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Il vento potrebbe soddisfare l’intero fabbisogno di energia primaria del pianeta

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Lo rivela uno studio pubblicato su Nature Climate Change, condotto da Kate Marvel del Lawrence Livermore National Laboratory

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Ancora meglio con il vento di alta quota, ma già quello di superficie potrebbe generare molta più energia elettrica di quella necessaria a soddisfare il fabbisogno planetario: lo studio pubblicato su Nature Climate Change il 9 settembre dimostra che non ci sono limiti geofisici.

Con i venti di superficie, generalmente utilizzati per la produzione di energia eolica, si potrebbe generare una potenza pari a 20 volte il fabbisogno terrestre di energia elettrica; se ad essere utilizzati fossero poi i venti ad alta quota la potenza di energia elettrica ottenuta potrebbe essere 100 volte quella richiesta dall’intero pianeta.

Secondo uno studio condotto da Kate Marvel del Lawrence Livermore National Laboratory, dal vento si può quindi ottenere energia a sufficienza per soddisfare il fabbisogno energetico di tutto il mondo. O almeno, dal punto di vista strettamente geofisico la possibilità esiste.

La ricerca analizza, infatti, usando modelli matematici e in relazione esclusivamente ai limiti geofisici, il potenziale energetico dei venti di superficie e dei venti atmosferici traendone la conclusione che con i primi grazie alle turbine eoliche delle centrali on e off-shore, si potrebbero ricavare 400 TW di potenza energetica, mentre con le correnti intercettate ad alta quota la potenza potrebbe essere di oltre 1.800 TW.

Gli impatti negativi sull’ambiente potrebbero essere limitati, secondo i ricercatori, se gli impianti venissero distribuiti su tutta la superficie terrestre e non concentrati in grandi parchi eolici in poche regioni del pianeta. Gli effetti sulla temperatura globale si tradurrebbero in una variazione di 0,1 gradi Kelvin e l’incidenza sulle precipitazioni sarebbe dell’1%.

In termini ambientali sarebbe, però, da quantificare il vantaggio della riduzione delle emissioni di anidride carbonica che si otterrebbe per la sostituzione dei combustibili fossili con il vento e che si rifletterebbe sul contenimento dell’aumento di temperatura globale.

In base allo studio la fattibilità, dal punto di vista geofisico, sarebbe quindi garantita. Lo stesso studio non si sofferma però né sugli aspetti tecnologici né su quelli economici.

«E’ più probabile, quindi – ha rilevato Ken Caldeira, della Carnegie Institution for Science, coautore dello studio – che saranno fattori economici, tecnologici e politici a determinare la crescita dell’energia eolica nel mondo».

Non vi è dubbio che le resistenze alla diffusione di questa energia rinnovabile sono molte e vanno dall’impatto visivo e quindi sul paesaggio, all’eccessivo rumore prodotto dalle turbine sino all’accusa di creare danno all’avifauna.

E a poco servono gli innumerevoli studi che dimostrano come questi possano essere mitigati, come quello relativo all’impatto acustico, intervenendo con la tecnologia che va sempre più perfezionandosi.

«Il problema più citato è sicuramente il rumore che viene prodotto ma le attuali macchine riducono di molto il problema. In Danimarca, ad esempio – spiega in un’intervista Alfredo Lavagnini, ricercatore dell’Istituto dell’Atmosfera e del Clima del CNR- si riesce a lavorare tranquillamente anche avendo un parco eolico a distanza di 150 metri. Il vero rumore è quello delle strade e del traffico ma noi ci conviviamo tranquillamente».

Riguardo agli impatti sull’avifauna, che sono oggetto di studio nei casi specifici di realizzazione dei parchi eolici, la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB), la principale associazione britannica per la protezione degli uccelli, ha condotto una ricerca da cui emerge che la presenza di pale eoliche che non crea danni. La ricerca della Scottish Natural Heritage RSPB e della British Trust for Ornithology (BTO) ha esaminato dieci specie di uccelli in diciotto parchi eolici della Gran Bretagna. In particolare sono state oggetto dello studio le aree di montagna del Regno Unito, habitat ideale per numerose specie volatili.

Secondo il rapporto pubblicato dalla rivista Applied Ecology non c’è alcuna relazione tra la riduzione degli uccelli di montagna e la presenza di parchi eolici, semmai può esserci un disturbo nelle fasi di realizzazione, per alcune specie di volatili.

E a dimostrazione di quanto la RSPB afferma per l’impatto che hanno le centrali eoliche sull’avifauna tanto ha annunciato di voler costruire una turbina eolica presso la sua sede di Bedfordshire. La turbina eolica scelta dall’ente per la salvaguardia degli uccelli sarà alta 100 metri e garantirà i 2/3 del fabbisogno elettrico dell’intera sede e delle sue operazioni nel Regno Unito.