E’ il britannico The Guardian a dedicare un ampio reportage alla multinazionale Schlumberger che dal 2010 ha acquisito la Smith Bits di Saline di Volterra e ora la vuole chiudere.
SCHLUMBERGER NEL MONDO. Per The Guardian il colosso guarda alla Somalia che potrebbe presto diventare una delle maggiori fonti di petrolio offshore, "una delle grandi fonti non sfruttate di petrolio in mare aperto". Ma anche con l’Artico come "uno degli obiettivi principali nel mirino".
Mentre la testata malese The Star spiega che "Schlumberger si propone di assumere almeno il 60 per cento di tecnici specializzati locali per il suo nuovo centro di supporto operativo a Port Klang" in Malesia. "Patrick Schorn, presidente del Centro Asia per l’affidabilità e l’efficienza (ACRE) che ha iniziato le operazioni all’inizio di gennaio – riferisce The Star – dice che il Centro dovrebbe ospitare circa 100 ingegneri e tecnici specializzati entro la fine del 2015. "ACRE è il primo di tali centri in Schlumberger e Malaysia è stato scelto per essere l’hub per la regione asiatica" ha detto Schorn martedì nel suo discorso di benvenuto in occasione dell’apertura ufficiale di ACRE alla presenza delle massime autorità malesiane.
LA RISERVATEZZA. Ma il Guardian riserva alla società internazionale uno sguardo particolare: "dove c’è petrolio e gas c’è Schlumberger; è onnipresente nelle operazioni di combustibili fossili in tutto il mondo, ha più personale rispetto a Google e vale più di McDonald, ma non ne avrete sentito parlare". La testata riferisce che "Schlumberger, fondata nel 1926 da due fratelli francesi come una società di prospezione" non è presente sui media: mentre il rivale "Halliburton è apparso in più di 1.700 articoli sulla stampa britannica negli ultimi dieci anni, Schlumberger è in soli 500 pezzi per lo più brevi e nascosti nelle pagine economiche".
Il giornale parla apertamente "dell’operatore più segreto del mondo del petrolio" che opera anche in Arabia Saudita, Libia, Russia e Turkmenistan. "Nei settori più difficili, sia politicamente, logisticamente, o tecnologicamente – scrive il quotidiano – ed è un leader mondiale nelle tecnologie necessarie per ottenere combustibili fossili dalla terra. Con 36mila modi brevettati per aiutare i propri clienti a fare proprio questo. E lo fa ben lontano dalle luci della ribalta".
I BREVETTI. Una società riservata, dunque, che ha tra i suoi 36mila brevetti anche quelli degli scalpelli per la perforazione prodotti a Saline di Volterra. Una questione fondamentale per lo stabilimento della Smith Bits, dove si realizza, tra i vari prodotti, una eccellenza mondiale come lo scalpello biconico.
"Il predominio tecnologico di Schlumberger – si legge nell’articolo della testata inglese – si riflette nel suo portafoglio di brevetti formidabile. Una ricerca su Espacenet, un database internazionale gestito dall’Ufficio europeo dei brevetti, rivela più di 36mila brevetti legati alla ditta. La stessa ricerca ne attribuisce ai rivali Halliburton 25mila e a Baker Hughes 20mila".
Secondo The Guardian è proprio la tecnologia a mantenere la società in attivo: "l’utile netto di Schlumberger ha superato 5 miliardi di dollari (3,2 miliardi di sterline) nel 2014" con margini di profitto migliori rispetto alle rivali.
LA MULTA. Il giornale britannico fa poi riferimento alla multa ricevuta da Schlumberger "la più grande multa penale dell’impresa per sanzioni alle violazioni nella storia degli Stati Uniti". La società, per aver coinvolto personale americano in una operazione in Iraq e Sudan, è ora tenuta a "pagare 155 milioni di dollari in sanzioni penali, con una perdita di 77,5 milioni nei guadagni, ed è sottoposta a tre anni di libertà vigilata aziendale, la risposta del mondo business per un cartellino giallo". "Ma per un business da 48 miliardi all’anno – scrive ancora The Guardian – è solo una goccia nel pozzo di petrolio; il giorno della multa le azioni Schlumberger in realtà sono aumentate di quasi il 2 per cento, un visibile segno che per gli investitori la punizione è stata vista come poco più di un buffetto sulla guancia".
L’ASSETTO SOCIETARIO. "A differenza di Halliburton, non è di proprietà degli Stati Uniti – si legge ancora nell’articolo sul colosso del petrolio – Pur essendo una società quotata in borsa sia negli Stati Uniti e nel Regno Unito, e con quartieri generali a Londra (un elegante grattacielo di vetro a poche yards da Buckingham Palace), Parigi, L’Aia e Houston, Schlumberger è formalmente costituita a Curaçao" una nazione costitutiva del Regno dei Paesi Bassi che si trova nel Mar dei Caraibi meridionale.
The Guardian parla di una società dalla "struttura complessa" che "gestisce le sue società operative attraverso filiali nei Paesi Bassi, Isole Vergini britanniche e Panama".
Senza dimenticare Paal Kibsgaard norvegese Presidente e Amministratore Delegato di Schlumberger Limited, "tra i dirigenti più pagati negli Stati Uniti e una delle persone più potenti del pianeta".
"Il mese scorso, Kibsgaard – scrive The Guardian – ha tagliato la forza lavoro di Schlumberger del 15 per cento in seguito al calo dei prezzi del petrolio".
Solo quando l’amministratore delegato di Smith Bits Giuseppe Muzzi si siederà al tavolo con istituzioni e rappresentanze sindacali si saprà se il colosso ha avuto dei ripensamenti rispetto alla chiusura dello stabilimento di Saline.