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Il teleriscaldamento in Italia

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Il primo rapporto sul teleriscaldamento in Italia fa il punto anche sulle risorse geotermiche della Toscana

Fonte: ARPAT.toscana.it

Autore: Debora Badii

Presentato il 16 dicembre 2014, a cura di AIRU (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano) e Legambiente, il primo Rapporto sul teleriscaldamento in Italia.

Lo studio censisce al 2012 gli impianti in esercizio, individua le ulteriori potenzialità di sviluppo e stima i benefici energetici e ambientali del sistema per fornire strumenti conoscitivi di base all’azione di pianificazione territoriale dei Governi Regionali e delle Amministrazioni Locali.

Ancora oggi la quota più rilevante della spesa energetica delle famiglie, in maggiore crescita rispetto ai consumi nei diversi settori, continua a essere quella per il riscaldamento e raffrescamento degli edifici cittadini. Per la riduzione di tali consumi, decisiva per l’abbattimento delle emissioni climalteranti, accanto a una maggiore efficienza delle strutture edilizie e dei processi produttivi, un ruolo strategico può essere svolto dai sistemi di teleriscaldamento. Dove sono stati realizzati gli impianti di teleriscaldamento hanno infatti permesso a famiglie e attività produttive di risparmiare in bolletta e alla collettività di ridurre l’inquinamento e le emissioni di CO2.

in arancione le zone con maggiore diffusione del teleriscaldamentoAttualmente sono quasi 3 milioni gli abitanti equivalenti (considerando quindi utenze domestiche, terziarie e industriali) che usufruiscono di tale servizio. Il 62% della volumetria teleriscaldata serve edifici residenziali con oltre 182 milioni di m3, il 35% edifici di tipo terziario con 101,5 milioni di m3 e il 3% il settore industriale con 8,2 milioni di m3 teleriscaldati.

La tecnologia offre oggi soluzioni adeguate all’utilizzo di diverse fonti. Al 2012, senza considerare le centinaia di reti e mini reti che si sono sviluppate in questi ultimi anni in tantissimi comuni italiani, sono stati realizzati molti impianti di una certa rilevanza che utilizzano fonti diverse: impianti a biomassa, geotermia ad alta, media e bassa entalpia, solare termico, recupero di calore in eccesso da impianti in cogenerazione, processi industriali, termovalorizzatori, raffinazione di combustibili e bio-combustibili.

volumetrie allacciate a sistemi di teleriscaldamento, per regione

distribuzione geografica del teleriscaldamento

Tali strutture soddisfano attualmente il 6% del fabbisogno nazionale di domanda di riscaldamento, ma si stima che un’attenta analisi del territorio italiano, che tenga conto delle diverse zone climatiche e valorizzi le risorse esistenti – come il caso della Toscana, ricca di geotermia – potrebbe portare a coprire il 25% della domanda, limitando gli attuali sprechi di energia primaria.

Lo spreco di risorse per la produzione di energia è infatti particolarmente significativo. Si stima che per il riscaldamento degli edifici le caldaie comuni o singole utilizzino non più del 75-80% dell’energia primaria fossile contenuta nel combustibile, inoltre si tratta di energia termodinamicamente pregiata che per portare la temperatura interna di un ambiente a 20°C richiede temperature di combustione in caldaia di circa 1.200-1.500°C.

Anche la produzione di energia elettrica, in larga parte ottenuta da centrali termoelettriche, sfrutta solo il 46% dell’energia primaria contenuta nei combustibili utilizzati (metano, olio combustibile, carbone), con uno spreco di risorse economiche che pure producono forti impatti ambientali.

Il teleriscaldamento consente invece la produzione centralizzata e combinata di elettricità e calore attraverso diverse fonti, comprese quelle che altrimenti resterebbero disperse, come quella derivante dall’incenerimento dei rifiuti solidi urbani o dal calore prodotto con le biomasse (sottoprodotti agricoli, scarti dell’industria del legno, ecc.).

Ovunque il costo finale del calore da teleriscaldamento risulta inferiore a quello di qualunque altro vettore energetico commerciale oggi disponibile sul mercato. Inoltre l’assenza di fiamme in locali annessi agli edifici da riscaldare, sostituiti dalla fornitura diretta di acqua calda o surriscaldata, rendono questo sistema molto più sicuro per la collettività.

Nel 2012 il teleriscaldamento è censito in dieci regioni italiane: tutte quelle del nord escluso il Friuli (dati 2012) e in tre del centro Italia: Toscana, Lazio e Marche. L’84% è distribuito tra la Lombardia, Piemonte, Toscana e Trentino Alto Adige.

impianti di teleriscaldamento per residente

In totale sono 150 le città italiane percorse dalle 192 reti di teleriscaldamento (TLR) censite (da quella di Torino, la più estesa con circa 467 km, fino a quelle di pochi chilometri) che servono 291 milioni di metri cubi, pari al 6% del fabbisogno totale.

Dei 150 comuni 70 sono tele riscaldati con fonti rinnovabili attraverso 88 reti concentrate in Toscana, dove è ricca la risorsa geotermica, e in Trentino Alto Adige dove sono utilizzati impianti a biomassa; 59 ospitano nel proprio territorio 72 reti alimentate da una sola tipologia di combustibile come gli impianti cogenerativi fossili, caldaie, centrali termoelettriche e recupero di calore da termovalorizzatori; 21 quelli con impianti alimentati da un mix di combustibili, fossili, recupero di calore, fonti energetiche rinnovabili.

stato del teleriscaldamento in Toscana

In Toscana

È la GES (GEO ENERGY SERVICE) a gestire in Toscana gli impianti di teleriscaldamento, alimentati dalla risorsa geotermica attraverso impianti ad alta entalpia (vapore surriscaldato) che coprono gran parte del fabbisogno energetico termico della regione.

Nel nostro territorio la geotermia interessa la parte sud delle province di Pisa e Siena e la parte orientale della provincia di Grosseto, zone che corrispondono alle colline metallifere e al massiccio dell’Amiata.

La rete di teleriscaldamento complessiva, di oltre 150 Km, è stata incrementata ed estesa negli ultimi anni con impianti anche nelle zone extraurbane e turistiche. Sono stati sperimentati anche utilizzi industriali diretti dell’energia geotermica per forni di verniciatura e di essicazione, lavanderie, processi industriali, ecc. Sono in corso 22 lavori per l’allacciamento all’energia geotermica di ulteriori 130.000 m3 circa di utenze.

Per approfondimenti, progetti e monitoraggi ARPAT sulla geotermia:

 

Testo a cura di Debora Badii