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In Toscana ci sono due “nuove” Aree Interne Geotermiche

Attesi fondi da 75 mln di euro per lo sviluppo delle comunità energetiche a livello regionale

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Attesi fondi da 75 mln di euro per lo sviluppo delle comunità energetiche a livello regionale


La Regione Toscana ha delineato tre “nuove” Aree Interne, tutte nell’area centro sud del territorio: Amiata Valdorcia-Amiata Grossetana-Colline del Fiora; Alta Valdera-Alta Valdicecina-Colline Metallifere-Valdimerse; Valdichiana Senese.

Le prime due rappresentano un territorio di particolare rilievo per lo sviluppo sostenibile e in particolare per la produzione di energia rinnovabile, in quanto caratterizzate dall’impiego della geotermia.

L’ufficialità delle tre “nuove” Aree Interne rappresenta un’importante novità per la distribuzione di risorse europee (e non), in particolare quelle previste nella programmazione 2021-27 della politica di coesione e dei Fondi Europei; una scelta che arriva dopo i buoni risultati finora raccolti nella sperimentazione che ha interessato le Aree Interne “pilota” con la programmazione 2014-2020, ovvero Casentino e Valtiberina; Garfagnana-Lunigiana-Mediavalle del Serchio-Appennino Pistoiese; Valdarno-Valdisieve-Mugello-Val Bisenzio.

Si tratta di una grande occasione per lo sviluppo integrato e sostenibile di questi territori – come ha spiegato la vicepresidente della Regione, Stefania Saccardi – una sfida che vede protagoniste le amministrazioni locali, alle quali viene data la possibilità di cooperare per realizzare obiettivi comuni in una logica sovra-comunale.

Nel corso del primo semestre 2022 la Giunta Regionale ha approvato gli indirizzi per la strategia regionale per le Aree Interne 2021-2027, definito il primo nucleo di risorse e individuato le aree da sostenere e gli elementi essenziali per le strategie territoriali.

Nel mese di agosto è stato poi sottoscritto un accordo con ANCI per offrire supporto agli enti locali coinvolti e allo stesso tempo per promuovere il confronto e la condivisione di esperienze e buone pratiche.

«La collaborazione tra ANCI e Regione per l’implementazione della strategia regionale per le Aree Interne, che si inserisce nel solco del Protocollo d’intesa per lo sviluppo delle politiche per la montagna e per le aree interne rinnovato dalle parti nel mese di luglio, costituisce un elemento cruciale per promuovere la cooperazione tra i territori interessati», aggiungono dall’ANCI .

Con importanti novità che potrebbero configurarsi anche sullo sviluppo delle fonti rinnovabili.

Nelle scorse settimane si è infatti riunita in Regione la Commissione Istituzionale per il Sostegno, la Valorizzazione e la Promozione delle Aree Interne della Toscana, con un’audizione dell’assessora Monni sul tema delle Comunità Energetiche, energia da fonti rinnovabili e specificità delle Aree Interne della Toscana.

L’iniziativa della commissione nasce per l’esigenza di un aggiornamento su un tema rilevante: un intervento specifico da 2,2 miliardi di euro a livello nazionale per le Comunità Energetiche che potranno nascere nei Comuni al di sotto dei 5mila abitanti, favorendo l’uso di fonti rinnovabili, attingendo alle risorse del PNRR.

Le Comunità Energetiche, com’è stato spiegato dall’assessorato all’Ambiente, sono ancora in fase di costituzione: al momento ce ne sono 39 in tutta Italia, ancora nessuna in Toscana, ma il fermento è molto.

All’Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR) ad esempio è stata assegnata una specifica attività finalizzata a garantire l’animazione territoriale, anche sotto forma di consulenza energetica a sportello e di informazione diffusa, e l’assistenza e supporto tecnico.

Molti restano gli aspetti da perfezionare, ma le risorse economiche a disposizione iniziano a delinearsi.

Dei 2,2 mld di euro previsti a livello nazionale, alla Toscana dovrebbero arrivare circa 55 milioni di euro.

E la Regione, che ritiene le Comunità Energetiche uno strumento da valorizzare e utilizzare il più possibile, ha deciso un ulteriore stanziamento con risorse del POR per altri 20 milioni di euro, che dovrebbero andare a coprire tutte le fasi: quella preliminare, quella di progettazione e quella di installazione degli impianti.

È inoltre in atto un confronto tra il Governo e le Regioni, che hanno chiesto di rivedere il limite di potenza dell’impianto, inizialmente fissato a un massimo di 200 kilowatt ed al momento esteso fino a 1 megawatt.

C’è anche il tentativo – sono in corso contatti con le autorità europee – di trasformare l’erogazione delle risorse economiche da prestito a finanziamento.