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Il 13% dei consumi energetici dell’Unione Europea a 27 è da fonti rinnovabili

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I dati forniti dall’Eurostat si riferiscono al 2011. Solo l’Estonia ha superato l’obiettivo al 2020

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

L’Europa sta discutendo della Road map europea dell’energia al 2030, per definire i prossimi obiettivi comunitari per i singoli Paesi Membri, come passo successivo dopo quelli del pacchetto clima-energia fissati per il 2020.
La Commissione con la comunicazione pubblicata a fine 2011, “A EU Energy Roadmap 2050”, ha proposto l’ambizioso obiettivo di tagliare al 2050 le emissioni europee di gas serra dell’80% rispetto ai livelli del 1990; in particolare, per il settore elettrico il taglio proposto è del 95%.
Riguardo al raggiungimento degli obiettivi al 2020, i dati Eurostat – l’ufficio d’analisi dell’Unione europea – pubblicati recentemente, certificano che nel 2011 il 13% del fabbisogno lordo di energia dell’Unione a 27 è stato coperto con fonti rinnovabili, rispetto al 7,9% nel 2004 e al 12,1% del 2010.
Un valore ancora piuttosto lontano dal 20% che l’UE si è dato come obiettivo per il 2020, cui ogni Stato membro deve contribuire con un target specifico.
I singoli obiettivi indicati per gli Stati membri riflettono le differenze nelle condizioni iniziali, il potenziale delle energie rinnovabili e le prestazioni economiche di ciascuno.
La tabella Eurostat indica che è l’Estonia il primo Stato membro a superare, con nove anni di anticipo, il suo obiettivo di energie rinnovabili nel consumo energetico nazionale, fissato per il 2020 al 25%.
Nel 2011 l’Estonia era, infatti, già in grado di coprire il 25,9% del proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili e tra i paesi dell’Unione Europea, impegnati nel raggiungimento del proprio obiettivo, anche la Norvegia è prossima a segnare il suo target (67,5% al 2020) con una quota pari a 64,7% di energie rinnovabili sul fabbisogno interno.
La crescita delle rinnovabili è particolarmente spiccata nei Paesi del Nord Europa: dopo la Norvegia, seguono la Svezia (46,8% dei consumi da rinnovabili), la Lettonia (33,1%), la Finlandia (31,8%) e l’Austria (30,9%).
In questa tabella di Eurostat l’Italia, ha raggiunto l’11,5% (rispetto al target del 17% assegnato), ma è positiva la crescita rispetto al 2004, quando la quota delle rinnovabili era ferma al 4,9% del fabbisogno energetico.
Il nostro paese si trova comunque in buona compagnia, assieme al gruppo dei paesi dell’Est (Slovenia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Repubblica Ceca) che hanno ancora di fronte una distanza di circa 5-6 punti percentuali rispetto al target assegnato e alla Croazia, che da luglio entrerà nell’Unione come ventottesimo  Stato membro, che è al 15,7%, contro un obiettivo del 20%.
Così come la Grecia (11,6% rispetto all’obiettivo del 18% al 2020) e l’Irlanda (6,7% contro l’obiettivo del 16% al 2020).
In fondo alla tabella Eurostat si trova Malta, con appena lo 0,4% del fabbisogno energetico coperto dalle rinnovabili, contro un obiettivo del 10% al 2020; in compagnia del Lussemburgo (2,9% a fronte di un target dell’11%), Gran Bretagna (3,8% contro un obiettivo del 15%), Belgio (4,1% contro il 13%) e Olanda (4,3% rispetto a un obiettivo del 14%).
I paesi in cui si è avuta una maggiore crescita rispetto ai valori del 2004 sono la Svezia, dove la quota delle rinnovabili sul fabbisogno totale è salita dal 38,3% al 46,8%, la Danimarca (dal 14,9% al 23,1%), l’Austria (dal 22,8% al 30,9%), la Germania (dal 4,8% al 12,3%) e l’ Estonia (dal 18,4% al 25,9%) che ha già superato l’obiettivo al 2020.
La strada dunque è ancora piuttosto lunga e la discussione avviata lo scorso 27 marzo dalla Commissione con il libro verde “A 2030 framework for climate and energy policies”, per individuare le politiche energia-clima dell’Unione Europea al 2030, ed in particolare gli obiettivi comunitari per la “tappa al 2030” della Roadmap  dell’energia rischia di rimanere un dibattito teorico.
Con l’ulteriore rischio che l’obiettivo proposto dalla Commissione di tagliare al 2050 le emissioni europee di gas serra dell’80% rispetto ai livelli del 1990, diventi sempre più lontano.