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La Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili verso Expo 2015

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Un seminario organizzato da CoSviG a Monterotondo Marittimo per avviare il percorso per la partecipazione della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili all’Esposizione Universale di Milano

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

«Da oggi inizia il percorso verso Expo 2015, importante per noi ma soprattutto per le aziende della Comunità del cibo ad Energie rinnovabili». Con queste parole l’Amministratore Unico di CoSviG, Piero Ceccarelli, ha introdotto il seminario che CoSviG ha organizzato per i propri soci per preparare il progetto di partecipazione all’Esposizione Universale di Milano la prossima primavera.
CoSviG ha infatti partecipato ad un bando della regione Toscana, attraverso il quale sono state selezionate le dieci “buone pratiche” del mondo agroalimentare che saranno presentate all’Expo Milano 2015 come eccellenze della nostra regione.
La Regione Toscana, ha scelto tra le altre l’esperienza della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili (CCER) che riceverà anche un contributo di 5000 Euro per la partecipazione all’Expo e sarà inserita nei documenti ufficiali e nel catalogo della  Regione, potendo dunque ottenere una vetrina di scala mondiale.
«Un impegno –ha sottolineato Ceccarelli- che non si può limitare alla presentazione dell’esperienza in sé ma dovrà rappresentare l’intero territorio geotermico in tutte le sue peculiarità, dagli aspetti culturali a quelli paesaggistico-ambientali, che non sono affatto in contrapposizione con la vocazione all’utilizzo industriale della geotermia. Un territorio che soprattutto negli ultimi anni ha visto un aumento delle presenze turistiche, ed Expo rappresenta quindi un’occasione per aumentare questi flussi di visitatori e per far lavorare i servizi turistici presenti in questo settore».
Oltre ai soci di CoSviG erano infatti presenti al seminario anche operatori turistici del territorio che si sono detti disponibili a “stare in rete” e a dare il proprio contributo per la partecipazione ad Expo.
Le peculiarità del territorio geotermico sono state descritte anche dal Sindaco di Monterotondo Marittimo, Giacomo Termine, che ha ribadito «la condivisione con questo approccio di CoSviG e la piena collaborazione al progetto, che credo –ha detto- possa essere un’occasione imperdibile per dare visibilità al nostro territorio».
A Mario Tanda, presidente della CCER il compito di ripercorrere la storia della Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili partendo dal progetto condiviso di CoSviG, Slow Food Toscana e Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus e che in pochi anni ha visto più che raddoppiare le aziende aderenti ed ampliare l’orizzonte delle fonti energetiche usate dalla sola geotermia a tutte le  rinnovabili.
Le prime 5 aziende che hanno dato vita alla CCER utilizzavano, infatti, la risorsa geotermica nella loro filiera di produzione: la cooperativa Parvus Flos per riscaldare le serre, i caseifici San Martino, Podere Paterno e la Fattoria dell’Antica Filiera per la produzione di formaggi, mentre Arcadia utilizzava il vapore geotermico nella prima fase dell’asciugatura dei salumi.
«Il dibattito che si è aperto all’epoca –ha ricordato Tanda- era se rimanere solo nell’area geotermica o allargare al resto del territorio toscano e nella stesura dello statuto ha prevalso la seconda ipotesi perché la CCER voleva diffondere il messaggio dell’utilizzo di tutte le energie rinnovabili all’interno delle produzioni agroalimentari».
Adesso sono dodici le aziende che aderiscono e oltre alle fonti energetiche si è ampliato anche “il paniere” dei prodotti e «la CCER è dunque caratterizzata –ha spiegato Tanda- da produttori che operano in più territori, da aziende di varie dimensioni e dalla varietà delle produzioni».
I criteri fissati dal 2009 nello Statuto di adesione alla CCER sono però gli stessi per tutti: il 51% dell’energia utilizzata deve essere rinnovabile; le materie prime devono essere di esclusiva provenienza dal territorio toscano; la sede produttiva deve essere nella regione.
Il prossimo obiettivo è «che questo modello possa essere replicato anche in altri territori» e nel frattempo sono stati realizzati importanti progetti come Gusto Pulito per avvicinare gli studenti alla cultura del cibo, con gite scolastiche nei territori e nelle aziende dove possono vedere come avviene la produzione; l’accordo con l’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo per cui le aziende diventano sedi didattiche e l’ultimo progetto “Terre dal cuore caldo”, promosso da CoSviG ed Energeo Magazine e presentato a Torino al Salone del Gusto, che accomuna tutti i territori interessati a vario titolo da fenomeni vulcanici e geotermici.
«Dopo la partecipazione a quattro edizioni del Salone del Gusto a Torino, a tre edizioni di Festambiente, dopo aver ottenuto riconoscimenti come il Premio Giovanni Spadolini 2013 a Trento ed il Premio Sviluppo Sostenibile 2014 ad Ecomondo, la prossima sfida –ha indicato Tanda- è l’Expo 2015 e dobbiamo prepararci per esserne all’altezza».
Le sfide da affrontare nei prossimi mesi, che vanno oltre la partecipazione ad Expo, sono state indicate da Loredana Torsello, Direttore di EnerGea che ha invitato a riflettere sul percorso da fare «per aumentare il radicamento sul territorio della CCER e per farlo diventare  allo stesso tempo un caso studio e un modello replicabile».
«La CCER ha già dato prova di cosa significhi utilizzare le produzioni tipiche e di qualità  come valori da esportare per caratterizzare un territorio e come elementi di attrazione del territorio stesso -ha detto Torsello- adesso occorre cominciare a ragionare di economia di relazioni: fare sistema per valorizzare lo “spirito del luogo”, quello che i francesi definiscono “terroir”, occorre la volontà di costruire reti, di sviluppare e rafforzare filiere per rendere più attraente il prodotto per il consumatore finale, occorre costruire una comunità capace di organizzare produttori, ristoranti, mercati  locali, servizi turistici così da arrivare ad Expo capaci non solo di presidiare ma anche di diventare  il fronte avanzato di un territorio organizzato che è capace di attrarre il visitatore che giunto a Milano abbia voglia di venire a conoscerlo e a viverlo».
«Un prato non si fa con una grande foglia ma con tanti fili d’erba» ha sottolineato Fausto Costagli di Slow Food Toscana, e  fuori di metafora ha spronato tutti a lavorare in questa direzione «per far crescere l’embrione del progetto della CCER in un soggetto adulto».