Del resto, il Concetto Energetico Tedesco affronta anche il problema mobilità, prevedendo la messa in circolazione di almeno un milione di veicoli elettrici entro il 2020 e una sempre maggiore diffusione dei bio-carburanti. In questo senso va inteso un altro recente provvedimento preso in Germania, cioè l’autorizzazione alla vendita dell’E10, cioè il carburante costituito da benzina addizionata del 10% di etanolo. La decisione ha suscitato anche aspre critiche, sia da parte delle organizzazioni dei consumatori (che ritengono insufficiente la tutela degli automobilisti rispetto ai possibili danni causati dal nuovo carburante ai motori, specie se di non recente costruzione), sia da parte degli ecologisti, per i quali sottrarre terreno alle coltivazioni alimentari per produrre vegetali destinati alla trasformazione in etanolo non è una buona soluzione dal punto di vista ecologico globale. Ma la Germania non è la sola a voler ridurre in questo modo la dipendenza da combustibili fossili: gli Stati Uniti hanno di recente autorizzato una percentuale di etanolo ancora superiore 65%). Nessuno vuole farsi trovare impreparato di fronte alla prossima crisi petrolifera.
Ora che, dopo l’incidente di Fukushima, il futuro dell’energia nucleare è sempre più in discussione, gli occhi del mondo sono puntati sulla Germania, il Paese industrializzato che più di ogni altro ha puntato sulle energie rinnovabili per coprire il proprio fabbisogno futuro. La direzione imboccata dai tedeschi potrebbe indicare la strada a tutta l’Europa, se non incontrerà ostacoli lungo il percorso.
In attesa che venga presa una decisione definitiva sulla sorte dei residui impianti nucleari tedeschi (attesa per il prossimo 17 giugno), il ministro dell’Economia e della tecnologia Rainer Brüderle non è rimasto con le mani in mano, e ha di recente presentato i punti salienti di una legge tesa a favorire l’espansione della rete elettrica. Soprannominata Nabeg (da NetzAusbauBEschleuningungGesetz, legge per accelerare l’espansione della rete), si propone di semplificare la concessione di permessi per la costruzione di nuove linee elettriche, per facilitare l’ingresso in rete di impianti solari, bioenergetici, eolici e di siti di immagazzinamento dell’energia, nonché per favorire l’interconnessione tra produttori di energia interni ed esteri. Secondo stime della Dena, l’ente energetico tedesco, entro il 2020 saranno necessari circa 3.600 chilometri di nuove linee ad alta tensione per assicurare una buona gestione della rete.
Tutto questo avviene all’interno del Concetto Energetico Tedesco, un insieme di linee guida approvate dal Governo per l’ammodernamento del sistema energetico fino al 2050. Una delle parole chiave del Concetto è «efflcienza energetica»: l’autosufflcienza va ottenuta non solo aumentando la produzione, ma anche diminuendo gli sprechi, grazie a edifici in grado di minimizzare le perdite di energia, ma soprattutto grazie a una rete di distribuzione che faccia sì che tutta l’energia prodotta venga effettivamente impiegata. Se lo scopo primario della Nabeg è solo quello di facilitare l’immissione in rete di impianti privati di produzione elettrica, in particolare degli impianti eolici galleggianti su cui la Germania conta molto, l’obiettivo finale è quello di ottenere una "smart grid", una rete intelligente e informatizzata in grado di armonizzare produzione e consumo.
Sono già stati annunciati dei progetti pilota, come quello in Bassa Sassonia che prevede la costruzione di una smart grid locale. Questa ottimizzerà la distribuzione di energia, prodotta da impianti fotovoltaici, alimentando non solo abitazioni. ma una flotta di sessanta auto elettriche Peugeot iOn.