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I vantaggi degli impianti geotermici a bassa entalpia

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Cosa sono, quando è possibile installarli e quanto costano gli impianti geotermici che beneficiano dell’ecobonus del 65% sino al 31 dicembre 2013

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Il recente decreto sugli ecobonus ha innalzato nella misura del 65% la detrazione fiscale delle spese per interventi di risparmio energetico che siano state sostenute dal 6 Giugno (data di entrata in vigore del decreto) al 31 dicembre 2013.
Tra gli interventi ammessi è prevista anche la sostituzione di impianti di riscaldamento con impianti geotermici a bassa entalpia oltre che con pompe di calore ad alta efficienza e la sostituzione di scaldacqua tradizionali con altri a pompa di calore.
Gli impianti geotermici a bassa entalpia sfruttano lo scambio termico con il sottosuolo superficiale per mezzo di una pompa di calore, in pratica il sottosuolo viene utilizzato come serbatoio termico dal quale estrarre calore durante la stagione invernale ed al quale cederlo durante la stagione estiva; se si è poi in presenza di una falda geotermica il sistema ha una efficienza maggiore.
 Inoltre, la risorsa idrica non viene in alcun modo alterata, trattandosi esclusivamente di uno scambio termico.
Questi impianti sono utilizzati per la climatizzazione degli edifici, potendo quindi soddisfare sia il fabbisogno di riscaldamento nel periodo invernale invece di usare la classica caldaia (a metano o GPL) sia quello di raffrescamento nel periodo estivo in sostituzione del condizionatore (spesso funzionante ad energia elettrica).
Un sistema che quindi offre un contributo molto importante per diversificare la fonte di approvvigionamento energetico del patrimonio edilizio, oltre che le bollette dei cittadini, e per ridurre gli impatti derivanti dall’uso dei combustibili fossili.
La presenza di risorse geotermiche a bassa entalpia è largamente diffusa, reperibile in qualsiasi situazione geografica: al mare, in montagna, in pianura, in collina, in riva al lago, in città, in campagna.
Gli impianti alimentati con questa risorsa risultano essere anche di semplice gestione in termini di manutenzione e permettono, in condizioni favorevoli, di rinunciare completamente alle risorse fossili, se non per la parte di energia elettrica necessaria a far funzionare la pompa di calore, energia che, eventualmente, potrebbe essere assicurata ricorrendo ad un piccolo pannello solare fotovoltaico.
L’efficienza e il valore aggiunto di questa tecnologia aumentano in maniera esponenziale qualora ci si trovi in edifici all’interno dei quali siano stati implementati elementi di diffusione termica avanzati, detti anche a bassa temperatura. Ovvero nei casi in cui si siano installati, anziché i tradizionali elementi radianti (i termosifoni “classici” che lavorano a temeprature di 65-70°C), sistemi di diffusione termica a pavimento, soffitto, parete, che hanno una temperatura di esercizio di circa 30-35°C o addirittura ventilconvettori, la cui temperatura di esercizio è variabile.
Tali sistemi di diffusione termica sono però, nella maggior parte dei casi, riscontrabili solo nel caso di edifici di nuova costruzione, o sottoposti a pesanti interventi di ristrutturazione od adeguamento, o di efficientamento energetico.
La convenienza è riscontrabile anche negli edifici di vecchia costruzione e dotati di sistemi “tradizionali” di diffusione del calore, qualora, ad esempio si decida di sostituire una caldaia a gasolio o GPL con un impianto geotermico a bassa entalpia, usufruendo, in questo caso, dello sgravio fiscale del 65%.
Il costo è funzione del carico termico dell’edificio, ovvero dal quantitativo di calore di cui ha bisogno l’edificio, e del tipo di sottosuolo dal quale si preleva calore. I costi mediamente forniti dagli installatori si aggirano, per un’abitazione di 150 mq in circa 20.000 euro, dove il costo preminente è quello della posa in opera delle sonde.
I tempi di ammortamento (tenendo conto del fatto che l’investimento aggiuntivo è dato dall’extra costo dell’impianto) dipendono dalla tipologia tradizionale presa a confronto (metano, gasolio, GPL) e se l’impianto geotermico si usa solo per il riscaldamento o anche per il raffrescamento. Ovviamente i costi variano anche in ragione del fatto che l’impianto venga installato in un edificio di nuova costruzione o in fase di ristrutturazione: nel primo caso, infatti, il costo della messa in opera delle sonde è quasi ininfluente, poiché queste sono realizzate in coincidenza con i lavori relativi alle fondazioni.  Nel caso ipotizzato di una villetta di 150 metri quadri, il costo messo a confronto con l’utilizzo del metano può essere ammortizzato in un periodo che va da quattro a sei anni di funzionamento. In questo caso l’extra costo rispetto ad un impianto tradizionale è di circa 8.000 euro (20.000 per l’impianto geotermico rispetto ai 12.000 di quello tradizionale) e il risparmio annuale (utilizzando l’impianto per la climatizzazione invernale ed estiva) è pari a circa 1300 euro, pertanto i tempi di ammortamento sono pari a 6,1 anni. A questo va comunque aggiunto che le manutenzioni sono praticamente inesistenti e che la vita media di una pompa di calore geotermica si stima essere pari ad almeno il doppio della vita media di una caldaia tradizionale.