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Il Decreto “Spalmaincentivi” è legge ma ci sono ancora spazi per delle modifiche

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AGOSTINO RE REBAUDENGO
È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DL 91/2014, il cosiddetto decreto “Spalmaincentivi” nato per ridurre del 10% la bolletta energetica alle PMI e che contiene una rimodulazione degli incentivi all’energia prodotta con impianti fotovoltaici.

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Il DL 91/2014, conosciuto come “Splamaincentivi” è stato pubblicato il 25 giugno in GU, sollevando polemiche da parte di numerosi soggetti interessati e facendo guadagnare al Governo di Matteo Renzi anche un editoriale non proprio favorevole sul Wall Street Journal, in cui si evidenzia come questa manovra possa scoraggiare gli investitori a livello internazionale.
Il Decreto, nato per ridurre del 10% la bolletta elettrica alle PMI, interviene con una rimodulazione degli incentivi per gli impianti fotovoltaici di potenza superiore ai 200 kWp: a partire dal 1 gennaio 2015 gli incentivi per questa categoria di impianti saranno erogati per 24 anni invece degli attuali 20 senza interessi e con una riduzione delle tariffe.
La riduzione prevista è modulare, varia cioè a seconda della durata residua degli incentivi stessi -come specificato in un allegato al decreto- passando da una percentuale del 17%, oltre i 19 anni residui, sino al 25% se sono 12 gli anni rimasti. 
La rimodulazione del finanziamento è considerata “volontaria” e la scelta deve essere comunicata al GSE entro il 30 novembre 2014; ma chi non aderirà alla rimodulazione vedrà comunque ridursi dell’8% la tariffa riconosciuta al 25 giugno 2014 (data di entrata in vigore del DL 91/2014), per la durata residua del periodo di incentivazione, con decorrenza dal 1 gennaio 2015.
Per i titolari di impianto che decideranno di allungare la durata degli incentivi, invece, è prevista la possibilità di un sostegno creditizio da parte della Cassa Depositi e Prestiti, per un importo massimo pari alla differenza tra l’incentivo già spettante al 31 dicembre 2014 e l’incentivo “rimodulato”.
Sono previsti cambiamenti anche per gli impianti fotovoltaici non incentivati ma basati sull’autoconsumo dell’elettricità prodotta e viene introdotto un tributo pari al 5% degli oneri generali di sistema su tutta l’energia elettrica consumata in SEU e reti private.
I tagli riguarderanno 110.000 utenti collegati in Media Tensione e altri 600.000 collegati in Bassa Tensione con potenza impegnata superiore ai 16,5 kW.
Non è stato, invece, confermato il previsto stop agli incentivi per le centrali elettriche a olio combustibile.
Il decreto entrato in vigore lo stesso giorno della pubblicazione in GU, potrebbe però subire modifiche nell’iter di conversione in legge parlamentare, come auspicato da molti soggetti interessati.
AssoRinnovabili, infatti, è tra i più attivi detrattori del provvedimento, ed ha annunciato di essersi appellata al Commissario UE per l’Energia Günther Oettinger invocando un intervento di modifica.
«Constatiamo con amarezza che, nonostante il parere sull’incostituzionalità della norma fornito dal Presidente Emerito della Corte Costituzionale Onida, la nostra richiesta al Presidente della Repubblica di rinviare il decreto legge al Governo per eliminare lo spalma incentivi non è stata accolta –ha dichiarato  il presidente Agostino Re Rebaudengo- Confidiamo pertanto che l’Europa possa valutare la possibilità di indirizzare al Governo e al Parlamento Italiano un invito a riconsiderare la questione».
Asso Rinnovabili ritiene che lo spalma-incentivi contenuto nel decreto legge, oltre a danneggiare la credibilità del nostro Paese agli occhi degli investitori internazionali, abbia pesanti impatti sulle entrate fiscali e sul sistema bancario, come spiegato dal consigliere dell’associazione Paolo Lugiato, a Qualeenergia.it.
 «Anziché distribuire nuovo credito alle aziende, come auspicato dal premier Renzi, le banche saranno occupate a mettere delle pezze sulle operazioni passate» sostiene Lugiato e ritiene che quanto approvato sia «una manovra ad impatto negativo per il Paese. Per perseguire l’obiettivo nobile di ridurre le bollette delle PMI si fa un danno maggiore del beneficio. Lo spalma-incentivi, che in realtà altro non è che un taglio retroattivo, colpendo gli utili delle aziende farà diminuire le entrate fiscali. Per citare i calcoli fatti dall’imprenditore Giorgio Garuzzo e pubblicati sul blog di Alan Friedman, se tutti optassero per il taglio del 20% lo Stato perderebbe il 27,5% dell’Ires e il 3,9% dell’IRAP per circa 400 milioni di euro all’anno. E dovrebbe mettersi a cercare nuove tasse per coprire la differenza».
Un problema sollevato da AssoRinnovabili riguarda anche la possibilità che le norme retroattive possano generare un lungo elenco di ricorsi da parte degli investitori.
Anche Anest, l’Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica è intervenuta per segnalare come il provvedimento potrebbe scoraggiare gli investimenti nel loro settore.
«Il mercato del solare termodinamico –afferma Gianluigi Angelantoni, Presidente di Anest– è ai nastri di partenza. Siamo convinti infatti che entro fine anno si avvieranno i cantieri per i primi impianti di solare termodinamico in Italia. Il Decreto “Spalma incentivi” sta però mettendo in allarme i nostri partner esteri, che ritengono pericoloso un intervento che cambia le regole del gioco a gioco iniziato».

Contrarietà a quanto introdotto dal DL sono state espresse anche dalle associazioni ambientaliste, in particolare Legambiente e Greenpeace, che hanno rivolto direttamente un appello al premier Matteo Renzi per rivedere il Decreto Legge.
La speranza di un aggiustamento alla manovra -pur ribadendo gli obiettivi per cui è stata intrapresa- l’ha lasciata intravedere il ministro  allo Sviluppo Economico, Federica Guidi, in una intervista al Sole 24 ore.
«Non posso escludere miglioramenti o correzioni. Ma ci tengo a ribadire –ha detto il ministro- che questa operazione ha un obiettivo di redistribuzione: qualche sacrificio per chi in questi anni ha goduto di extrabenefici per favorire una fascia di imprese che paga dal 30 al 50% in più ai concorrenti europei»
Il ministro Guidi ha anche rassicurato riguardo all’aspetto sollevato dei possibili ricorsi da parte degli investitori sostenendo che non c’è nessun problema con norme e coperture e che «sull’energia affronteremo possibili ricorsi».