Anche nel settore della geotermia monta la preoccupazione: il Governo avrebbe infatti intenzione di ridurre gli incentivi al comparto, come si evince dai lavori per la definizione del nuovo decreto ministeriale sugli incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (provvedimento in attuazione del dlgs 28/2011). Una preoccupazione espressa ieri da una delegazione dell’UGI (Unione Geotermica Italiana) in occasione di un incontro con la Direzione Generale Energie Rinnovabile ed Efficienza Energetica del Ministero dello Sviluppo Economico. L’UGI ha illustrato le problematiche generali che oggi condizionano gli usi della risorsa geotermica sia nel settore elettrico che per le applicazioni termiche e ha presentato i contenuti di un documento sull’incentivazione per la generazione geotermoelettrica, predisposto nei giorni scorsidurante una riunione svoltasi il 31 gennaio, che ha visto una larghissima partecipazione degli operatori geotermici italiani. Emergono da un lato le prospettive di un settore in pieno sviluppo: in poco più di due anni sono state presentate in Italia, da circa una trentina di imprese italiane e straniere, più di 110 richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche per la produzione di energia elettrica. Un vero e proprio boom di richieste che non ha precedenti nella storia italiana. Dall’altro si evincono i rischi derivanti dalla mancanza di un’adeguata politica di sostegno accompagnata dalla semplificazione delle procedure autorizzative in termini sia di perdita investimenti sia di posti di lavoro. Rischi che si concretizzerebbero se fossero confermate le attuali bozze in circolazione del suddetto decreto che “prevedono – spiega l’Ugi – livelli di incentivazione della produzione di energia da fonte geotermica molto inferiori rispetto a quelli attualmente assicurati dai certificati verdi e dalla tariffa omnicomprensiva (per gli impianti fino a 1 MW)”, e che sono alla base dell’attuale boom di richieste.
Secondo l’Ugi, bisogna considerare anche “i livelli di incentivazione oggi esistenti nei paesi europei più importanti come Germania e Francia”, garantendo il sostegno necessario allo sviluppo di una filiera nazionale che avrebbe ricadute positive sull’industria nazionale. “La riduzione egli incentivi porterebbe una contrazione degli investimenti anche nel rinnovo degli impianti esistenti con conseguenze occupazionali sull’indotto già esistente, con forti negatività sociali, nelle zone geotermiche tradizionali”. Un’altra considerazione è legata al potenziale produttivo delle iniziative programmate da investitori nazionali ed estere che, sottolinea al’Ugi, “potrebbe andare molto al di là di quanto previsto nel Piano di Azione italiano per le fonti rinnovabili (Pan) già nell’arco di 10 anni, anche sviluppando impianti di generazione onshore ed offshore”. (Sull’argomento confronta anche l’articolo di Zeroemission: Geotermia, “Con i tagli agli incentivi a rischio un miliardo di investimenti”)