolare in modo accentuato in alcune regioni del Mezzogiorno.

Quindi la sezione di controllo per gli Affari Comunitari ed Internazionali della Corte dei Conti sollecita un più incisivo sforzo di concertazione e di cooperazione interistituzionale per l’attuazione della complessa architettura dispositiva che attiene al settore delle energie rinnovabili; in questo campo tra l’altro la competenza concorrente dello Stato e delle Regioni si coniuga anche con gli obblighi derivanti dalla normativa comunitaria e dai trattati internazionali.

L’analisi delle disposizioni comunitarie, nazionali e regionali, ha fatto rilevare –si legge nella relazione- che “sussistono, in qualche caso, e a volte anche per effetto della citata interconnessione tra la materia energetica e la materia ambientale, sovrapposizioni e disarmonie. Ciò vale, in particolare, per le normative regionali, che, emanate nel previsto regime costituzionale di legislazione concorrente con lo Stato, registrano norme e procedure significativamente differenti tra Regione e Regione, che rendono disomogenea la disciplina della materia, anche per la difficoltà delle autorità centrali a svolgere un’incisiva azione di raccordo”.

Da qui la necessità di modificare e migliorare l’attuale architettura istituzionale, in mancanza delle quali, secondo la Corte “appare opportuno porre in atto un più incisivo sforzo di concertazione e di cooperazione interistituzionale tra lo Stato e le Regioni, e tra le stesse Regioni, avendo in mente il prevalente interesse generale del Paese”.

L’aver rilevato il trend positivo di crescita dei fondi destinati all’Italia per questo specifico settore, testimonia l’importanza crescente attribuita negli ultimi anni alle energie rinnovabili, che non è stata però affiancata da una solerzia nel rendere questo comparto completamente efficiente.

Un comparto che, producendo energia rinnovabile da fonti autoctone, contribuisce a contenere la dipendenza dalle fonti tradizionali di energia esterne (evitando anche le conseguenti implicazioni di ordine politico-economico) e a ridurre gli impatti negativi sull’ambiente.

Il ritardo rilevato dalla Corte nell’attuazione degli interventi, deve essere al più presto colmato anche al fine di evitare –sottolinea la relazione– “la concentrazione degli interventi nella fase finale, che può assicurare il tiraggio delle risorse, ma non sempre, e non altrettanto, la piena efficacia degli interventi”.

La lentezza di attuazione finora registrata riguarda anche per il Programma Operativo Interregionale (POI) sulle Energie Rinnovabili, su cui la Corte raccomanda “di operare con tempestività al fine di utilizzare al meglio i fondi allocati, ponendo anche in atto i previsti controlli”.

La piena ed efficace realizzazione degli interventi –osserva la Corte dei Conti- contribuirà anche ad avvicinare l’Italia allobiettivo del 17% di produzione energetica da fonti rinnovabili, entro il 2020, per il quale allo stato “rimane molto da fare”.

Il documento si sofferma inoltre sui controlli relativi all’attuazione dei progetti che “anche laddove effettuati, sono stati per lo più limitati a quelli documentali e, in certi casi, a quelli di primo livello“, mentre la Corte raccomanda la necessità di realizzare, un appropriato e comprensivo sistema di controllo, che rifletta la lettera e lo spirito delle disposizioni vigenti, e che dia conto anche dell’efficacia degli interventi attuati”.