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Geotermico, potenza record dai piccoli impianti toscani

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Anche il geotermico può essere impattante: l’assessore Bramerini spiega come sia meglio puntare su piccoli impianti a media entalpia.

Fonte: Virgilio.it

Autore: Virgilio.it

Le rinnovabili corrono, e l’Italia insieme a loro. Dopo la recente pubblicazione del Bilancio elettronico italiano 2010, a cura del Gse, è emerso il deciso contributo che le fonti di energia pulita forniscono al soddisfacimento della richiesta elettrica nazionale, pari al 22,8% del totale.

Tuttavia, nonostante questi dati siano promettenti, un primo approfondimento mostra come il ruolo delle diverse fonti energetiche non sia equamente distribuito nel costruire la fortunata percentuale: l’idroelettrico pesa per un buon 15,3%; le bioenergie per un 2,7%, l’energia geotermica copre l’1,5%, l’eolica il 2,7% e il solare lo 0,6%.

Il dibattito, dunque, si fa interessante proprio perché orientato a due diversi livelli: se da una parte si pensa a come incrementare lo sfruttamento delle rinnovabili a livello nazionale, dall’altro si valutano le potenzialità di quelle fonti energetiche che non guadagnano le prime pagine dei giornali, come per esempio il fotovoltaico, ma riservano grosse sorprese, come il geotermico.
 
E proprio il tentativo di affrontare a 360°gradi le alternative energetiche, confrontando le esigenze dei cittadini con le competenze degli esperti del settore, sarà alla base del Festival dell’Energia, appuntamento che si terrà a Firenze dal 23 al 25 settembre. Per anticipare il dibattito, Virgilio Go Green ha voluto intervistare Anna Rita Bramerini, assessore all’ambiente e energia della Regione Toscana, leader indiscusso nel geotermico. Ecco l’intervista.
 
La regione Toscana ha redatto un piano di indirizzo energetico regionale in grado di sfruttare l’energia del sottosuolo: oltre alla vocazione territoriale, indispensabile per lo sfruttamento di tale fonte energetica, quali sono gli elementi che hanno portato a questo successo?
La Toscana è storicamente, da oltre 100 anni, il luogo, l’unico in Italia, in cui la geotermia e cioè il calore della terra, è coltivata per produrre energia elettrica. Enel detiene otto concessioni nelle quali sono prodotti gli attuali 780 MW di impianti autorizzati. La particolarità della geotermia toscana è data dalle caratteristiche del suo territorio, in cui il fluido geotermico registra temperature anche oltre i 300°C (la cosiddetta alta entalpia). Il Piano energetico regionale ha tuttavia puntato alla valorizzazione della risorsa geotermica in senso più articolato, in un quadro di sostenibilità ambientale a scala locale: particolare attenzione è stata infatti rivolta anche allo sviluppo di tecnologie per lo sfruttamento delle medie e basse entalpie (cioè sfruttamento di fluidi caratterizzati da temperature inferiori ai 150°C ed ai 90°C). Questo ha contribuito ad un rapido incremento dell’installazione di impianti di produzione di calore da risorsa geotermica (ovvero sonde geotermiche) destinati al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici, ed alla realizzazione di impianti di teleriscaldamento a servizio dei centri abitati. Abbiamo così ottenuto economie di scala e riduzione conseguente dei costi.
 
A proposito di potenziali benefici economici, come si riflette lo sfruttamento geotermico sulle bollette dei cittadini toscani?
A partire dal D.Lgs 79/99 lo Stato riconosce il diritto ai certificati verdi e quindi ai benefici economici connessi per la produzione elettrica da fonte geotermica (di cui beneficia ENEL). I 16 comuni toscani dove si svolge la geotermia hanno diritto ad una compensazione monetaria pagata da Enel in base alla legge 22 del 2010. Infine, in base ad un accordo storico, firmato con Enel e gli enti locali interessati il 20 dicembre 2007, Enel versa un contributo aggiuntivo annuo ai comuni che lo hanno sottoscritto. Purtroppo lo sconto in bolletta, che pure la Regione Toscana ha ipotizzato, non è possibile per le norme sulla concorrenza. Nell’accordo con Enel, le risorse aggiuntive che, grazie a questo atto, percepiscono i comuni firmatari, consentono di realizzare progetti di sviluppo territoriale che rappresentano un beneficio comunque per i cittadini di quelle comunità.
 
In un’Italia sempre più in bilico tra fonti tradizionali e settore rinnovabile, quali sono le potenzialità attuali e future della geotermia? In particolare, se la geotermia garantisce in Toscana il 27% della produzione elettrica totale e l’87,5% della produzione elettrica da fonti rinnovabili, quali ulteriori potenzialità di sfruttamento esistono?
Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, la principale potenzialità della geotermia sta nello sfruttamento della media entalpia attraverso impianti di piccola e media taglia. Per quanto riguarda invece la produzione di energia termica, le potenzialità sono maggiori e riguardano, in particolare, i teleriscaldamenti a servizio di abitati o di aree industriali e le pompe di calore, in grado di sostituire i sistemi tradizionali di riscaldamento delle abitazioni.
Ai fini del raggiungimento dell’obiettivo al 2020 indicato dal Piano energetico regionale, stabilito in 911 MW di potenza installata da fonte geotermica, è opportuno ricordare il contributo che potrà derivare da piccoli impianti alimentati da media entalpia, sicuramente meno impattanti di quelli esistenti ed altrettanto efficaci.
Questo obiettivo potrà essere raggiunto anche alla luce dell’applicazione del decreto legislativo 22/2010, emanato in attuazione della L. 99/2009 con la finalità di eliminare i privilegi della precedente L. 896/86 riservata a Enel. In modo particolare tale decreto ha stimolato un notevole interesse per le attività di ricerca, per lo più caratterizzate da progetti riguardanti la media entalpia. Ad oggi alla Regione Toscana sono state presentate un totale di 48 istanze di permesso di ricerca: sono già stati conclusi 29 di questi procedimenti, che hanno portato al conferimento di 19 titoli (alcuni dei quali al momento in corso di definizione, manca il decreto). Proprio in questi giorni si stanno avviando le prime indagini non invasive sui terreni interessati dai permessi conferiti.
 
Pensando anche al sistema Italia, il premio nobel Carlo Rubbia ha più volte dichiarato che, sfruttando il sottosuolo di Toscana, Lazio e Campania, si potrebbe arrivare a produrre energia pari al lavoro di 4 centrali nucleari. Qual è l’opinione della Regione a riguardo?
Che ad oggi la produzione di energia elettrica da geotermia è complessa ed impattante, per cui bisogna procedere gradualmente. Certo se il paragone è con il nucleare ben venga quello che dice Rubbia, ma dopo il referendum di giugno non correremo più questo rischio ed è bene che allo sviluppo della produzione geotermoelettrica si associ la ricerca per rendere sempre più compatibili le centrali con l’ambiente circostante. In questa direzione vanno il nostro impegno e gli accordi firmati.
 
Per concludere, pensiamo alla situazione legislativa delle fonti rinnovabili in Italia: se per il fotovoltaico vige il Quarto Conto Energia, con rispettivi incentivi e registri, come viene disciplinata la questione geotermica?
Il D.Lgs. 79/99 (il cosiddetto decreto Bersani) inserisce le risorse geotermiche fra le fonti energetiche rinnovabili. Anche se c’è chi lo mette in discussione sostenendo che la geotermia non è un’energia rinnovabile, i certificati verdi oggi sono riconosciuti anche alla geotermia a cui si applica un coefficiente dello 0,9 – nel senso che al totale del contributo pubblico si applica uno “sconto” del 10%. Poiché gli impianti geotermoelettrici sono stati realizzati nel passato e lo Stato riconosce i certificati verdi per gli impianti costruiti da una certa data in poi, oggi Enel percepisce certificati verdi in ragione di un 20% della produzione.
 
Avete delle osservazioni da evidenziare, in vista della redazione del nuovo piano energetico italiano, che dovrà tenere conto del definitivo abbandono del nucleare e delle nuove prospettive della clean energy?
Di osservazioni ne abbiamo da fare tante. La prima, più importante, è che il Ministero non può continuare a fare da solo, senza consultare le Regioni. Senza il concorso dei territori, infatti, gli importanti obiettivi comunitari non verranno mai raggiunti. Il Piano energetico dovrebbe rappresentare un’occasione per il rilancio dell’economia nazionale, sfruttando le opportunità oggi offerte in questo settore dalle nuove tecnologie per accreditare una green economy, seguendo l’esempio positivo offerto da Paesi come la Germania, per rimanere in Europa.