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I ritardi della definizione dei decreti attuativi per rendere operativo il Decreto Romani sulle rinnovabili.

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Dal 10 ottobre è online sul sito del Kyoto Club il “ritardometro”, uno strumento che in tempo reale misura i ritardi dei decreti attuativi previsti dal Dlgs. 28/2011 del 3 marzo scorso, conosciuto come Decreto Romani.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Decreti attuativi che «sono uno strumento importantissimo –dice Mario Gamberale, Amministratore delegato di AzzeroCO2 e responsabile del Gruppo di Lavoro ‘Fonti Rinnovabili’ del Kyoto Club– perché il Decreto Romani altrimenti non è operativo».

Per essere operativo -ha continuato Gamberale– «ha bisogno di 20 strumenti attuativi, di cui 6 fondamentali, che sono proprio quelli su cui si sta accumulando il ritardo».

Un rischio della mancata operatività del decreto, che recepisce la direttiva europea 28 del 2009, sta nel fatto che la stessa direttiva prevede -nel caso del mancato raggiungimento dell’obiettivo assegnato al nostro paese pari al 17% di penetrazione delle rinnovabili elettriche e termiche sui consumi finali- un sistema sanzionatorio.

E non può certo mettere tranquilli il fatto che ci vorranno tempi lunghi prima che questo sistema sanzionatorio venga messo in piedi, perché l’altro problema che Gamberale pone sugli effetti dei ritardi nella stesura dei decreti attuativi è «l’incertezza che questa impasse determina nel programmare gli investimenti».

Per evitare che quanto già accaduto con i provvedimenti sui titoli di efficienza energetica, previsti nell’agosto 2008 dal Dlgs 115 e dal decreto gemello, Dlgs 99 del 2009, ma mai venuti alla luce, il Kyoto club ha quindi messo in piedi questo contatore di ritardi in tempo reale, come forma di pressing sul Governo.

Il ritardometro segnala ad oggi 25 ottobre -a 210 giorni dall’entrata in vigore del Decreto Romani pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 marzo 2011- che si sono già accumulati ritardi pari a 120 giorni per i decreti che riguardano: “Prescrizioni di posa in opera per gli impianti di produzione di calore da risorsa geotermica”, le “Direttive e le condizioni tecniche per il servizio di connessione degli impianti di produzione di biometano alle reti” e, infine, il decreto che deve effettuare la “Quantificazione degli obiettivi regionali sulle fonti rinnovabili (Burden sharing)“. Decreto questo che è attualmente in discussione con le Regioni.

Il ritardo si riduce a 90 giorni per il decreto che riguarda la “Rassegna normativa tecnica EU, marchi qualità ecologica, etichette energetiche” e per il decreto che dà la “Definizione incentivi per immissione in rete del biometano”.

Sono infine 26 i giorni di ritardo per l’ attivazione di un “Portale informatico con informazioni su efficienza energetica, buone pratiche, procedure autorizzative”; per quello che attiene alla “Definizione degli incentivi per la produzione di energia elettrica da FER per gli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2012” e, infine, per quello che deve stabilire la “Disciplina dei controlli in materia di incentivi“.

I tempi per le decisioni sono più che mai urgenti, spiega l’Amministratore di azzeroCo2, perché c’è un’altra partita da valutare, ovvero quella del monte incentivi previsto con il decreto Romani.

«La situazione oggi è molto seria –spiega Gamberale- perché il governo ha deciso che gran parte degli strumenti di incentivazione verranno finanziati attraverso le tariffe elettriche e gas, potenziando le tariffe onnicomprensive e riducendo di fatto l’impatto dei certificati verdi».

«Quindi –ha continuato- la voce principale di prelievo per alimentare le rinnovabili elettriche, termiche e l’efficienza è legata alle tariffe. Ma ora il fotovoltaico, che è l’unica tecnologia con un sistema d’incentivazione e di regole per i prossimi mesi, forse anni, sta di fatto mangiandosi quel plafond di risorse previsto dal Dlgs 28/2011 per tutte le rinnovabili, circa 7 miliardi di euro all’anno. Una cifra che ha toccato adesso i 6 miliardi di euro all’anno di prelievo in tariffa per la promozione di tutte le rinnovabili, ma in cui il fotovoltaico ha un peso preponderante».

Il rischio di questi ritardi, quindi, oltre alle possibili sanzioni e all’incertezza per gli investimenti consiste anche nel fatto che il fotovoltaico potrebbe fare la parte del leone e che non rimangano molte risorse per le altre fonti energetiche rinnovabili.

Ma la speranza che questi decreti possano vedere la luce in tempi brevi pare , purtroppo, peregrina se risultano confermate le voci che per le rinnovabili termiche, il biometano e l’efficienza energetica non sia stata messa all’ordine del giorno del Ministero nemmeno la stesura delle relative bozze da discutere con gli operatori.