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I brevetti degli scalpelli l’orgoglio “made in Saline”

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Dal “bicono” a quello inviato in Cile per salvare dalle viscere della terra 33 minatori.
Ecco tutti i fiori all’occhiello della Smith Bits. Pagni: la nostra realtà ha pochi eguali

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Cecina

Autore: Andreas Quirici

Lo scalpello “bicono” o quello inviato ad Atacama, in Cile, per le operazioni di salvataggio dei 33 minatori intrappolati (e poi liberati) nel sottosuolo nel 2010. E poi moltissimi altri prodotti per le perforazioni petrolifere. Tutti fiori all’occhiello della Smith Bits con una particolarità: non solo sono stati realizzati a Saline di Volterra, ma da qui è partita la fase progettuale, compreso l’input agli uffici di Houston, negli Stati Uniti, dove ha sede il quartier generale della multinazionale, per brevettare questi prodotti. Un elemento non da poco in una storia che cerca, faticosamente, di trovare nuovi capitoli da scrivere. Partendo da una consapevolezza: con l’ingegno e la manodopera che ha a disposizione questa azienda potrebbe essere autonoma nel campo della produzione degli scalpelli. «In teoria sì – risponde Andrea Pagni, membro della Rsu – ma quello che rende difficile l’operazione sono le condizioni di mercato e i problemi a reperire compratori». Orgoglio italiano. Nella “testa” della fabbrica di Saline ci sono progettisti di grande livello, i quali studiano i prodotti che poi verranno messi in produzione, cercando sempre idee nuove. Come nel caso dello scalpello “bicono”, recentemente salito alla ribalta delle cronache per aver “causato” uno scontro, con annesso sciopero, fra la dirigenza e gli operai che volevano farsi una foto con lo scalpello, destinato al Brasile, mostrando una bandiera italiana e un cartello contro la chiusura dello stabilimento. Un modo per rivendicare l’orgoglio di far parte di una realtà che non vuole morire. «Si tratta di un prodotto che riesce a perforare superfici morbide, in presenza anche di materiali come l’argilla che, attaccandosi allo scalpello, rischia di frenarne la forza – dice ancora Pagni –. I nostri progettisti hanno cercato e studiato le soluzioni migliori chiedendo e ottenendo a Houston l’avvio della pratica per il brevetto». Futuro possibile. Di esempi così alla Smith Bits di Saline ce ne sono a centinaia. «Tutti noi sappiamo che il campo dei brevetti è libero e qui ci sono le competenze ideali per conoscere molto bene il settore – prosegue l’addetto alla progettazione –. In teoria si potrebbero trovare soluzioni infinite per modificare i prodotti già esistenti e inserirsi in un mercato che, malgrado sia un po’ in calo, ha sempre vissuto di alti e bassi. Il difficile è trovare le commesse se non si è agganciati ai flussi commerciali portati da colossi come Smith o Schlumberger». Un tema, quello dei brevetti e degli ordinativi, emerso quando si è parlato della possibilità di creare una società alternativa a quella attuale, sostenuta da commesse di Enel, Eni e Rete geotermica toscana. «Una soluzione questa che, in teoria, potrebbe essere fattibile dal punto di vista della progettazione e della realizzazione di scalpelli – ha proseguito Pagni – ma che avrebbe bisogno di ulteriori iniezioni di ordini per poter sostenere i numeri attuali. Resta, però, il fatto che la nostra realtà produttiva, se ben utilizzata, ha davvero pochi eguali in questo settore». Un aspetto su cui potrebbe basarsi il futuro dell’azienda di Saline e di tutta la Valdicecina.