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Innovazione, Geotermia: L’innovazione geotermica avanza tra l’Islanda e Larderello

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Gli sforzi dei progetti europei Deepegs e Descramble puntano a decuplicare l’energia estratta dai pozzi geotermici

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

Horizon, il magazine dell’Unione Europea dedicato a ricerca e innovazione, ha rivolto un approfondimento alla frontiera tecnologica in ambito geotermico, che in Europa sta avanzando in parallelo tra l’Islanda e Larderello, in Toscana dove è nato -oltre un secolo- fa il primo impianto geotermoelettrico al mondo.

In Islanda è attualmente al lavoro il team di ricercatori Deepegs, finanziato dall’UE. Il progetto di ricerca si pone l’obiettivo di capire come imbrigliare la risorsa geotermica in area vulcanica attiva –ossia nel campo geotermico HS Orka– e ad elevata profondità (-4.569 metri), dove i fluidi geotermici raggiungono una temperatura pari a 426 °C, contro i 250 °C circa raggiungibili in un pozzo standard.

Qui l’acqua si presenta in uno stato chiamato supercritico, dove alcune proprietà dello stato gassoso si fondono con quelle dello stato liquido: «Condizioni supercritiche possono aumentare di ben 10 volte la potenza di un pozzo geotermico tradizionale –aggiunge il ricercatore Hjalti Páll Ingólfsson– Questa, almeno, è la teoria. L’obiettivo del nostro progetto è verificare se la teoria è vera».

Una sfida che comporta numerose insidie, con tutti i rischi e le incertezze dettate dalla natura vulcanica dell’area dove si svolge l’esperimento. «Non è una questione di profondità, ma di target», spiega Ruggero Bertani da Enel Green Power, partner dell’islandese Deepegs e coordinatore del progetto Descramble, anch’esso co-finanziato dall’Unione Europea e in corso a Larderello.

Qui la struttura geologica unica del territorio permette all’acqua di raggiungere lo stato supercritico a profondità meno proibitive di quelle islandesi, con temperature pari a circa 374 °C già a 3-3,5 km nel sottosuolo: per far fronte a quest’ambiente i ricercatori stanno realizzando un pozzo geotermico con le più avanzate tecniche di mud logging. Un lavoro all’avanguardia da realizzarsi tramite tecnologie onerose. Ma se realizzare un pozzo “supercritico” può comportare un raddoppio dei costi rispetto a un caso standard, gli sforzi possono essere ben ricompensati: il fluido geotermico risultante –conclude Bertani– veicola tanta energia da rendere una singola centrale supercritica più produttiva di molteplici pozzi.