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I “comuni rinnovabili” usano anche il teleriscaldamento geotermico

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Il Rapporto Comuni Rinnovabili 2012, realizzato da Legambiente con il contributo di GSE e Sorgenia, fa il punto sulla diffusione degli impianti da fonti rinnovabili nel territorio italiano ma dimentica di aggiornare i dati sul teleriscaldamento geotermico.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Sono 334 i Comuni della geotermia rilevati dal rapporto “Comuni Rinnovabili 2012”, per una potenza totale di 962,9 MW elettrici, 147,4 MW termici e 884,7 kW frigoriferi.

Di questi comuni 11 presentano sul loro territorio impianti che utilizzano la geotermia ad alta temperatura per la produzione di energia elettrica di cui ben 9 in Toscana tra le provincie di Grosseto, Pisa e Siena, in grado di soddisfare ormai il 26% del fabbisogno elettrico complessivo regionale, e superano ampiamente i consumi del settore domestico e agricolo, dando lavoro a circa 800 persone. Gli altri due impianti sono collocati nel Comune di Ferrara e nel Comune di San Pellegrino Terme (BG).

La Toscana è, infatti, la regione in cui si concentra principalmente la risorsa geotermica ad alta entalpia ma anche nel Lazio e in Sardegna, esistono giacimenti interessanti così come in Sicilia, in alcune zone del Veneto, dell’Emilia-Romagna, della Campania e della Lombardia.

Diversa la situazione per quanto riguarda lo sfruttamento geotermico di fluidi a più bassa temperatura (le cosiddette Medie e Basse Entalpie) in cui il potenziale di sfruttamento risulta più ampio. L’uso delle medie e basse temperature della geotermia può trovare applicazione, oltre che nel settore domestico, anche in tutti quei processi industriali e produttivi che richiedono energia termica: produzioni alimentari, serre, teleriscaldamenti urbani, sino ad arrivare addirittura a vere e proprie applicazioni industriali.

Lo sviluppo della geotermia a bassa entalpia, in particolare, è possibile in ogni regione italiana e rappresenta una rilevante opportunità per cittadini e piccole-medie imprese. In particolare, l’utilizzo delle pompe di calore geotermiche permette, se integrato con impianti efficienti, di produrre energia termica per riscaldare l’acqua sanitaria e gli ambienti ma anche energia frigorifera per raffrescare.

È significativo notare -si legge nel Rapporto- come questa tecnologia stia crescendo sempre di più nel nostro Paese: solo nell’ultimo anno le installazioni sono cresciute di oltre il 37%. La cartina dell’Italia mostra come questa tecnologia si stia sviluppando in particolar modo al Centro–Nord“.

Dei comuni censiti 324 utilizzano impianti geotermici a bassa entalpia o pompe di calore, per una potenza complessiva di 36,7 MW termici e 884 kW frigoriferi.

Nella classifica è stato utilizzato un criterio legato alla potenza installata e vede ai primi posti il comune di Rivarossa (TO) con una potenza installata di 5 MW, seguito dal Comune di Lecco con 2,4 MW e dal Comune di Bagno di Romagna (FC) con 2,2 MW. In quest’ultimo caso l’impianto geotermico (acqua/acqua) è integrato con una centrale a cogenerazione alimentata a metano per il riscaldamento di alcuni edifici comunali.

Molto interessante e in pieno sviluppo l’uso di queste tecnologie integrate con altre fonti rinnovabili: nel rapporto ne sono rilevati 12 e si tratta per lo più di integrazioni con impianti solari fotovoltaici e/o solari termici, al fine di aumentare la produzione rinnovabile.

È importante rilevare lo sviluppo di questa tecnologia per il contributo che può portare sia in termini di risparmio energetico in bolletta (tra il 40 e il 60%) sia in termini di riduzione dei gas climalteranti. Per aiutare la diffusione di questi impianti da una parte è sicuramente necessario aumentare l’informazione sui vantaggi economici ed ambientali derivanti dall’uso delle pompe di calore, troppo poco diffuse rispetto alle potenzialità di sfruttamento, e dall’altro è necessario stabilire un sistema di incentivi che dia certezze e sicurezza negli investimenti.

Un’iniziativa importante, da questo punto di vista, è quella promossa dalla Regione Lombardia con lo stanziamento di 19 milioni di Euro riservato agli enti locali per la realizzazione impianti geotermici a bassa entalpia per il riscaldamento e raffrescamento degli edifici pubblici.

Il Rapporto “Comuni Rinnovabili” ha anche illustrato la situazione e l’evoluzione degli impianti di teleriscaldamento in Italia, dimenticando però un pezzo importante di quanto esiste al momento nel nostro Paese e di quanto è in procinto di essere attuato.

Secondo il Rapporto di Legambiente sono 442 le reti di teleriscaldamento presenti in Italia distribuite in 380 Comuni per una potenza complessiva di 2.371 MWe, 3.617 MWt e 32,3 MWf.

Tra le reti di teleriscaldamento che sfruttano il calore geotermico il Rapporto segnala solo Castelnuovo Val di Cecina, Ferrara e Bagno di Romagna.

Il quadro non è però completo: a questi vanno, infatti, aggiunti anche i teleriscaldamenti geotermici di Pomarance cui sono allacciate 2.450 2135 utenze, Santa Fiora con 840 e Monterotondo Marittimo con 499, mentre le utenze allacciate al teleriscaldamento geotermico di Castelnuovo Val di Cecina sono 1.083.

Complessivamente il teleriscaldamento geotermico in Toscana è adesso in grado di riscaldare 1.483.409 metri cubi e a beneficiarne sono 4474 tra famiglie e aziende, con un risparmio di 12.131 TEP l’anno (che corrispondono a oltre 16 milioni di metri cubi di metano) e una mancata emissione di CO2 pari a oltre 38.000 tonnellate l’anno.

A questa rete presto si andranno ad aggiungere le reti di teleriscaldamento geotermico in corso di progettazione e/o realizzazione nei Comuni di Montieri, Monteverdi Marittimo, Chiusdino e Radicondoli, mentre sono ancora in fase di studio di prefattibilità quelle relative ai Comuni di Massa Marittima e Volterra.