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Geotermia, Toscana: «Un controsenso l’entusiasmo per Accordo di Parigi e i no a impianti geotermici sul territorio»

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La relazione di Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana, durante l’assemblea annuale dell’Associazione

Fonte: GeotermiaNews.it

Autore: Redazione

«I servizi pubblici locali in Toscana funzionano, e con i loro obiettivi ambientali ed energetici, al centro dei progetti di green economy e smart city previsti a livello europeo al 2020, continuano ad essere centrali per l’economia regionale. Ma hanno bisogno di adeguato sostegno, politico ed economico, per consolidarsi a motore della ripresa economica, attraverso strategie industriali condivise da tutti gli attori».

Sono questi i temi avanzati dal presidente di Confservizi Cispel Toscana, Alfredo De Girolamo, nell’ambito dell’assemblea annuale dell’Associazione, svoltasi a Firenze presso la Palazzina Reale per fare il punto sullo stato dei servizi pubblici locali in Toscana. Temi cui hanno risposto con le proprie osservazioni sia l’assessore regionale all’Ambiente Federica Fratoni, sia l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (Arpat).

«Nell’energia non si fanno impianti da fonti rinnovabili», ha continuato De Girolamo argomentando e sostenendo all’interno della propria relazione all’assemblea che il settore «attraversa una fase cruciale. Da un lato i grandi obiettivi globali (COP 21e 22, Europa 2030), dall’altra le politiche locali: le gare per la distribuzione di gas, le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica. Cosi da un lato salutiamo con grande entusiasmo i risultati di Parigi e Marrakech, i target europei, e lo stesso varo recente della nuova Strategia Energetica Nazionale, poi troviamo tutti i giorni in rassegna stampa i no ad impianti geotermici, a parchi eolici, a centrali a biomassa, ad impianti di recupero energetico da rifiuti, ad impianti di digestione anaerobica. Persino no ai led per l’illuminazione pubblica. Un controsenso, uno strabismo dell’opinione pubblica e anche della politica, che sembra non comprendere che ridurre le emissioni di anidride carbonica per “raffreddare” il pianeta è possibile solo se si “fanno” impianti da fonti rinnovabili, si “fa” efficienza energetica, con i conseguenti inevitabili impatti territoriali. A meno di non pensare che queste cose le debbano fare “gli altri” e noi no».