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Il bilancio storico dell’agevolazione e le prospettive del mercato della riqualificazione

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Rapporto Cresme-Cna.
In 15 anni 6,9 milioni di domande

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Giorgio Santilli

Le cifre del Rapporto Cresme-Cna le ha citate anche il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, quando ieri ha spiegato in conferenza stampa che il Governo intende mettere a regime una politica di incentivazione del recupero edilizio: in Italia già oggi le abitazioni che hanno più di 40 anni di età sono il 55,4% del totale, il 68,7% nei comuni capoluoghi e il 76,2% nelle città metropolitane, ma diventeranno rispettivamente il 68,6%, il 79,7 e l’85,2% fra dieci anni.
Con un patrimonio abitativo così vetusto, non sorprende che il bonus inaugurato dal Governo Prodi nel 1998 sia stato un gran successo in questi anni. Nelle sue varie forme e misure – 41%, 36%, 50% per le ristrutturazioni semplici e 55% per il risparmio energetico – lo sgravio fiscale ha prodotto in 15 anni (fino al 31 dicembre 2012) ben 6,9 milioni di domande da parte dei contribuenti: per la precisione 6.909.729 di cui 5.475.729 per il recupero edilizio e 1.434.000 per il risparmio energetico. Gli investimenti sostenuti dalla defiscalizzazione ammontano a 111.038 milioni: 94.227 milioni di investimenti dagli incentivi al recupero edilizio semplice e 17.211 milioni dall’uso del 55 per cento.
Gli investimenti incentivati sono – secondo il Cresme – pari al 13,8% del totale degli investimenti totali in riqualificazione edilizia e al 20,1% degli investimenti in riqualificazione residenziale. Gli investimenti privati in riqualificazione edilizia fra il 1998 e il 2012 sono stimati, infatti, dal sistema informativo del Cresme a 805,8 miliardi, di cui 551.752 milioni relativi a edifici residenziali.
A fronte dei 111 miliardi di investimenti agevolati, le detrazioni effettivamente accollate al fisco sono ammontate a circa 45 miliardi, 35.154 milioni per il 41-36-50% e 9.466 per il 55%. Per calcolare il costo complessivo dell’operazione per lo Stato il Cresme aggiunge 8 miliardi di mancato incasso per minori imposte sull’energia, derivanti dal risparmio energetico. Totale: 53 miliardi.
Il Cresme stima anche il beneficio complessivo per lo Stato dell’attività di riqualificazione agevolata: 49,5 miliardi, comprendendo l’Iva pagata dalle imprese edili, gli installatori e i tecnici, l’Ire pagata dalle imprese edili e gli installatori, l’Irpef e gli oneri sociali per gli occupati diretti in edilizia e una stima (dalla matrice di contabilità sociale) della ricaduta economica indotta. Il saldo per lo Stato sarebbe, secondo questa stima del Cresme, che è il più autorevole centro studi sui temi dell’edilizia, negativo per 3,5 miliardi in valori correnti e positivo per 2,3 miliardi in valori attualizzati.
Il Cresme si spinge poi fino a considerare il saldo non solo al 2012, ma al 2021, per tener conto degli sgravi fiscali già attivati e ripartiti su dieci anni. Al 2012 il saldo è per lo Stato positivo di 17,8 miliardi perché le detrazioni fiscali già "riscosse" ammontano a 31,7 miliardi. Il saldo al 2021 sarebbe diventato invece negativo per 21,3 miliardi nell’ipotesi che si fossero azzerati ora tutti gli incentivi.