Nei dettagli, è oggetto di studio l’introduzione della geotermia a bassa entalpia, ovvero basata sulla ricezione di temperature inferiori ai 50 gradi, ma sufficienti a riscaldare un’abitazione privata di inverno e a refrigerarla d’estate. Una filosofia simile a quella che anima i progetti dell’Università dell’Idrogeno: rendere il cittadino il più autonomo possibile dal punto di vista del consumo energetico.
I dati finora elaborati dal Politecnico hanno permesso di individuare della aree nelle quali la temperatura raggiunge dei gradienti anomali, favorendo in questo modo lo sviluppo della geotermia. Alcuni studi geologici specifici sul flusso di calore terrestre dimostrano che in Puglia tra i 130 e i 300 metri di profondità la temperatura oscilla, mediamente, tra i 14° e i 20°. A questi valori medi si affiancano però anomalie di temperatura delle acque sotterranee, che raggiungono e superano temperature di 25° in zone come la scarpata di faglia che separa il Gargano dal Tavoliere, da Lesina a Manfredonia, l’area pedemurgiana bradanica e l’area adriatica del Salento. In particolare, in sistemi acquiferi regionali come quello della Murgia in prossimità delle aree di prevalente alimentazione si riscontrano generalmente dei gradienti praticamente nulli o molto inferiori rispetto al gradiente geotermico, dove il calore nel sottosuolo viene completamente ridistribuito per effetto dall’infiltrazione delle acque meteoriche che, in virtù della loro più elevata capacità termica, tendono a mantenere la loro temperatura via via che scendono in profondità. Al contrario, nelle zone di emergenza della falda, la risalita di acque più profonde e, dunque, più calde tende ad aumentare sensibilmente il gradiente di temperatura. In alcuni casi, inoltre, le acque di falda in prossimità delle scaturigini vengono a mescolarsi con acque che risalgono da sistemi di circolazione idrica più profondi e, dunque, molto più calde, dando luogo a sorgenti termali, come avviene a Santa Cesarea Terme e a San Nazario.
La presenza di condizioni idrogeologiche favorevoli è però solo uno dei presupposti per lo sviluppo della geotermia. I ricercatori del Politecnico avvertono infatti come sia fondamentale la costruzione di un organico iter autorizzativo. Ad oggi la Regione Puglia non ha infatti una normativa precisa che identifichi il permesso di realizzare un impianto geotermico, con regole spesso del tutto diverse da provincia a provincia. Una situazione confusa che va a coinvolgere una fattispecie già di per sé piuttosto ibrida e sui generis, dato che le competenze appaiono suddivise tra la gestione delle risorse idriche e quella delle risorse sotterranee sebbene, in concreto, un impianto geotermico non utilizzi acqua né estragga materiali dal suolo. Il Politecnico sta quindi lavorando insieme a dei consulenti economici e legali per identificare un chiaro percorso autorizzativo da proporre alla Regione, sulla scia del lavoro già compiuto da altre regioni, come la Lombardia e il Trentino Alto Adige.
Un altro problema è poi costituito dall’attuale struttura delle tariffe elettriche, in vigore dal1 gennaio 2009, che penalizza in consumatori che superano i 2641 kWh di consumo annuale (in particolare oltre i 4000 kWh) e costringono i consumatori che adottano una pompa di calore per le loro abitazione a ricorrere al doppio contatore (ai sensi della Del. AEEG 348/07). Per chiudere il cerchio, avvertono i ricercatori del Politecnico, sarà poi fondamentale svolgere un’opera di informazione che raggiunga in primo luogo gli installatori, che allo stato attuale hanno ancora una scarsa confidenza con gli impianti geotermici. A tale scopo è allo studio l’organizzazione di uno specifico convegno.