È dell’archistar (e senatore a vita) Renzo Piano il modello di scuola innovativa voluto dal Governo con l’ultima riforma detta anche “della Buona Scuola”. Il prototipo cui ispirarsi nel concorso di idee che sarà bandito dal Ministero dell’Istruzione entro dicembre è semplice, sostenibile, attento alla socializzazione, ma soprattutto situato in periferia, dove vive la maggior parte degli studenti. Si tratta di un modello edilizio di scuola realizzato su tre livelli, ideato in collaborazione con il pedagogista Franco Lorenzoni, che circa un anno fa in un articolo aveva lanciato la sfida “Cari architetti, rifateci le scuole”, e lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet. Il modello, in scala 1:200, lo scorso settembre è stato condiviso con la Presidenza del Consiglio dei Ministri durante un incontro a Palazzo Giustiniani, sede del gruppo di architetti G124, gruppo fondato dal senatore Piano per lavorare “sulle periferie e la città che sarà”.
Come illustrato da Renzo Piano in esclusiva sulle pagine de Il Sole24Ore, il progetto inizialmente era stato pensato per l’area Falck di Sesto San Giovanni, ma si propone ora come fonte di ispirazione per la realizzazione delle scuole innovative. La scuola dovrà ospitare una classe per ogni fascia d’età dai 3 ai 14 anni, quindi i cicli materna, elementare e media inferiore.
Ogni scuola dovrà essere un presidio di sostenibilità, quindi costruita con leggerezza, con materiali che hanno la proprietà di rigenerarsi in natura. Per questo la scelta è caduta sul legno che, a detta di Piano, non è solo bello, sicuro, antisismico e profumato, ma garantisce la sostenibilità del progetto. Impiantando una giovane pianta per ogni metro cubo di legno impiegato, nel giro di 20 o 30 anni si ha di nuovo l’equivalente del legno usato. Per la climatizzazione degli ambienti si penserà alla geotermia (per riscaldarla e raffrescarla) e ai pannelli fotovoltaici per produrre elettricità, fermo restando che la scuola dovrà avere -idealmente- un bilancio energetico zero, ovvero produrre autonomamente il proprio fabbisogno. Saranno collocati nell’atrio dei contatori giganti per mostrare quanta energia si consuma e quanta se ne produce. Sul tetto si porrà l’orto dove crescere le verdure, con animali come le galline o la capra; ci saranno pergole che daranno ombra ai laboratori di botanica e di scienze. Qui sarà posta anche la macchina eliotermica che cattura l’energia solare e un osservatorio astronomico. Al centro del piano terra ci sarà un giardino con un grande albero sul quale si affacceranno la palestra-auditorium, la sala prove, i laboratori dove i ragazzi si incontrano con associazioni e abitanti. Prevista anche una biblioteca con un’ampia collezione di libri cartacei e sistemi virtuali. Infine ci saranno spazi in uso agli scolari fino al pomeriggio e poi aperti a tutti fino a tarda sera, così come durante i fine settimana, come la palestra, il laboratorio-bottega, la biblioteca, la cucina.
La legge “La Buona Scuola” (Legge 107/2015) ha stanziato 300 milioni di euro per la realizzazione di scuole innovative. Le risorse sono state ripartite tra le Regioni in base alla popolazione e alla densità scolastica. I Comuni stanno segnalando alle regioni le aree su cui realizzare gli edifici scolastici. In tutta Italia i giochi si chiuderanno il 15 ottobre 2015. Entro questa data, infatti, le Regioni dovranno comunicare al MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) da una a cinque proposte scelte tra quelle segnalate dai Comuni. Entro dicembre 2015 il ministero bandirà il concorso di idee tra professionisti, che dovranno proporre soluzioni progettuali da inserire nelle aree scelte.
I 300 milioni sono stati messi a disposizione dall’INAIL e finanzieranno le spese per la costruzione di nuove scuole, mentre restano a carico degli enti locali le spese per le indagini preliminari, la progettazione, gli arredi, gli allestimenti e le attrezzature per la didattica, l’eventuale demolizione di fabbricati, la bonifica dell’area, la collocazione temporanea degli alunni durante i lavori. Gli immobili, quindi, resteranno di proprietà INAIL, che stipulerà contratti con il MIUR e con gli enti fino all’ammortamento dell’investimento. Il Ministero pagherà all’ INAIL il canone di affitto affinché il Comune, o la Provincia gestore, possa utilizzare il bene senza oneri.
Ma l’idea di utilizzare la risorsa geotermica all’interno degli edifici scolastici non è una esclusiva italiana, considerato che anche negli Stati Uniti è stata avviata una campagna di costruzione e/o ristrutturazione, con un finanziamento complessivo da parte della autorità federali di circa 84,2 milioni di dollari, proprio per favorire l’efficienza energetica nei plessi scolastici.
Tra i primi a ricevere parte dei contributi pubblici c’è il West Aurora School District, nello stato dell’Illinois, che si è visto finanziare ben tre progetti di edilizia scolastica, per un totale di $ 6.230.329. Gli interventi previsti interessano 10 scuole che saranno tutte dotate di impianti geotermici a bassa entalpia per garantire la climatizzazione degli ambienti, attraverso la realizzazione di pozzi con una profondità di 400 piedi (circa 122 metri) e l’installazione di pompe di calore.
Il Distretto Scolastico 129, come si chiama tecnicamente, ha anche stipulato accordi intergovernativi con la città di Aurora (sobborgo di Chicago, nella Contea di Kane) per un importo di $ 1.700.000 e con la Kane County per altri $ 3,2 milioni nel campo dei Qualified Energy Conservation Bonds, cioè delle obbligazioni che consentono tassi di interesse inferiori per finanziare progetti di efficienza energetica degli edifici.