La aggiunge la direttrice del dipartimento campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti, conclude: «Da tutto il mondo Oxfam aderirà alla Giornata Mondiale di mobilitazione per spingere i nostri leader ad azioni concrete di contrasto ai cambiamenti climatici. C’è urgente bisogno di politiche pubbliche e di pratiche nel settore privato che riducano drasticamente le emissioni di CO2, incentivino il risparmio energetico e abbandonino la strada delle fonti fossili promuovendo invece le energie rinnovabili purché rispondenti a criteri di sostenibilità sociale e ambientale. Virtualmente uniti alla People’s Climate March di New York saremo presenti anche a Roma insieme ad altre organizzazioni della società civile italiana e ai tanti cittadini impegnati perché vi sia un reale cambio di rotta per salvare il nostro pianeta e il nostro futuro».
Il vertice Onu sul clima convocato da Ban Ki-moon rischia di essere quello del rinvio
Secondo il rapporto “Il summit del rinvio?” di Oxfam «Dal 2009, anno del vertice sul clima di Copenaghen, il costo dei disastri legati al cambiamento climatico, è stato di quasi 500 miliardi di dollari: ovvero tre volte superiore al costo registrato in tutti gli anni ’70». L’ong internazionale sottolinea che «Negli ultimi 5 anni, più di 650 milioni di persone sono state colpite dai disastri legati al clima e 112.000 hanno perso la vita. Ogni anno da allora è stato infatti fra i dieci più costosi mai registrati. I poveri sono i primi ad essere colpiti dai cambiamenti climatici: mezzi di sussistenza e colture sono stati distrutti, i prezzi alimentari aumentano e milioni di persone soffrono la fame, mentre gli impegni internazionali per invertire la minaccia sono ancora in fase di stallo».
Secondo l’ Emergency Events Database (Em-Dat), i costi totali dei danni per il 2010, 2011, 2012, 2013 e parte del 2014 ammontano a 491.827.336.000 dollari, con prezzi costanti al 2013. Tutti gli anni ’70 sono costati circa 160 miliardi dollari, tenendo sempre i prezzi costanti al 2013. I dati sono forniti dal Centre for Research on the Epidemiology of Disasters (Cred) dell’università belga di Louvain University classificando i disastri come collegati al clima: siccità, temperature estreme, incendi, tempeste, inondazioni, movimenti di massa. Tutti i costi totali sono stati convertiti ai prezzi del 2013, utilizzando i dati dell’Oregon State University. I costi sono aumentati dal 1970 a causa delle condizioni climatiche più estreme, dei miglioramenti nella comunicazione delle calamità atmosferiche e dell’aumento delle persone e dei beni esposti a condizioni meteorologiche estreme.
Il Climate Summit convocato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per il 23 settembre a New York punta ad invertire la rotta per un’azione globale efficace, ma secondo Oxfam, nonostante la buona volontà di Ban Ki-moon, «I leader mondiali porteranno davvero poco al tavolo dell’incontro. Ci saranno alcuni progetti promettenti annunciati dal settore privato, ma, nel complesso, le iniziative del settore privato non hanno l’ambizione e la portata necessarie per invertire la rotta e offrire una valida alternativa all’azione dei governi».
Per la direttrice esecutiva di Oxfam International, Winnie Byanyima, «I leader mondiali si stanno comportando come se avessimo ancora tempo per giocare, ma in realtà stanno giocando con la vita delle persone. Il cambiamento climatico sta producendo i suoi effetti ora, distrugge tantissime vite e affama sempre più persone nel mondo. I costi stanno aumentando e il ritardo potrà solo peggiorare la situazione».
Il rapporto “Il summit del rinvio?” fa infatti notare che «Sebbene i leader mondiali, riuniti a Copenaghen nel 2009, abbiano deciso di ridurre le emissioni, non hanno fatto abbastanza per evitare che si produca un innalzamento della temperatura globale oltre i 2°C. I paesi coinvolti, peraltro, non hanno fatto nulla per raggiungere questo obiettivo, nonostante il crollo dei costi di produzione delle energie rinnovabili. Alcuni, come Canada e Giappone, hanno del tutto disatteso gli impegni presi. Di conseguenza il mondo si trova adesso sulla strada che porterà ad un aumento del riscaldamento globale di quasi 4°C entro la fine del secolo, cosa che garantirà la distruzione dell’ecosistema del pianeta e la diffusione della fame. Un’altra decisione assunta dai leader mondiali era quella di mettere sul piatto 30 miliardi dollari tra il 2010 e il 2012 e di incrementare ulteriormente tale cifra, in modo tale che i paesi in via di sviluppo potessero disporre di 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per fronteggiare i cambiamenti climatici. Anche qui si è mancato totalmente l’obiettivo. Pochissimi paesi si sono impegnati ad aumentare i fondi, che dovrebbero essere messi a disposizione nei prossimi anni. Oxfam stima infatti che, nella migliore delle ipotesi, ogni anno sia disponibile una cifra compresa tra i 16 e i 17 miliardi dollari, un dato che tuttavia si avvicina più agli 8 o 9 miliardi se si considera la finanza creativa. Il Fondo verde per il clima, istituito per convogliare questi fondi, aveva solo 1,1 miliardi dollari dei 15 miliardi di dollari che Oxfam ritiene necessari per raggiungere il proprio obiettivo». Il vuoto di azione politica conseguente al vertice è stato quindi riempito dagli annunci del settore privato». Ma Oxfam ritiene che la maggior parte di questi annunci «Abbiano lacune non di poco conto, compresi i progetti potenzialmente innovativi come l’“Africa Clean Energy Corridor”, che mira a collegare la metà del continente a una rete più ecologica, ma che manca ancora di un concreto sostegno finanziario e aziendale».
La Byanyima è convinta che «L’azione del settore privato non sarà sufficiente da sola. Abbiamo bisogno di una forte leadership politica per catalizzare l’azione globale, richiesta dal mondo scientifico e da un numero crescente di persone in tutto il mondo».
Per questo Oxfam chiede che il vertice Onu sul clima del 23 settembre «Spinga i governi a prendere nuovi impegni per fermare l’innalzamento della temperatura di 2°C, arrivare nel breve termine ad una riduzione delle emissioni in atmosfera, e giungere alla definizione di nuovi standard, che permettano l’eliminazione graduale delle emissioni dei combustibili fossili fino al loro completo azzeramento nella seconda metà del secolo». Perché questo sia possibile però «I governi devono aumentare i finanziamenti per il clima e raggiungere l’obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020, fornendo contributi al Fondo verde per un totale di 15 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Rendendo possibile entro la primavera del 2015, la presentazione di progetti ambiziosi in vista della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, che si terrà a Parigi alla fine del prossimo anno». E la Byanyima. Ribadisc: «Questo è l’unico modo per mantenere in vita le nostre speranze, evitando un aumento del riscaldamento globale di oltre 2°C e di 1,5°Ci in molti Paesi che stanno lottando per la propria sopravvivenza».
Oxfam aderisce alla più grande mobilitazione che ci sia mai stata sul tema dei cambiamenti climatici: la People’s Climate March, che si terrà il 21 settembre, un’iniziativa promossa da più di 950 associazioni in occasione del Climate Summit Onu. Oxfam Italia aderisce a “New York chiama Roma” l’evento italiano della People’s Climate March, che si terrà domenica via dei Fori Imperiali a Roma dove dalle 15.30 ci saranno gli stand delle associazioni aderenti all’iniziativa e musica dal vivo ed un maxi schermo con la diretta della mega marcia da New York faranno da cornice ad un messaggio unico: agire per il contrasto ai cambiamenti climatici. Invertire la rotta si può e si deve. E insieme ai cittadini di tutto il mondo scendiamo in piazza per chiedere ed essere parte di questo cambiamento.