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Inizia sotto il Big Ben l’avventura del progetto GEOFLEXheat che coinvolge anche un pezzo della Toscana geotermica

Si terrà a Londra il 7 e l’8 Novembre il primo incontro dei partner del progetto GEOFLEXheat che si propone indagare e trovare soluzione sempre più efficienti nell’uso diretto del calore geotermico. Tra i partecipanti, con un ruolo di primo piano, anche i 3 partner italiani: CoSviG - il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche -, Spike Renewables e Rete Geotermica.

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Si terrà a Londra il 7 e l’8 Novembre il primo incontro dei partner del progetto GEOFLEXheat che si propone indagare e trovare soluzione sempre più efficienti nell’uso diretto del calore geotermico. Tra i partecipanti, con un ruolo di primo piano, anche i 3 partner italiani: CoSviG – il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche -, Spike Renewables e Rete Geotermica.


È ormai noto che la geotermia, oltre ad essere una fonte energetica rinnovabile sicura ed affidabile dal punto di vista della continuità nella produzione elettrica, possa rivestire anche un ruolo di primo piano nei cosiddetti usi diretti, ovvero tutte quelle applicazioni che proprio nell’energia termica hanno la propria ragione d’essere: serricoltura e processi produttivi, sino ad arrivare al raffrescamento e riscaldamento degli ambienti di vita, e quindi ai teleriscaldamenti. Applicazioni che sono ormai solide realtà in tutta Europa.

Il progetto GEOFLEXheat – finanziato con circa 3 milioni di euro dal programma UE Horizon Europe per la ricerca e l’innovazione – si propone di andare oltre, indagando molto più a fondo quelle che possono essere le applicazioni su scala industriale.

L’obiettivo principale del progetto è sviluppare sistemi scambiatore/pompa di calore in grado di consentire una maggiore efficienza nell’estrazione del calore dai fluidi geotermici e un migliore sistema di accumulo per soddisfare la domanda energetica delle aziende.

Accanto all’obiettivo tecnologico, ve n’è un altro, tutt’altro che secondario: la rimozione degli ostacoli normativi e il miglioramento dell’accettabilità sociale che, ad oggi, rallentano la diffusione di questa energia rinnovabile. Il progetto si propone poi di individuare i processi industriali che potrebbero beneficiare degli innumerevoli vantaggi di questa risorsa.

Ma quale è il ruolo dell’Italia nel progetto?

Oltre a fornire un contributo nel campo delle analisi tecnico-economiche per dimostrare la competitività del sistema GEOFLEXheat e le sue reali opportunità di mercato attraverso modelli di business applicabili” fanno sapere da CoSviG, “ci occuperemo di individuare gli usi industriali maggiormente compatibili con questo tipo di approccio alla geotermia, e, contestualmente, opereremo al fine di diffondere una informazione corretta e puntuale su quello che la geotermia realmente è, cercando di disperdere molte delle fake news che spesso vengono diffuse al riguardo”. “Riteniamo” continuano da CoSviG “importantissimo che comunità locali e imprese possano farsi una opinione basata sui fatti, e che solo così possa aumentare la fiducia, la consapevolezza e, quindi, l’accettazione verso una fonte che può rappresentare un vero punto di svolta nel futuro energetico europeo”.

Ma non è solo CoSviG a rappresentare l’Italia nell’ambizioso progetto. Ad affiancare i prestigiosi 12 partner europei, provenienti da ben 10 paesi, ci sarà anche Spike Renewables (società fiorentina che opera nel campo dell’ingegneria di sistema) che si occuperà della progettazione e sviluppo del sistema di riduzione dello scaling (depositi e incrostazioni sulle superfici dei manufatti o delle tubazioni) delle brine destinate alla reiniezione nel sottosuolo. Tale sistema consentirà di abbassarne la temperatura ed estrarre una maggiore quantità di calore dai fluidi. L’altro soggetto è la Rete Geotermica (associazione di imprese impegnate nella valorizzazione della risorsa geotermica) che, invece, coordinerà le attività di integrazione, implementazione e validazione della tecnologia GEOFLEXheat presso i due siti dimostrativi (uno italiano e l’altro islandese), per testare la tecnologia sviluppata, facilitando la possibilità di utilizzo in progetti geotermici in via di sviluppo.