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Il contributo delle rinnovabili riduce i rischi di fornitura al sistema industriale

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Al Summit del Sole 24 Ore il ministro Galletti rassicura sulla tenuta, anche in inverno, del sistema degli stoccaggi
«L’Italia non paga la crisi ucraina»

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Jacopo Giliberto

Non c’è bisogno di accaparrare legna per l’inverno: la crisi ucraina (forse) non avrà conseguenze per i termosifoni degli italiani. Lo pronostica il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e secondo Marta Dassù, già sottosegretaria e viceministra agli Esteri con i governi Monti e Letta e oggi direttrice di Aspenia (Aspen Institute), la crisi ucraina diventerà forse una situazione «congelata, un po’ com’è accaduto per la Transnistria», staterello sconosciuto ai più che si trova fra Moldavia e Ucraina. Tuttavia per poter fronteggiare l’eventualità di tagli alle forniture di metano non basta avere gli stoccaggi commerciali straboccanti di gas – osserva uno dei più accorti analisti dell’energia, Leonardo Maugeri – e l’Europa deve definire le sue riserve strategiche, amministrate direttamente da Bruxelles. E bisogna lavorare di più e meglio sulla diversificazione delle fonti d’energia e sul risparmio. Sono queste alcune delle voci della giornata d’esordio della quattoridicesima edizione dell’italian Energy Summit promosso dal Sole 24 Ore (continuerà fino a domani).
«Credo che in Italia abbiamo un’autosufficienza energetica perché abbiamo puntato molto sulle energie rinnovabili. Il 30% oggi delle energie che consumiamo deriva dalle rinnovabili. Dobbiamo continuare su questa strada, ma nel contempo consumare meno energia», osserva il ministro Galletti. In questo quadro si inserisce il progetto del gasdotto Tap per importare metano dall’Azerbaigian senza subire il "balzello" russo. «Il nostro Paese – ricorda il ministro – ha ancora bisogno di un mix energetico» e per dare il via libera al progetto sono state necessarie 58 prescrizioni ambientali «molto severe», ricorda Galletti.
Sono gli stessi programmi che delinea l’Unione europea: diversificare le fonti e ridurre la dipendenza energetica dagli altri paesi, tagliare il costo dell’elettricità e del gas, creare le infrastrutture sono le sfide italiane nel contesto energetico globale delineate da Fabrizio Barbaso, della direzione Energia della Commissione Europea. «La dipendenza dell’Unione Europea dalle importazioni – osserva Barbaso – oscilla tra il 53 e 54%».
In chiave più strategica, l’asse energetico del mondo si sta spostando fra i grandi consumatori – l’Asia che cresce – e le nuove tecnologie che scoprono giacimenti in ogni dove, come lo shale oil e shale gas che rendono autosufficienti gli Stati Uniti. Se non saprà sfruttare i suoi giacimenti (come quelli nei mari attorno all’Italia, a Cipro o a Israele) l’Europa sarà condannata a diventare marginale, e Matteo Codazzi del Cesi guarda con attenzione in difficile progetto di creare fra i 20 paesi della Lega Araba un mercato comune dell’energia.
Piero Manzoni, amministratore delegato di Falck Renewables, ricorda che «i russi hanno già cominciato a ridurre bruscamente i rifornimenti» e per questo motivo eliminare gli sprechi, utilizzare tecnologie efficienti e adottare fonti rinnovabili, sono i tre passi per raggiungere l’efficienza energetica sono uno dei tre pilastri della politica europea, ricordano Dario Di Santo della Fire e il presidente di Domotecnica, Luca Dal Fabbro. A patto che – ammonisce Luca Alippi dell’E.ON Italia – le centrali elettriche non vengano tagliate fuori: «Serve uno strumento, il cosiddetto capacity payment, per rimunerare gli impianti che stanno spenti pronti a produrre elettricità appena il vento o il sole scendono e smettono di produrre energia rinnovabile».