Per l’anno in corso si stima un costo totale di 98 milioni di euro, il 2% di tutti gli incentivi dedicati alle fonti rinnovabili non fotovoltaiche
Il contatore delle fonti rinnovabili non fotovoltaiche, ovvero lo strumento messo a disposizione dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per visualizzare il costo indicativo annuo degli incentivi e il costo indicativo annuo medio degli incentivi riconosciuti agli impianti alimentati da fonti rinnovabili diversi da quelli fotovoltaici, ha offerto poche settimane fa il quadro più aggiornato disponibile per gli incentivi nazionale dedicati alla geotermia.
Nel contatore rientrano infatti gli oneri d’incentivazione riguardanti gli impianti CIP6 (quota rinnovabile), l’incentivo sostitutivo dei Certificati Verdi e le Tariffe Onnicomprensive (DM 18/12/2008), gli impianti incentivati mediante il Conto Energia per il solare termodinamico e quelli in esercizio ai sensi del DM 6/7/2012 e del DM 23/6/2016 (FER non fotovoltaiche).
Guardando a tutte le fonti rinnovabili non fotovoltaiche il contatore ha indicato, allo scorso 31 maggio, un costo indicativo medio di 4,765 miliardi di euro (un ammontare che va confrontato con il tetto annuo di 5,8 miliardi di euro).
Per quanto riguarda in particolare la geotermia, invece, il costo indicativo per l’anno in corso stimato dal Gestore ammonta a un totale di 98 milioni di euro, risultato della somma tra l’incentivo ex Certificati verdi (87,5 milioni di euro) e gli incentivi introdotti dal D.M. 6/7/2012 (10,5 milioni di euro): la geotermia assorbe dunque il 2% circa degli incentivi che il GSE stima di erogare a sostegno delle fonti rinnovabili non fotovoltaiche nel corso del 2019.
Si tratta peraltro di incentivi in progressivo decremento, come stabilito dalla normativa in vigore. Per quanto riguarda il rinnovo degli incentivi permane invece un quadro normativo tutt’altro che definito: il decreto FER1 sulle rinnovabili è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale 185, lo scorso 9 agosto, contemplando incentivi per l’energia elettrica prodotta dagli impianti eolici on shore, solari fotovoltaici, idroelettrici e a gas residuati dei processi di depurazione.
La geotermia come noto non rientra dunque in questa cornice, essendo slittata all’interno del decreto FER2 ancora in fase di elaborazione: il confronto politico portato avanti sul tema dai Comuni geotermici e dalla Regione Toscana con il ministero dello Sviluppo economico (MISE) ha portato negli ultimi mesi importanti rassicurazioni sul tema, confermate da ultimo nel corso del Consiglio regionale straordinario a Larderello, ma l’apertura della crisi di Governo non esclude complicazioni per la prosecuzione del dibattito istituzionale secondo le tempistiche stabilite.