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Il Burden sharing è quasi realtà

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Il decreto ministeriale che fissa gli obiettivi intermedi e finali che ciascuna Regione e Provincia Autonoma dovrà conseguire entro il 2020 è in discussione sui tavoli delle Regioni

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

In ritardo di oltre due anni (era previsto per il maggio 2009) è finalmente stato formulato il decreto ministeriale per quello che viene definito il burden sharing, cioè la suddivisone fra Regioni e Province Autonome della quota nazionale di incremento dell’energia rinnovabile che l’Italia si è impegnata a raggiungere entro il 2020 (il 17% del consumo interno lordo).

Da qualche settimana circola, infatti, tra le Regioni e le Province Autonome la bozza di decreto ministeriale che fissa gli obiettivi intermedi e finali che ciascuna regione e provincia autonoma dovrà conseguire secondo lo schema degli impegni fissati nel Piano di azione nazionale, PAN, presentato l’estate dello scorso anno dal Ministero dello Sviluppo Economico all’Unione Europea.

La richiesta che viene dalle Regioni è quella dell’istituzione di strumenti e organismi che garantiscano la governance tra lo Stato e le Regioni nel conseguimenti degli obiettivi e di riscrivere l’articolo che riguarda le modalità di gestione dei casi di mancato raggiungimento degli obiettivi da parte delle regioni stesse.

Per la quantificazione degli obiettivi indicati per ciascuna Regione e Provincia Autonoma vengono presi a riferimento gli obiettivi nazionali definiti nel primo Piano di azione per le energie rinnovabili che, vale la pena ricordare, considera ancora come obiettivo per il fotovoltaico una potenza di 8 GW che è già stata ampiamente superata, avendo raggiunto la potenza fotovoltaica installata oltre 11 GW a settembre di questo anno.

Non concorrono, invece, alla determinazione delle quote regionali e provinciali di energia da fonti rinnovabili, il consumo di biocarburanti per i trasporti e le importazioni di energia rinnovabile da Stati membri e da Paesi terzi.

Per calcolare il consumo finale lordo di energia di una Regione o Provincia Autonoma sono stati sommati i consumi elettrici, compresi i consumi degli ausiliari di centrale, le perdite di rete e i consumi elettrici per trasporto; i consumi di energia per riscaldamento e raffreddamento in tutti i settori, con esclusione del contributo dell’energia elettrica per usi termici; i consumi per tutte le forme di trasporto, ad eccezione del trasporto elettrico e della navigazione internazionale.

Il consumo di energia rinnovabile è stato ricavato dalla somma dell’energia elettrica lorda da fonte rinnovabile prodotta da impianti ubicati nella regione; dall’energia termica da fonte rinnovabile per riscaldamento/raffreddamento, prodotta e distribuita, anche mediante teleriscaldamento, da impianti di conversione ubicati nella regione o provincia autonoma, ad esclusione di quelli alimenti con biometano o biogas prelevato da reti, che concorre a definire uno specifico parametro.

Il maggiore incremento in termini percentuali è stato assegnato alle Marche, alla Sicilia e alla Sardegna. In termini assoluti, invece, la maggiore quantità di consumi da rinnovabili è prevista in Lombardia, Piemonte, Toscana e Puglia.

Le Regioni con la maggiore quota percentuale di rinnovabili, dopo la Valle D’Aosta, sono il Molise, le Province Autonome di Trento e Bolzano, la Basilicata.

Per la Toscana il burden sharing prevede un obiettivo al 2020 per le fonti energetiche rinnovabili pari al 16,5%, calcolato come rapporto tra i valori del consumo da fonti energetiche rinnovabili (FER) e dei consumi finali lordi.

I consumi finali da FER per la Toscana vengono indicati pari a 1.554 kTep al 2020, mentre i consumi finali lordi pari a 9.429,4 kTep, considerati i consumi elettrici (2.124,8 kTep) e quelli non elettrici (7.304,6 kTep).

Gli obiettivi sono indicati con step ogni due anni a partire dal 2012 sino ad arrivare al 2020, che prevedono il 9,5% come primo step, il 10,8% al 2014, il 12,3% al 2016, il 14,1% al 2018.