Il taglio agli incentivi era atteso dagli operatori del mercato, considerata la difficile congiuntura italiana e le polemiche che si trascinavano da mesi sulle ricadute degli incentivi in bolletta. Il brusco calo dei prezzi relativi alle materie prime, del resto, non compromette del tutto gli investimenti nel settore. Tuttavia le critiche non mancano. Per il comitato Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane), il decreto è arrivato troppo tardi dopo mesi di rumors che hanno mandato in confusione il mercato. «Le nostre imprese stanno soffrendo gravi e acuti problemi derivanti dalle reiterate turbative di mercato poste in essere dalle industrie cinesi e sono quindi arrivate a uno stato di sfinimento economico e finanziario», si legge in una nota. In particolare, le critiche si rivolgono al sistema premiale per le produzioni made in Europe, previsto dal Quarto conto energia e confermato dal Quinto, ritenuto insoddisfacente (20 euro/MWh fino a fine 2013, 10 euro/MWh per il 2014, 5 euro/MWh per il 2015) a fronte di un 35-40% di differenziale al ribasso del prezzo dei moduli cinesi.
– Verso nuove regole. Per Giuseppe Sofia, amministratore delegato di Conergy, con sede a Vicenza e circa 250MW installati in Italia, «la pubblicazione del Quinto conto energia ha trovato reazioni ostili non tanto per il taglio degli incentivi che, data la diminuzione dei costi dei materiali, rendono l’investimento ancora remunerativo, ma per le ulteriori complicazioni burocratiche, per la definizione di tetti semestrali (cosa che andrà ad appesantire ulteriormente la gestione e i costi amministrativi) e soprattutto per l’esiguità del plafond che è stato assegnato. Un plafond che si teme possa estinguersi nel giro di pochissimi mesi creando ancora una volta problemi di continuità e linearità agli operatori». Un intervento che per Sofia non è oneroso per i contribuenti e potrà dare continuità al fotovoltaico è la regolamentazione dello scambio sul posto: «Questo vuol dire dare la possibilità a chi produce energia da fotovoltaico di consumarla in differita, di avere un credito di energia da utilizzarsi quando non vi è il sole. Questa misura, peraltro già disciplinata fino al 2007 e poi interrotta, consentirebbe di non dovere ricorrere a complesse, costose e poco coerenti soluzioni di accumulo (batterie) a livello distribuito. Una corretta disciplina dello scambio sul posto porterebbe il fotovoltaico a essere una scelta conveniente per qualsiasi utente elettrico e non richiederebbe incentivi che andrebbero a gravare su chi non ha l’impianto».
– Fondamentale la grid parity per non bloccare il mercato. Secondo Joel Zunato partner di eLeMeNS, società di consulenza sui temi energetici, «il provvedimento normativo risulta migliore rispetto alle prime bozze circolate ad aprile, ma durerà sicuramente meno dei cinque semestri previsti: molto probabilmente non supererà l’anno». In questo contesto per l’esperto «è importante monitorare l’evoluzione dei prezzi per evitare che si venga a creare un buco temporale tra la fine degli incentivi e la cosiddetta grid parity (il punto in cui produrre energia elettrica da pannelli fotovoltaici costerà quanto farlo da fonti tradizionali, ndr) perché in quel caso si rischierebbe di paralizzare il mercato, mandando in fumo tutti gli sforzi sostenuti in questi anni dallo stato per far decollare il settore».
– Il punto di vista internazionale. Il mercato italiano del fotovoltaico negli ultimi anni ha attirato investimenti ingenti a livello internazionale. Spesso si è trattato di operatori non strettamente specializzati nel settore, per lo più fondi di investimento interessati ai generosi rendimenti forniti dalla normativa italiana. Anche per loro ora lo scenario cambia, come spiega Paul van der Linden, managing director di Solarplaza, piattaforma indipendente globale per l’industria del fotovoltaico, che l’11 ottobre prossimo organizzerà un convegno a Milano dal titolo «Il futuro Solare». «Il Quinto conto energia probabilmente non raggiungerà tutti gli obiettivi sperati perché la somma stanziata è limitata», commenta. Per l’esperto in realtà il problema non è legato tanto alla quantità degli incentivi, ma all’imprevedibilità della loro durata: «Per effettuare un investimento è necessario poter fare stime affidabili, cosa non consentita dal modo in cui è strutturata questa norma», osserva. «Sarebbe stato meglio adottare una transizione graduale verso l’epoca senza incentivi per evitare un blocco del mercato, con conseguenze disastrose per le aziende e l’occupazione».
Dello stesso avviso è Ciro Ahumada, senior vice president Europe di Q.Cells, per il quale «Il Quinto conto energia non potrà essere efficace nel lungo periodo sia perché molto complicato e sia per le condizioni previste. Inoltre, è richiesto al mercato di effettuare dei cambiamenti repentini, in previsione del taglio degli incentivi nel breve termine. Purtroppo la somma stanziata è bassa: sarebbe importante avere ancora incentivi che possano accompagnare verso un mercato senza incentivi».