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Il miracolo della città che ha bandito il petrolio

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Friburgo, primavera 2012: la green city, la città ecologica e sostenibile del dopo-petrolio, ha già cominciato a esistere. Non è un falansterio di utopisti: funziona, dà lavoro, produce soldi e ricchezza. Qui nell´opulento Baden-Wuerttemberg, patria delle Mercedes e delle Porsche, il futuro del dopo-combustione è già cominciato.

Fonte: La Repubblica

Autore: Andrea Tarquini

La cattedrale gotica è stupenda, la piazza del municipio rinascimentale, non è da meno. Passeggiare là attorno o sulla sontuosa Kaiser-Joseph-Strasse è un must. Centro storico restaurato a meraviglia, musei, negozi ovunque. Ti senti subito nella ricca Germania. Devi riflettere appena un momento, camminando tra famigliole a passeggio, uomini d´affari in corsa e studentesse cinesi, per cogliere il dettaglio della differenza. È la quiete che ti circonda: non senti il rumore delle auto, solo il sussurro dei tram e i passi della gente. Friburgo, primavera 2012: la green city, la città ecologica e sostenibile del dopo-petrolio, ha già cominciato a esistere. Non è un falansterio di utopisti: funziona, dà lavoro, produce soldi e ricchezza. Qui nell´opulento Baden-Wuerttemberg, patria delle Mercedes e delle Porsche, il futuro del dopo-combustione è già cominciato.
«L´inizio fu una rivolta, anni ormai lontani», mi racconta Guenter Burger, responsabile dei contatti internazionali del comune, uno dei più stretti collaboratori del sindaco verde Dieter Salomon che fu il primo ecologista eletto a governare una grande città tedesca. «Scoppiò nei primi anni Settanta, contro la costruzione a Whyl di una centrale nucleare. Prima di Cernobyl, prima di Three Miles Island. Cominciarono a scendere in piazza i viticoltori, non volevano saperne del rischio contaminazione. Poi furono con loro gli studenti, e gli ex sessantottini. Alla fine la ricca borghesia urbana si unì. E la protesta trasversale vinse. Da allora, abbiamo cominciato a ripensare la città. Nei fatti, nel possibile, senza rincorrere miti».
Dolci colline attorno al centro, tanto verde, vigneti e castelli anche a un passo dalla zona pedonale. Siamo nel prospero Baden: vitigni e sole portano un po´ di mezzogiorno. Comanda una solida borghesia, colta e attenta al sodo: qui visse anche Erasmo da Rotterdam, lavorarono Heidegger, Edith Stein e Walter Benjamin, qui nacque Wolfgang Schaeuble, "l´ultimo europeo" del governo Merkel, epigono di Kohl e difensore dell´euro. «Qui, con duecentomila abitanti, milleseicento aziende della green economy – produttori di pannelli solari, ricercatori, ogni sorta – danno lavoro a 12mila persone», mi spiega Andrea Burzacchini, che con "Aiforia" dirige una delle agenzie per la promozione dell´economia verde. Cambio di abitudini, riorientamento nelle teste: lo cogli a ogni angolo, dalle bici molto più numerose delle auto, alla flotta di tram che percorre ovunque la città, quasi un tube londinese in piccolo e in superficie. Ai pannelli solari ovunque, o fino alle colonnine sulle piazze principali, che misurano e indicano in pannelli led la qualità dell´aria: Co2 zero, microparticelle zero, in un lunedì feriale a mezzogiorno, leggo sul "bluespot" alla fine di Rathausgasse. Un terzo del traffico è coperto da molti tram e pochi bus, un altro terzo dall´uso delle bici, solo l´ultimo terzo rappresenta chi usa ancora l´auto: minoranza tollerata, e incoraggiata al car-sharing.
«Il ripensamento della gente – spiega Burger – è stato il fattore più importante, con sole scelte dall´alto non arrivi a nulla». Le cifre parlano chiaro: la media tedesca di uso del mezzo privato è 67 auto per 100 abitanti, a Friburgo scende a 50 su cento. Ma è a Vauban, il quartiere-modello del futuro, che assaggi il domani: 19 auto su cento, eppure è zona di giovani famiglie borghesi, redditi alti, niente affanni a fine mese. «Vauban fu l´occasione storica», ti spiegano i Verdi di qui. Il nome francese viene dalla guerra fredda: là c´erano le caserme dell´Armée française in Germania. Cadde il muro, i francesi si ritirarono. «Cogliemmo l´occasione: demolire le caserme, creare da zero un altro modo di vivere». Col tram ci arrivi in sette minuti dal centro, di auto quasi non ne vedi. Belle palazzine, balconi e tanto verde, piazze con i tavoli dei caffè, centri culturali, spazi giochi e piante ovunque. Quasi niente auto, mi avvicino a una coppietta che scarica la spesa da un grosso monovolume made in Germany. «Poi andiamo a parcheggiarlo nei silos, puoi fermarti a scaricare ma è vietato lasciare l´auto sotto casa. Così ti abitui a usarla al minimo».
Tutte case passive, quelle dell´allegra e vivacissima Vauban, la roccaforte della nuova borghesia verde. Case passive, cioè quelle che trattengono il calore e lo riciclano. E quasi tutte con pannelli solari sul tetto, e altri accorgimenti per affrancarsi dal gasolio da riscaldamento anche nel duro inverno centroeuropeo: passeggi tra le vie verdi di Vauban, e vedi subito che i lati nord degli edifici hanno pareti protette in legno e finestre piccolissime, e i lati sud sono ipervetrati.
Vauban è il fiore all´occhiello, ma tutta Friburgo green city punta al dopo-petrolio: casermoni popolari, dove da decenni abitano i migranti, a Weingarten, sono stati trasformati in case passive. La sezione energie rinnovabili del Fraunhofer Institut dà lavoro qui a mille scienziati, l´università sforna ricercatori che i big del fotovoltaico e dell´eolico assumono subito. Per risparmio, l´aeroporto è condiviso, con la svizzera Basilea e la francese Mulhouse, ma sulle piste vedi Jumbo o Airbus di Air China o Korean Air: gli asiatici studiano qui il futuro. Persino lo stadio, primo in Europa, si alimenta solo con pannelli fotovoltaici. E non ha parcheggi: così ti conviene raggiungerlo in tram.
È solo l´inizio, dicono nel team del borgomastro Salomon. Intanto producendo sul posto (col fotovoltaico, e persino con i gas ricavati dai rifiuti urbani) o importando, Friburgo s´illumina solo con elettricità pulita. Nel 2050, Friburgo green city vuole arrivare a un saldo zero di emissioni. Può farcela, c´è un rovescio della medaglia anche in questo. I quartieri ecologici, e il restauro termico delle case, mi dice Burzacchini, portano la gentrification. L´ambiente è lo status symbol di domani, anche nel capitalismo sociale tedesco.