È da qualche giorno disponibile al download sul sito di IRENA (International Renewable Agency) la documentazione ufficiale relativa a "Accelerating geothermal heat adoption in the agri-food sector".
Si tratta di una pubblicazione che, partendo dalle esperienze del Meeting GGA di Firenze del 2017 e della Iceland Geothermal Conference dello scorso Aprile, traccia il quadro dello stato dell’arte degli usi diretti della geotermia nel campo dell’industria agroalimentare.
Proprio questo argomento venne introdotto – nell’occasione della conferenza islandese – (ne abbiamo parlato qui) da Loredana Torsello, Responsabile Progetti Complessi ed Internazionali per CoSviG, il Consorzio per lo Sviluppo Geotermico, intervenuta per presentare l’esperienza della Toscana nell’uso diretto della geotermia in campo agroalimentare.
«Le aree geotermiche toscane – illustrò Torsello alla qualificatissima platea islandese – rappresentano un laboratorio naturale ideale, dove la costante ricerca del giusto equilibrio tra risorse naturali, innovazione, tecnologia, patrimonio storico e paesaggistico ha guidato gli sforzi delle comunità locali».
Con risultati che, aggiungiamo, non sono mancati, anche all’interno della filiera agroalimentare: dal 2009 è infatti attiva sul territorio la Comunità del cibo a energie rinnovabili, esempio virtuoso di sviluppo sostenibile mostrato in Islanda.
Un’iniziativa nata dall’intesa tra Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità e CoSviG, costantemente in espansione sul territorio toscano.
Tratti caratterizzanti delle aziende della Comunità sono la presenza di una filiera corta, l’utilizzo di energie rinnovabili come la geotermia in maniera dominante nel processo produttivo, il rilancio di forme di agricoltura sostenibile e il recupero di produzioni tradizionali tipiche di alta qualità e a rischio scomparsa: la dimostrazione concreta che può esserci sintonia tra energia rinnovabile e produzioni agroalimentari artigianali di alta qualità.
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