Home Cosvig Il clima che cambia in Toscana: «Nell’ultimo mese è piovuto il 65%...

Il clima che cambia in Toscana: «Nell’ultimo mese è piovuto il 65% in meno del normale»

1301
0
CONDIVIDI
Lamma: da inizio anno -60% per le piogge attese a Grosseto, a Siena -40%

Fonte: greenreport.it

Autore:

Gli ultimi dati diffusi dal consorzio Lamma (Laboratorio per il monitoraggio e la modellistica ambientale) riassumono un quadro critico per la situazione meteo-climatica toscana. Dal punto di vista termico, spiegano infatti da Lamma, luglio «è risultato più caldo della media in buona parte della regione. Soprattutto le temperature massime presentano valori molto sopra media, con le anomalie maggiori registrate nella parte centro-orientale della Toscana».

Insieme al caldo, come noto, a infuocare quest’estate toscana è la mancanza delle precipitazioni, a dir poco scarse sul territorio. «Nei capoluoghi è piovuto circa il 65% in meno del normale, con cumulati che hanno oscillato fra i ca. 2 mm di Prato e i 27 di Arezzo», osservano dal Consorzio, e «il numero di giorni piovosi è stato pari al 43% del normale, considerato comunque che luglio è il mese meno piovoso con una media di soli 3 giorni di pioggia». Ma le criticità non partono di certo nell’ultimo mese: considerando tutto il 2017 soprattutto il sud della Toscana ha registrato un «deciso calo delle piogge rispetto alla media, visto che «da inizio anno a Grosseto manca il 60% delle piogge normalmente attese, a Siena il 40%».

Non c’è dunque da stupirsi se «caldo e carenza di acqua hanno fatto progressivamente aumentare il grado di stress idrico e termico della vegetazione forestale ed in particolare le specie arboree vite e olivo, con un’estensione delle aree in sofferenza».

Che fare? Inutile sperare che simili criticità non si ripropongano negli anni avvenire. Il cambiamento climatico avanza, e impone una nuova normalità con la quale fare i conti, anche in Toscana. Incrociare gli investimenti necessari da una parte per ridurre le emissioni di gas serra, dall’altra per incrementare la resilienza dei territori, è l’unica ricetta possibile per non farsi trovare impreparati.