Granholm: «Gli Usa hanno un potenziale incredibile e non sfruttato di energia geotermica pulita, in grado di aiutare a soddisfare i nostri bisogni energetici impiegando una risorsa disponibile 24 ore su 24 in tutto il Paese»
Il Frontier Observatory for Research in Geothermal Energy (FORGE) del Dipartimento dell’Energia (DoE) degli Stati Uniti ha annunciato nuovi investimenti – fino a 44 milioni di dollari – per sviluppare nuovi sistemi geotermici migliorati (Enhanced Geothermal System, EGS), in modo da attingere a risorse geotermiche non ancora messe a frutto sul territorio statunitense.
«Gli Usa hanno un potenziale incredibile e non sfruttato di energia geotermica pulita, in grado di aiutare a soddisfare i nostri bisogni energetici impiegando una risorsa disponibile 24 ore su 24 in tutto il Paese – spiega Jennifer M. Granholm, il segretario dell’Energia degli Stati Uniti, alla guida del DoE – Questi nuovi investimenti di FORGE, il fiore all’occhiello della nostra ricerca sugli EGS, possono aiutarci a trovare le soluzioni più innovative ed economiche, accelerando il nostro lavoro per la distribuzione geotermica su larga scala e supportando gli ambiziosi obiettivi climatici del presidente Biden».
Gli Usa sono già oggi il primo Paese al mondo per potenza geotermica installata, ma punta a migliorare ancora molto la propria performance.
Nel merito, il DoE argomenta che l’energia geotermica ha il potenziale per climatizzare e fornire elettricità a «decine di milioni di case» a livello nazionale, ma solo una piccola frazione delle vaste risorse geotermiche statunitense può essere imbrigliata attingendo direttamente dal vapore geotermico da serbatoi geotermici ad acqua dominante: la «stragrande maggioranza» sarebbe inaccessibile senza realizzare sistemi EGS.
Gli EGS sono soluzioni alla frontiera per lo sviluppo di tecnologie volte a produrre energia da sistemi idrotermali a bassa permeabilità, mediante stimolazione e reiniezione, oppure per ottimizzare i sistemi idrotermali naturali sempre aumentandone la permeabilità: la permeabilità del serbatoio viene incrementata (o meglio stimolata) per fratturazione, rompendo la roccia con immissione di acqua o altri fluidi a grande pressione in fondo pozzo.
Si tratta di tecnologie – ad oggi non presenti in Italia – che ampliano di molto la possibilità di attingere al calore rinnovabile presente nel sottosuolo, ma non sono esenti da rischi (in primis di natura sismica), e dunque gli investimenti in ricerca e sviluppo sono fondamentali per svilupparle in sicurezza.
Non a caso, l’iniziativa FORGE è pensata proprio per raccoglie dati utili per tutti gli aspetti dello sviluppo degli EGS, inclusi il flusso del fluido geotermico, le temperature, i tipi di roccia e altro ancora.
Questi dati consentono ai ricercatori di comprendere meglio le condizioni del sottosuolo, aiutandoli a identificare le migliori aree per la produzione geotermica e fornendo informazioni che possono essere utilizzate per ottimizzare strumenti e metodi che funzionano bene negli ambienti geotermici.