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Il futuro del minieolico

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L’ultimo rapporto pubblicato dalla società specializzata in analisi di business Global Data dice che nel 2020 il mercato delle turbine con meno di 100 kW di potenza, raggiungerà un tasso di crescita pari a quasi il 30%

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Se la realizzazione di parchi eolici spesso è contrastata per gli impatti che può produrre sia al paesaggio che all’avifauna, diverso è invece il destino del minieolico, per cui sembra prospettarsi invece un buon futuro all’orizzonte.

Questo tipo di produzione energetica si presta ad usi naturalmente diversi da quelli previsti per i grandi parchi eolici, ma può avere un importante sviluppo per supplire al fabbisogno energetico di piccole aziende (come già avviene per quelle agricole), edifici isolati, piccole comunità, senza costi eccessivi e senza praticamente alcun impatto ambientale.

Secondo i dati emersi dall’ultimo rapporto pubblicato dalla società specializzata in analisi di business Global Data, nel 2020 il mercato globale del minieolico, raggiungerà i 3,7 GW di potenza. La ricerca ha preso in esame esclusivamente le turbine di capacità inferiore ai 100 Kw concludendo che il mercato degli impianti di questa taglia è cresciuto del 27% negli ultimi cinque anni e che nei prossimi dieci anni il settore crescerà ancora del 29,7%.

Il mercato è attualmente dominato da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, che mettono insieme il 68% della capacità totale installata e dove si concentra la maggior parte dei produttori, ma il rapporto di Global Data annuncia anche un interessante sviluppo della tecnologia minieolica e del conseguente mercato in Cina.

Per quanto riguarda l’Italia anche qua il settore promette un futuro roseo anche se sconta ancora una grande frammentazione dei produttori che hanno spesso dimensione aziendali quasi artigianali.

Ed è proprio un’azienda italiana, l’ARIA di Prato, ad aver ottenuto la prima certificazione nel nostro paese di un minigeneratore eolico (il Libellula 55 KW), sulla base dello standard ICIM, che si basa su norme tecniche europee (CEI EN IEC 61400-1 e CEI EN IEC 61400 aggiornato alla nuova norma IEC 61400-22 che aggiunge test prestazionali a quelli richiesti dalle norme di base).

L’aerogeneratore che ha ottenuto la certificazione è stato sviluppato in Italia, come evoluzione di una tecnologia di origine nordeuropea, da un’azienda toscana e può essere installato sia singolarmente sia in lotti creando piccoli parchi eolici.

E’ il primo caso italiano di certificazione di una macchina finita per la produzione di energia eolica sotto i 200 kW e anche uno dei pochi a livello europeo.
 «Siamo orgogliosi di aver segnato una tappa con la prima certificazione nell’eolico iniziando da un’eccellenza interamente italiana» ha commentato Gaetano Trizio, A.D. di ICIM.

«La storia dell’eolico nel nostro Paese- ha aggiunto Trizio- nonostante alcune polemiche e situazioni non chiare nel passato, presenta molti capitoli ancora da scrivere per le grosse potenzialità non ancora sfruttate, in particolar modo per il mini e micro eolico, sia in termini di risparmio economico sia di impatto ambientale e può costituire una risorsa fondamentale solo lavorando in un’ottica di crescente efficienza, sicurezza e garanzia degli investimenti».

Riguardo ai costi sono ancora superiori rispetto, ad esempio, al fotovoltaico, i cui prezzi sono scesi in maniera considerevole negli ultimi anni e che oggi è la scelta primaria per gli impianti domestici.

I piccoli impianti eolici costano attualmente intorno a 3-4.000 euro per kW di potenza, considerando anche gli oneri per le pratiche burocratiche che variano però da Comune a Comune.

A questi vanno poi aggiunti i costi di manutenzione che possono raggiungere i 600 euro all’anno.

Per quanto riguarda, infine, i tempi per la realizzazione di un impianto minieolico potrebbero bastare 4 mesi, senza considerare i tempi per l’analisi anemometrica necessaria per valutare l’effettiva efficacia dell’impianto.