Legambiente festeggia il Wind Day, la giornata del vento promossa da European Wind Energy Association e Global Wind Energy Council dimostrando che anche in Italia dal vento può arrivare energia pulita a prezzi competitivi. L’associazione, accusata proprio in questi giorni da una campagna del Fatto Quotidiano di essere troppo vicina alla “lobby” delle energie rinnovabili, rivendica il suo sostegno all’eolico e spiega che «Complessivamente sono 8.650 MW installati in Italia a fine 2013, tra impianti di grande taglia e mini eolico, che hanno consentito di soddisfare i fabbisogni di oltre 5,5 milioni di famiglie attraverso 14,8 TWh prodotti dal vento (quasi il 5% dei consumi complessivi). In ogni parte del mondo cresce la potenza eolica installata, che negli ultimi dieci anni è decuplicata, con oltre 300 GW installati e per il 2014 si stima che le nuove istallazioni potranno raggiungere i 47 GW di potenza».
Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente, sottolinea che «L’eolico è oggi una realtà in Italia e in tutti i continenti che nessuno può più considerare marginale. n particolare in un periodo di crisi e di necessità di ridurre consumi e importazioni di fonti fossili, un Paese come l’Italia ha tutto da guadagnare nel puntare sull’eolico. Oggi siamo a un passaggio decisivo, perché le rinnovabili garantiscono oltre un terzo dell’energia elettrica consumata in Italia e possiamo costruire un modello energetico moderno e distribuito incentrato su efficienza energetica e rinnovabili».
Cogliendo l’occasione del Wind Day Legambiente lancia anche un appello al Governo Renzi perché intervenga rispetto ai troppi problemi e veti che fermano lo sviluppo di impianti eolici: «Il principale problema su cui intervenire riguarda le regole – dicono al Cigno Verde – perché in tante Regioni è di fatto impossibile realizzare nuovi impianti eolici: dalla Sicilia alla Sardegna, dall’Emilia Romagna alle Marche, norme e linee guida bloccano ogni tipo di progetto. Inoltre, le Soprintendenze sempre più spesso bloccano i progetti anche quando sono al di fuori di aree protette e di vincoli per un pregiudizio estetico sempre più evidente. Ultimo caso è il progetto di 4 torri bocciato nei comuni di Vado Ligure e Quiliano, fermato proprio per ragioni estetiche dopo aver avuto una VIA positiva da parte della Regione».
Secondo Zanchini, «Occorre fare finalmente chiarezza rispetto alle regole per l’approvazione degli impianti eolici, perché l’incertezza delle procedure sta diventando una barriera insormontabile ovunque. Basti dire che a fronte di 15 progetti presentati per impianti off-shore nessuno è in funzione o in cantiere, per l’assenza di qualsiasi riferimento normativo e per i veti di Regioni e Soprintendenze».
E l’eolico offshore, che vive da tempo un boom in Europa e che sta prendendo piede anche in Cina, mentre sono stati sbloccati da Obama progetti al largo della costa Atlanti Usa, in Italia non ha nemmeno in vigore le linee guida nazionali introdotte nel 2010, e Legambiente evidenzia che «La situazione di conflittualità è tale che vengono bocciati anche progetti a diversi chilometri dalla costa o davanti all’impianto siderurgico di Taranto». Per quesyto gli ambientalisti chiedono al Governo PD-NCD-centristi di «Intervenire con un provvedimento che affronti questi temi come fatto negli altri Paesi europei, dove la gestione dei progetti avviene in maniera molto diversa e trasparente».
Legambiente fa l’esempio della Spagna, dove il governo centrale ha approvato un piano che individua le aree incompatibili con la realizzazione di impianti eolici per ragioni ambientali o di rotte di navigazione commerciali o militari, «Così nelle altre aree si possono proporre impianti da sottoporre a valutazione». La Francia ha scelto una procedura differente, che prevede l’individuazione da parte del Governo delle aree dove realizzare impianti eolici off-shore e recentemente si sono aperte gare trasparenti per la selezione delle proposte, individuati incentivi ma anche vantaggi per i territori. Per Legambiente «Procedure analoghe devono essere introdotte anche in Italia in modo da superare l’attuale situazione, e permettere alle imprese di avere certezze rispetto agli investimenti, escludendo le aree incompatibili e fissando criteri per la selezione delle proposte».
Gli ambientalisti non sfuggono però ad un’altra tematica cara a chi, come Lipu e Italia Nostra, si oppone agli impianti eolici e sottolineano che «Un ritardo rilevante lo sconta il nostro Pase anche rispetto al tema dell’interazione tra impianti e avifauna, al momento infatti non vi sono regole nazionali o linee guida in materia. L’obiettivo anche qui dovrebbe essere di alzare il livello del confronto scientifico su questi temi, per aprire un confronto con Regioni, studiosi, associazioni, al fine di evitare o limitare al minimo gli impatti nei confronti della biodiversità, studiando attentamente le diverse situazioni territoriali e le specie presenti».
Zanchini conclude: «Al Governo chiediamo di cambiare marcia rispetto alla situazione degli impianti eolici nel territorio italiano. Per continuare nella crescita delle installazioni si deve intervenire con politiche attente ai territori, come la sostituzione e il repowering degli impianti esistenti, la realizzazione di nuovi progetti di piccola e grande taglia integrati nel paesaggio e poi attraverso impianti off-shore nei tratti di costa dove le condizioni di vento e ambientali lo consentono. Legambiente stima una potenzialità dell’eolico pari al 10% dei fabbisogni elettrici italiani complessivi con lungimiranti politiche di sviluppo degli impianti e di efficienza energetica, che sarebbero una garanzia importante per un futuro energetico realmente sicuro e pulito».