EGEC: «Un’Europa a zero emissioni nette di carbonio non può essere realizzata senza un rapido investimento in geotermia»
La Commissione Europea ha presentato nuovi importanti dettagli sul piano d’investimenti che dovrà dare corpo al Green Deal – una nuova strategia di sviluppo per l’UE, che punta a raggiungere al contempo un impatto climatico zero entro il 2050 –, dedicando particolare attenzione al “meccanismo per una transizione giusta”: uno strumento chiave per garantire che la transizione verso un’economia climaticamente neutra avvenga in modo equo e non lasci indietro nessuno.
A tal fine la Commissione UE propone di mobilitare almeno 100 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, contribuendo così a generare gli investimenti di cui necessitano i lavoratori e le comunità che dipendono dalla catena del valore dei combustibili fossili.
Il meccanismo sarà composto da tre fonti principali di finanziamento: il Fondo per una transizione giusta, per il quale saranno stanziati 7,5 miliardi di euro di nuovi fondi UE, per attingere ai quali gli Stati membri dovranno individuare i territori ammissibili mediante appositi piani territoriali per una transizione giusta, di concerto con la Commissione (ciò dovrebbe tradursi in finanziamenti totali dell’ordine di 30-50 miliardi di euro); un sistema specifico nell’ambito di InvestEU, che punta a mobilitare fino a 45 miliardi di euro; uno strumento di prestito per il settore pubblico in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti (col quale si conta di mobilitare 25-30 miliardi di euro).
«L’indispensabile transizione verso la neutralità climatica migliorerà il benessere delle persone e aumenterà la competitività europea, ma – spiega Frans Timmermans, vicepresidente per il Green Deal – sarà più impegnativa per i cittadini, i settori e le regioni che dipendono in maggior misura dai combustibili fossili. Il meccanismo per una transizione giusta aiuterà chi ne ha più bisogno, rendendo più attraenti gli investimenti e proponendo un pacchetto di sostegno pratico e finanziario del valore di almeno 100 miliardi di euro. È così che ci impegniamo a perseguire la solidarietà e l’equità».
In questo contesto, il ruolo ricoperto da fonti rinnovabili come la geotermia risulta particolarmente importante. Il Consiglio Europeo per l’Energia Geotermica (EGEC) ha accolto con favore il lancio del “meccanismo per una transizione giusta”, individuandovi il collante necessario per lega l’accettabilità sociale e politica necessaria alla realizzazione di un Green Deal europeo di successo.
Il meccanismo sostiene infatti la nuova strategia di sviluppo per l’UE, che punta a raggiungere un impatto climatico zero entro il 2050, e per farlo «deve dare la priorità alla geotermia e alle altre fonti di riscaldamento rinnovabili, in quanto – ricordano da EGEC – il calore costituisce più della metà di tutta l’energia consumata nell’Ue. Anche la nuova generazione di elettricità geotermica aiuterà anche a decarbonizzare il settore energetico».
Ad oggi, infatti, a livello europeo circa il 50% dei consumi finali di energia viene ad oggi assorbito per il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici, ma il contributo delle rinnovabili nel comparto si ferma al 19%; gran parte della domanda di energia per la climatizzazione – soprattutto nei paesi dell’Europa centrale e orientale – è soddisfatta dai combustibili fossili, che vengono utilizzati anche per produrre elettricità.
«Il dibattito politico europeo incentrato sull’elettricità ha fallito in questi Paesi, perché non ha compreso questa situazione – commenta Reghina Dimitrisina, Policy officer EGEC – Il “meccanismo per una transizione giusta” è il modo in cui spostare il dibattito dai combustibili fossili alla geotermia e alle altre fonti di energia rinnovabile: Un’Europa a zero emissioni nette di carbonio non può essere realizzata senza un rapido investimento in geotermia e altre soluzioni per il calore rinnovabile».
Non solo: la geotermia in particolare rappresenta un importante vettore in grado di dare forma alla transizione energetica in molte regioni carbonifere dell’UE, ovvero alcune di quelle dove la transizione ecologica sarà particolarmente intensiva.
Circa mezzo milione di persone ancora oggi lavora nel settore carbonifero europeo, e come documenta il rapporto EU coal regions: opportunities and challenges ahead – elaborato dal Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione Europea – le miniere chiuse e allagate «presentano un buon potenziale per le risorse geotermiche a bassa entalpia», impiegabile utilmente per impieghi termici: riscaldamento e raffreddamento.
«Questa soluzione efficiente ed economica è stata implementata in molti paesi in tutto il mondo e ha un potenziale significativo in Europa, in particolare per il teleriscaldamento e per la creazione di comunità di post-mining sostenibili».
Da qui il potenziale offerto dalla transizione delle regioni carbonifere: «Il potenziale geotermico delle miniere di carbone sotterranee chiuse in Europa è stato stimato nell’ordine di diverse migliaia di megawatt termici (la stima iniziale proposta è 3GWth), con una riduzione stimata delle emissioni di CO2 associate all’uso delle miniere al posto delle convenzionali tecnologie di riscaldamento e raffreddamento pari a circa 5.000 tonnellate/anno».