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I vantaggi nell’utilizzo di energia geotermica e delle altre rinnovabili nelle produzioni agroalimentari

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Dati a confronto in quattro casi analizzati tra le aziende che aderiscono alla Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

La partecipazione delle aziende agroalimentari alla Comunità del Cibo ad Energie Rinnovabili (CCER) risponde al criterio di ottenere un prodotto buono giusto e pulito utilizzando materie prime di ottima qualità, rispettose dell’ambiente ed energia rinnovabile in alcune fasi della loro lavorazione. Questo rappresenta già un vantaggio che offre al consumatore finale il messaggio etico di un prodotto pulito, rispettoso dell’ambiente e della salute.
C’è però un secondo un vantaggio che ricade direttamente sulle aziende ed è quello economico, che deriva dall’utilizzo di energia autoprodotta, o comunque proveniente da una filiera di produzione corta, vicina dunque al luogo di produzione.
La conferma di questo assunto deriva da uno studio condotto dagli esperti di CoSviG, Dario Bonciani e Peter Schütte,  che hanno analizzato i dati di quattro aziende della CCER: le serre di Parvus Flos di Radicondoli, il caseificio Podere Paterno di Monterotondo marittimo, l’azienda La Poderina Toscana di Montegiovi, nel comune di Castel del Piano e il frantoio San Luigi di Caldana nel comune di Gavorrano.
Nelle prime due aziende si utilizza il vapore geotermico per il fabbisogno di calore e nelle altre due il nocciolino di oliva per alimentare una caldaia a biomasse. Tutte le aziende (tranne le serre che acquistano comunque energia elettrica 100% verde dalla rete) hanno poi installato impianti fotovoltaici per produrre almeno una parte dell’energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno.
Le Serre Parvus Flos producono a Radicondoli 50 tonnellate/anno di basilico e si trovano a circa 1,5 Km dalla centrale geotermica da cui prendono il vapore utilizzato per riscaldare a 90°C l’acqua necessaria al riscaldamento degli ambienti. Grazie alla geotermia riescono a coprire il 96% del loro fabbisogno termico pari a 9.464 MWh/anno con un risparmio di 810 TEP/anno di energia primaria, 985.833 metri cubi anno di metano e 2.000 t/anno di CO2 evitata.
La Parvus Flos si avvale anche di un sistema di efficienza energetica che permette di modulare i fabbisogni termici in base all’effettiva necessità, agendo sulla portata del vapore geotermico allo scambiatore e sulla portata delle pompe del circuito per la distribuzione del calore, ottenendo un risparmio pari al 32% di energia geotermica e al 29% di energia elettrica. In termini unitari, la spesa energetica per un m2 di serre geotermiche è pari a 15 €/anno per il vapore geotermico e 3,25 €/anno per l’energia elettrica, con un risparmio attorno al 30% che permette alla Parvus Flos di poter offrire il proprio prodotto sul mercato a prezzi competitivi anche alla grande distribuzione. Le serre della Parvus Flos sono presenti anche a Monterotondo Marittimo e a Castelnuovo Valdicecina dove viene utilizzato il vapore di scarto delle centrali geotermiche.
Il Podere Paterno di Monterotondo Marittimo produce formaggio pecorino fresco e stagionato e ricotta, partendo da una propria produzione di latte pari a 160.000 litri/anno e utilizza il vapore di scarto della centrale geotermica di San Martino a 180-200°C con cui copre tutti i fabbisogni termici, ovvero il 95% della domanda energetica totale, mentre con un impianto fotovoltaico da 11 kW copre il 78% dei propri fabbisogni di energia elettrica. Il risparmio nel primo caso è di 24 TEP/anno di energia primaria, 28.896 m3/anno di metano e 60 t/anno di CO2 evitata; mentre per l’energia elettrica autoprodotta i risparmi sono pari a 3 TEP/anno di energia primaria risparmiata e 7 t/anno di CO2 non emessa.
Le spese complessive per coprire i costi di esercizio se fosse utilizzato metano ed energia elettrica dalla rete sarebbero pari a 17.500 Euro/anno.
Gli altri due casi analizzati riguardano i frantoi de La Poderina e di San Luigi, che non utilizzano geotermia ma solare e biomassa, in questo caso il nocciolino di oliva, ovvero un sottoprodotto della lavorazione olearia, con l’ulteriore duplice vantaggio di non dover acquistare combustibile e non dover smaltire il rifiuto.
Entrambe le aziende riescono a coprire interamente il fabbisogno energetico, che nel caso della Poderina è rappresentato oltre che dal processo produttivo vero e proprio anche dal ristorante aperto nel 2006, utilizzando un impianto fotovoltaico e un impianto a biomasse.
L’impianto fotovoltaico de La Poderina è di 19,9 kW di potenza, quello del frantoio San Luigi è di 45 kW e la  quota di autoconsumo si attesta in entrambe le aziende in circa il 25%. L’energia in eccesso viene immessa in rete e remunerata con la modalità dello scambio sul posto, con un ritorno economico quantificabile in 12 anni.
L’impianto a biomasse è alimentato in entrambi  i frantoi con nocciolino di oliva, che riesce a soddisfare i fabbisogni di calore dell’intero processo produttivo, con un ritorno economico dell’impianto quantificabile in soli due anni.