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Il calore della Terra per l’allevamento ittico friulano

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Il comune di Grado sta studiando la possibilità di riscaldare l’acqua delle valli da pesca con il fluido geotermico

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

La Bassa Pianura Friulana e la fascia lagunare sono entrambe aree da tempo indagate per studiare le caratteristiche delle risorse geotermiche (acquiferi profondi e sub superficiali) presenti nel sottosuolo.

La Regione Friuli Venezia Giulia, per promuovere un piano di conservazione e sviluppo dell’utilizzo dell’energia geotermica ha avviato, infatti, una serie di studi e ricerche allo scopo accrescere il bagaglio di conoscenze e giungere quindi ad un corretto utilizzo della risorsa. Attualmente in Regione vi sono due permessi di ricerca e una trentina di concessioni minerarie per lo sfruttamento della risorsa geotermica e presto anche le valli da pesca della laguna di Grado e Marano potrebbero avvalersene per innalzare la temperatura dell’acqua delle valli da pesca e creare condizioni più idonee allo svernamento dei pesci.

La “valle da pesca” è un ambiente salmastro dove l’afflusso di acqua dolce e salata è regolato artificialmente attraverso un sistema di chiuse, realizzate per creare un allevamento di tipo estensivo, dove il pesce cresce in modo naturale nell’arco di tre, quattro anni. La parola "valle" deriva dal nome latino (vallum) degli argini costruiti per delimitare queste aree. Per catturare il pesce da immettere in valle si attende il periodo della "montata", quando d’estate il pesce novello entra dal mare nelle lagune trovandovi maggiore nutrimento e acque più temperate.

In inverno, invece, il pesce si rifugia in bacini profondi (fosse di sverno), soprattutto se la temperatura dell’acqua scende sotto lo zero; per evitare che le acque diventino troppo fredde il Comune di Grado sta progettando di riscaldare questi bacini delle valli da pesca sfruttando il calore naturale presente nel sottosuolo, peraltro già stato individuato.

Il gelo, dopo i cormorani, è infatti l’altro elemento che mette in difficoltà gli allevatori delle valli friulane: il freddo registrato lo scorso anno nel mese di febbraio, quando per più giorni consecutivi la temperatura è scesa di diversi gradi sotto lo zero, accompagnata da gelide raffiche di bora, ha pressoché azzerato la produzione degli allevamenti.

Un intervento come quello ipotizzato dal Comune di Grado potrebbe, quindi, risollevare il comparto della produzione di pesce da allevamento, in cui il Friuli Venezia Giulia è leader europeo.

«In base ai dati disponibili –ha spiegato l’assessore all’Ambiente del Comune di Grado, Emiliano Gordini– l’acqua può raggiungere temperature comprese tra 35 e 40 gradi centigradi».

Il Comune assieme alla Società Cooperativa Shoreline e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Oceanografia (OGS) di Trieste, sta dunque studiando le caratteristiche della risorsa, la fattibilità dell’intervento, le soluzioni tecniche necessarie per raggiungere l’obiettivo.

Il progetto prevede l’installazione di un sistema pozzo-scambiatore pilota da realizzare in una valle produttiva di proprietà del Comune, attualmente in concessione a operatori della pesca locale. I concessionari della valle «avranno l’indubbio vantaggio -ha detto l’Assessore- di fruire di tale sistema, a costo zero, per tutta la durata della sperimentazione e alla fine della stessa avranno l’unico onere della manutenzione ordinaria».

La sperimentazione, che partirà non appena il Comune riceverà conferma del contributo di 150mila euro richiesto, avrà una durata di 30 mesi.

«Si vuole altresì sviluppare –ha aggiunto l’assessore- un sistema di controllo automatico per l’attivazione del sistema di scambio del calore in funzione delle variazioni delle temperature dell’ambiente circostante sfruttando le conoscenze ed esperienze gestionali maturate dai vallicoltori gradesi».