Home Cosvig Italia limitata dalla profondità marina

Italia limitata dalla profondità marina

422
0
CONDIVIDI
Le potenzialità dell’eolico offshore Il piano nazionale calcola una produzione di 250 GWh nel 2013 fino ad arrivare a 2.495 nel 2020

Fonte:

Autore: Fr.Cr.

Nonostante gli oltre 7.000 km di coste, nei mari italiani non ci sono attualmente impianti offshore in funzione. Le condizioni "ambientali" per l’installazione non sono molto favorevoli. Le profondità dei mari italiani, a differenza del Mar del Nord – dove si trova il maggior numero degli impianti offshore europei –, raggiungono profondità significative già a pochi chilometri dalla costa. A 5-6 km dalla riva la profondità arriva a 100 metri rendendo assai complicata, se non impossibile, l’installazione. Inoltre, il vento "italiano" soffia mediamente in maniera più debole rispetto all’Europa del nord facendo risultare meno produttivo un impianto. «L’eolico off-shore è una tecnologia innovativa che meriterebbe più attenzione di quella che ha», dice Simone Togni, presidente dell’Anev, Associazione nazionale energia del vento, evidenziando i due principali freni allo sviluppo del settore: «Iter autorizzativi che andrebbero armonizzati e livelli di incentivi inadeguati». Il decreto ministeriale firmato la scorsa settimana dai ministri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e dell’Agricoltura che stabilisce le modalità di incentivazione per le fonti rinnovabili, prevede per l’eolico offshore un meccanismo di "aste al ribasso" con una base di 165 euro ogni MWh, con un ribasso minimo del 2%. «Un altro elemento di difficoltà è la richiesta di un versamento del 10% del valore dell’opera come requisito di partecipazione all’asta», spiega Leonardo Perini, general manager della wpd Italia Offshore. «È giusto richiedere una garanzia, ma è sbagliato proporzionarla al valore dell’opera considerando le tipicità dell’offshore che richiede un elevato investimento iniziale di capitali per potenza installata», aggiunge. A questo 10% bisogna poi sommare un altro 10% in caso di aggiudicazione dell’asta che va versato al Gse come garanzia per la realizzazione dell’opera nei tempi precisi, che per l’eolico offshore è di 40 mesi.
Ma quanta energia potrebbe produrre l’Italia grazie al vento che soffia in mare? Il Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili del 2010 stima una produzione di 250 GWh nel 2013 fino ad arrivare ai 2.495 GWh nel 2020 grazie a una potenza installata di 1.000 MW. Secondo una ricerca realizzata da GL Garrad Hassan, una delle maggiori società di consulenza nel settore delle rinnovabili, commissionata dalla Sky Saver, braccio operativo italiano dell’inglese Blue H, titolare di un’autorizzazione per un impianto al largo delle coste pugliesi, il potenziale sarebbe di 2.000 MW in profondità comprese tra i 30 e i 50 metri.
Mentre in Italia il settore stenta a decollare, in Europa il vento soffia forte. Secondo l’Ewea, la European Wind Energy Association, la potenza offshore in Europa arriverà a 40 GW nel 2020 e 150 nel 2030, segnando una crescita vorticosa rispetto ai 3,8 del 2011 (quando, gli impianti erano 53 distribuiti in 10 Paesi diversi), superiore rispetto alla crescita della potenza onshore che, passerà dagli 81 GW del 2010 ai 250 nel 2030.
Uno sviluppo talmente rapido che rischia di essere disordinato, tanto che il report "Seenergy 2020" dell’Ewea, suggerisce alla Commissione di incoraggiare gli stati membri a pianificare l’uso di spazio marino per regolare il numero sempre crescente di utilizzatori. Lo studio sottolinea come al momento non ci sia quasi cooperazione tra gli Stati, che invece potrebbero beneficiare molto dalla reciproca collaborazione e la Commissione potrebbe aiutare questo processo con una direttiva o delle linee guida.