L’Islanda ha la più alta quota percentuale di energia rinnovabile nel mondo, grazie allo sviluppo delle risorse energetiche geotermiche.
Come l’Italia, l’Islanda ha condizioni geologiche favorevoli per la produzione di energia geotermica, grazie alla combinazione della sua posizione sulla dorsale medio-atlantica e alla spiccata attività tettonica. L’Islanda è un sub-aereo parte del fondo oceanico. «Abbiamo una condizione geologica molto favorevole perché una continuazione dell’asse terrestre della dorsale oceanica attraversa l’Islanda da sud-ovest a nord-est formando una cintura di vulcanismo e rifting che è caratterizzata da numerosi vulcani attivi e dai relativi campi geotermici ad alta temperatura con fluidi endogeni che raggiungono anche temperature superiori ai 200 ° C a un km di profondità. Fuori della zona vulcanica vi sono poi abbondanti risorse geotermiche a media e bassa temperatura a causa dell’attività tettonica e sismica» ha spiegato Ólafur G. Flóvenz,direttore del GeoSurvey, un’organizzazione governativa senza scopo di lucro che reinveste tutto in ricerca.
«Molte di queste risorse a media temperatura, intorno ai 100°C –ha continuato Flòvenz- vengono utilizzate in maniera diretta, in particolare per riscaldamento degli edifici, per fornire acqua calda a piscine, stazioni termali, serre e per l’acquacoltura» .
Nel 2010 quasi l’80% del consumo di energia primaria in Islanda è stato ottenuto da fonti rinnovabili, circa il 60% da geotermica e circa il 20% da risorse idroelettriche. Il restante 20% proviene da combustibili fossili utilizzati esclusivamente nel settore dei trasporti e della pesca, quindi per auto, navi e aerei.
Oggi quasi il 90% di tutte le case del Paese vengono riscaldate con la geotermia, utilizzando risorse sia ad alta che a bassa temperatura, e tutto a costi molto bassi. Il prezzo al consumo è in genere nel range di 1-3 centesimi di euro per Kwh rispetto agli 8 centesimi di euro per il riscaldamento tramite energia elettrica e dei 12 centesimi di euro per il riscaldamento con gasolio; il settore del riscaldamento geotermico diretto offre quindi la possibilità di un forte risparmio per i cittadini e grandi benefici ambientali
Il resto degli edifici ha un riscaldamento alimentato da energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili, ovvero idroelettrico e geotermia.
In alcuni casi, la risorsa geotermica è abbastanza vicina alla rete di distribuzione, ma è possibile convogliare l’acqua calda anche sulle lunghe distanze: «la rete più lunga è a 70 km dai campi geotermici –ha spiegato Flòvenz- ma grazie ai sistemi isolanti che utilizziamo si riesce a perdere solo 2 °C. Reykjavik ha ancora la più grande rete di teleriscaldamento geotermico al mondo, ma tale posizione potrebbe presto essere messa in discussione da una città cinese».
L’Islanda utilizza la geotermia ad alta temperatura anche per la produzione elettrica: nel 2010 il 26% della produzione totale derivava da geotermia mentre il restante 74% derivava da fonte idrica.
«La potenza elettrica installata è aumentata da 202 MWe nel 2004 a 664 MWe nel 2012 –ha continuato Flovenz- ma è previsto un ulteriore sviluppo perché rispetto ad altre fonti rinnovabili come l’idrica, l’eolica o il solare, l’energia geotermica ha la maggiore continuità, mentre le altre sono discontinue a seconda delle stagioni e delle condizioni meteorologiche».
L’evoluzione della produzione di energia geotermica in Islanda è iniziata circa un secolo fa e all’inizio si è sviluppata lentamente. Nei primi decenni del XX° secolo i primi tentativi di utilizzo erano stati fatti per riscaldare le case e per convogliare l’acqua calda da sorgenti calde naturali e pozzi poco profondi. Il primo vero sistema di teleriscaldamento in Islanda risale al 1928, a Reykjavik. Il progresso è stato lento, per problemi tecnologici, dovuti ad un’inadeguata conoscenza del settore e per una scarsa fiducia delle opportunità che la risorsa geotermica avrebbe potuto offrire.
«Lo sviluppo geotermico –ha spiegato Flovenz- è arrivato con la seconda guerra mondiale, quando, utilizzando un campo geotermico vicino a Reykjavik, è stata costruita una conduttura lunga 15 km che ha permesso di riscaldare una parte considerevole della città. Da allora c’è stato un progresso lento ma costante dell’uso diretto della geotermia fino al 1970, quando appena poco più del 40% di tutte le case erano riscaldate con energia geotermica. La prima crisi petrolifera mondiale del 1973 e il conseguente aumento significativo del prezzo del petrolio ha dato l’impulso per sviluppare la geotermia soprattutto per il riscaldamento che in Islanda deve essere garantito più o meno tutto l’anno (la temperatura esterna ad Agosto in Islanda oscilla tra i 10 e i 15 gradi centigradi, ndr)».
«I costi petroliferi e le prime problematiche ambientali hanno quindi spinto il governo islandese a prendere la decisione politica di eliminare i combustibili fossili nel settore del riscaldamento il più presto possibile. Sono state destinate notevoli risorse economiche alla ricerca geotermica e alla formazione ed è stato istituito un fondo per la mitigazione del rischio dovuto alle perforazioni geotermiche».
Il primo importante impianto geotermoelettrico islandese (Krafla, della potenza di 60 Mwe), è stato costruito negli anni Settanta: l’elettricità è ora prodotta in sei centrali elettriche per un totale di 664 MWe installati e una produzione annua che ora è vicina a 6 TWh.
Questo periodo è stato contraddistinto anche da una sempre crescente conoscenza tecnologica che ha migliorato sia la produzione media per pozzo geotermico, sia le fasi di esplorazione, perforazione e produzione.
«La produzione di energia geotermica ha un basso impatto ambientale rispetto alla produzione di energia da combustibili fossili, l’energia nucleare e alcune altre fonti rinnovabili -ha continuato Flovenz- Tuttavia ci sono preoccupazioni in merito ad alcuni aspetti ambientali legati alla produzione di energia geotermica: l’impatto visivo delle centrali, principalmente tubi e linee di trasmissione, alcune emissioni di gas come l’anidride carbonica e l’idrogeno solforato e la sismicità indotta. Tutti questi effetti possono però essere gestiti: l’impatto visivo migliorando l’architettura, l’emissione di gas con la loro reiniezione o con altri mezzi di rimozione o cattura come i filtri e la sismicità indotta con una gestione della reiniezione del fluido».
«In generale, l’utilizzo di energia geotermica è stata un grande successo in Islanda, fornisce energia a basso costo e offre i comfort oltre relativi a posti di lavoro, ma è necessario tenere a mente che questo grande risultato non è stato semplice e che gli ostacoli tecnici e sociali devono essere affrontati e risolti con una azione congiunta tra le aziende energetiche, le società di ingegneria e l’amministrazione pubblica che in Islanda è rappresentata da GeoSurvey».