Lo ha già fatto negli Stati Uniti, sta pensando di farlo in Europa e l’Italia potrebbe essere il paese ideale. Ad affermarlo è stato lo stesso country manager di Google Italia, Stefano Maruzzi, nel corso di un incontro organizzato ieri da Il Sole 24 Ore sul tema dei nuovi business model: «Google sta considerando di investire nel settore delle energie rinnovabili in Italia.
Ci stiamo muovendo lungo due direzioni, da un lato ci impegniamo a realizzare le "computer farm" in prossimità di dighe e bacini idrici, in modo tale da avere accesso diretto all’acqua, dall’altro stiamo valutando la possibilità di investire direttamente nel capitale di società energetiche o di finanziare progetti connessi al mondo delle rinnovabili». Allo stato non vi è nulla di concreto che possa essere annunciato o comunicato ma «Google sta vagliando diverse opportunità su più fronti», ha aggiunto Maruzzi. Tanto che qualche informativa sarebbe già stata portata all’attenzione della task force americana che si occupa di valutare le occasioni.
La passione di Google per l’energia pulita non è certo una novità. L’azienda da anni ha avviato iniziative a più livelli per diventare carbon neutral. Al punto che tramite i diversi rami che la compongono sta investendo in ricerca, Google.org ha impegnato 45 milioni di dollari per sostenere lo sviluppo di tecnologie innovative, in asset e in educazione perché a Mountain View sono convinti che i comportamenti saranno cruciali per ridurre e migliorare l’efficienza energetica. Così un paio d’anni fa la compagnia ha lanciato, tra gli altri, anche il progetto "Rec", che si propone di realizzare 1 gigawatt di energia rinnovabile attraverso investimenti in aziende che stanno sviluppando tecniche d’avanguardia. E giusto poco più di un mese fa il gruppo ha compiuto il primo passo concreto in questa direzione quando, attraverso Google venture, ha messo sul piatto circa 40 milioni di dollari per due impianti eolici in Nord Dakota che saranno sviluppati da NextEra Energy Resources. Si tratta di un’operazione che per il futuro potrebbe rappresentare il punto di riferimento per ulteriori investimenti in asset. Una sorta di modello che incarna alla perfezione la teoria di Larry Page e Sergey Brin sul business energetico: avere ritorni in termini di capitale e di efficienza energetica.
Ma in Italia quali opportunità ci sono per un’azienda come Google che scommette sull’energia pulita? In Europa negli ultimi due anni la capacità annuale installata da fonti rinnovabili è stata maggiore di quella da fonte convenzionale (nel 2009 è stata il 61% del totale) e altrettanto è successo in Italia, che pure ha però molto terreno da recuperare rispetto ad altri paesi del Vecchio Continente. Il mercato eolico italiano, per esempio, ammonta a 4.850 megawatt contro i 10.206 megawatt installati nel solo 2009 in tutta Europa. In soli due anni il paese è riuscito però a raddoppiare la sua potenza con una produzione che oggi si aggira attorno ai 6,5 terawattora. I leader del settore sono per lo più nomi noti, con Edison che ha una quota di mercato del 7%, Ivpc del 9%, Friel 9%, Enel 9%, Ip 11%. Le potenzialità di sviluppo sono peraltro enormi. Terna, per esempio, stima che per il 2013-2014 l’Italia arriverà a essere dotata di poco meno di 10 mila megawatt di potenza installata. Decisamente diverso, nonostante le potenzialità che morfologicamente il paese offre, il passo nel fotovoltaico. A fine 2009 la potenza cumulata si aggirava attorno ai 900 megawatt, per lo più concentrata in Lombardia e in Puglia. Per la fine del 2011 la capacità installata dovrebbe però salire fino a 2.400 megawatt, ossia quasi triplicare in due anni.
Le occasioni, quindi, non sembrano mancare anche perché ben sei società (SunRay, Impala, Alerion, Solesa, Dfc e Suning) hanno altrettante iniziative in cantiere per complessivi 141.000 kilowattora.